Eppure, all’inizio, quando le chiedono se si fosse offerta volontaria per interrogare tutte le pedine della scacchiera, Maya risponde che no, non è una volontaria. Sembra non riuscire a convivere con le torture senza risultati che l’Intelligence americana infligge ai prigionieri. Ma non appena la pesca si fa più ricca, proprio grazie a una sua intuizione – appare più sveglia dei suoi colleghi –, la riluttanza si trasforma in decisione, fino a diventare un’ossessione: catturare Osama Bin Laden. Catturarlo nonostante gli ostacoli interni alla Cia, come i superiori che non credono alle confessioni che raccoglie o estorce, prima, o che non vogliono concederle i mezzi di cui avrebbe bisogno; catturarlo nonostante gli ostacoli esterni, come l’omertà o la reale mancanza di informazioni di alcuni prigionieri; catturarlo nonostante la morte di una sua collega in un’attentato a una base americana in Afghanistan, o forse proprio per non mostrarsi ancora più debole di quanto non lo sia diventata in tutto il tempo trascorso tra archivi, interrogatori, false piste, rivelazioni, buchi nell’acqua, attentati. Catturarlo perchè ormai “è lei contro il mondo”, non le rimane altro obiettivo da perseguire. Tutto questo è Zero Dark Thirty, il racconto di una vicenda sensazionale mostrata senza sensazionalismi, senza buonismi e senza mostrarsi troppo teneri; la ricerca della minaccia nazionale, del nemico giurato dell’America e di una disperata voglia di rivalsa.
Maya sembra avere una risposta per tutte le domande che le si fanno ed è un personaggio davvero convincente, realistico: ben scritto, ben interpretato, ben diretto; e nonostante duri due ore e mezzo, la lunghezza non è un limite per innamorarsi di questo film. Sembra di vivere tutta la vita di Maya insieme a lei e ai suoi compagni di viaggio, di condividere le tensioni – ben distribuite per tutto il film – e le sue speranze. È certa delle sue teorie, è certa dei suoi metodi; ha già trovato Bin Laden: sta solo aspettando di ucciderlo.
A una domanda però, di cui taccio la collocazione nella storia, Maya non sa rispondere: “Dove vuole andare?”. Ho già scritto quest’articolo su Cinema4stelle.
_