Lo sapete che una stampante 3d è appena stata portata sulla Stazione Spaziale Internazionale(ISS). Anzi a dire il vero le stampanti 3d sono due…
La prima si chiama “Zero G”, e come suggerisce il nome, la stampante è stata progettata per operare in assenza di gravità come avviene nello spazio.
l dispositivo è stato progettato e prodotto da “Made In Space”, e il 21 settembre scorso è stato portato sulla ISS grazie alla missione di rifornimento SpaceX.
Tuttavia solo da poco tempo è stato finalmente installato all’interno del Microgravity Science Glovebox (MSG) dall’astronauta Barry Wilmore, La stampante 3d, ha effettuato correttamente tutti i test.
L’idea dell’esperimento è produrre gli oggetti necessari per una futura missione nello spazio, o affinché gli astronauti possano realizzare da soli li oggetti di ricambio direttamente in loco. La stampante dovrà stampare degli oggetto che verranno poi riportati sulla terra e confrontati con degli oggetti campione identici, ma stampati sulla terra in modo da approfondire le diversità strutturali.
Un altro vantaggio della stampa direttamente nello spazio sarebbe il dover evitare la progettazione di oggetti che debbono resistere alla sollecitazioni a cui è sottoposto il razzo nella fase di lancio.
Mike Snyder, ingegnere capo di Made in Space ha affermato: “Tale esperimento è stato una vantaggiosa prima pietra verso la futura capacità di produrre una grande porzione di materiali e attrezzature nello spazio che fino ad ora sono tradizionalmente lanciati in orbita dalla superficie terrestre, ciò cambierà completamente i nostri metodi di esplorazione.”
Gli esperimenti sulla stampa 3d nello spazio parlano anche italiano.
Sicuramente il 23 settembre siete stati con il naso incollato alla TV (o ad internet) per vedere la prima astronauta italiana approdare sulla Stazione Spaziale Internazionale, ma forse non saprete che proprio lei, Samantha Cristoforetti, ha portato a bordo dell’ISS la seconda stampante 3d, nell’ambito della missione “Futura” dell’Agenzia Spaziale Italiana. Si chiama “Pop3D”, una stampante sviluppata e costruita in Italia grazie al finanziamento dell’ASI ((Agenzia Spaziale Italiana) che fa parte di uno degli oltre dieci esperimenti a cui parteciperà l’astronauta italiana (tra questi c’è anche un esperimento chiamato “Isspresso” che permetterà di prendere il caffè a bordo, studiando la reazione dei liquidi ad elevate temperature e pressioni). – “Avrò l’onore di essere il tecnico di laboratorio e presterò le mie mani, i miei occhi e molto spesso farò da cavia per gli esperimenti dei nostri scienziati”- ha detto Samantha.
Anche in questo caso, l’esperimento Pop3D consiste nel stampare alcuni oggetti in PLA e poi portarli a terra per confrontarli e dimostrare in tal modo che la stampa 3d in assenza di gravità è possibile.
Come dice l’ASI: “Se il processo di stampa in 3D sulla ISS risultasse applicabile su scala più ampia, sarebbe possibile produrre parti monolitiche complesse in sostituzione di assemblati, con riduzione del numero di parti da assemblare, riduzione giunzioni, incollaggi e saldature, semplificazione dell’assemblaggio, della sua documentazione e delle sue verifiche non distruttive”.
Inoltre è una delle prime volte che si ha una missione che coinvolge ASI, ESA, NASA e una ditta come Made in Space. Sarà interessante vedere che tipo di collaborazione ci sarà tra la NASA, Made in Space e l’ESA su come proseguire l’utilizzo e le applicazioni di stampa 3D nello spazio.
Voi che ne pensate? Secondo voi sono soldi buttati visto il periodo o è giusto provare questi esperimenti?