Regia: Kathryn Bigelow Cast: Jessica Chastain, Jason Clarke, James Gandolfini, Joel Edgerton, Jennifer Ehle Genere: Thriller Produzione: (USA, 2012) Trama: Il racconto della caccia al nascondiglio di Osama Bin Laden dal 2001 fino alla notte del 2 maggio 2011 (Operazione Geronimo) visto dagli occhi dell' agente della CIA Maya.
La prima sequenza ci mostra le registrazioni telefoniche degli ultimi istanti delle vittime dell' undici settembre su sfondo nero. Oscuro. Senza via di uscita. Kathryn Bigelow mette subito in chiaro quello che è il sentimento degli Stati Uniti di fronte all' uomo che più di tutti li ha colpiti: Osama Bin Laden. Un sentimento di rabbia, impotenza, incapacità di reagire correttamente proprio perché il nemico è invisibile, inafferrabile. Con un abile stacco di montaggio al termine delle strazianti voci abbiamo un cono di luce che entra da un soffitto: ecco la metafora su cui si regge l' intero film. La ricerca della luce, della sicurezza, della capacità di essere nuovamente padroni della propria vita da parte di un' intera nazione, una ricerca che deve essere inseguita con ogni mezzo e in cui ogni soluzione adottata diventa lecita. Trovo sterili le critiche ricevute dalla regista riguardo alle scene di tortura mostrate e alla loro, secondo tali critici, mistificazione. Non c'è nulla di idealizzato, solo uno sguardo freddo e asettico nel mostrarci le varie tecniche di interrogatorio utilizzate dagli agenti dell' intelligence americana e la volontà di mostrare una sfaccettatura che la gente vorrebbe non sapere ma che è stata importante nella caccia ad Osama. Per l' agente Maya la cattura del nemico pubblico numero uno diventa lentamente un ossessione. Una caccia lunga dieci anni composta da frustrazioni, paure, ragionamenti spinti all' auto giustificazione per permettersi di andare avanti e di superare le difficoltà di un mondo strettamente maschile, senza più nessun obiettivo che non sia l' identificazione del nascondiglio del leader. Ripenso al protagonista di The HurtLocker con il suo bisogno di essere su un campo di battaglia, quasi fosse una dipendenza e l' unico modo per sentirsi reale. Maya è idealmente il suo doppio speculare: non operativa sul campo, ma dietro ad una scrivania. Emblematica la scena del "conteggio giornaliero" sul vetro del suo diretto superiore. L' assalto finale alla fortezza di Bin Laden tecnicamente è un capolavoro: nell' ora che precede l' alba, la più buia, i Navy Seals vengono chiamati a riportare la luce a Maya e a tutti gli americani. La Bigelow riesce a rendere perfettamente la tensione con l' utilizzo della soggettiva notturna dei vari soldati e tiene lo spettatore incollato alla sedia fino al tanto agognato trofeo. Una luce che viene in primo luogo dalla starlight utilizzata dal soldato per tranquillizzare i bambini, a sottolineare quanto una guerra, un' ossessione abbia sempre delle vittime innocenti. Ed infine la luce vera dell' alba che riaccompagna Maya a casa, sola e immobile a ricordarci come gli Stati Uniti siano ben lontani ad aver recuperato quella sicurezza infranta (per sempre) nel 2001. Jessica Chanstain si è dimostrata davvero superba: è riuscita a dare volto ad un personaggio che lentamente si chiude in sè stesso permettendo allo spettatore di capire lo stato d' animo di Maya semplicemente guardandola negli occhi. Il mio Oscar personale lo regalo a lei senza discussioni. Onore al merito anche a Kathryn Bigelow: confezionare un affresco indelebile del conflitto e dei demoni che la guerra consegna ai suoi interpreti è opera assai difficile.
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