“Conoscere è iniziare a cambiare!”
“Solo chi conosce queste storie può difendersi da queste storie.”
Da sempre la generalizzazione fornisce copertura a chi evita le responsabilità.
La frase sono tutti uguali favorisce il furbo a discapito dell’onesto e solo una conoscenza almeno di base consentirebbe di fare le opportune distinzioni.
Un’analisi anche non troppo approfondita permette sempre e comunque di evidenziare differenze tra le varie parti, siano esse politiche, sociali o altro.
Ancora: la conoscenza rende consapevoli le persone dei rischi e delle opportunità che una determinata situazione può offrire.
E’ affare di questi giorni, ad esempio, l’elezione del Presidente della Repubblica e il dire che i politici sono tutti uguali è la cosa più sbagliata del mondo.
Basterebbe un’analisi anche superficiale delle varie situazioni per rendersi conto che le posizioni in campo erano almeno sei o sette e che la decisione finale che di solito avviene attraverso compromessi che soddisfano solo una parte, è stata anche questa volta la regola utilizzata.
Ma non tutti sono stati d’accordo con la decisione presa e mettere tutti sullo stesso livello non ha senso ed è controproducente se le cose non ci stanno bene.
Infatti generalizzare ha un solo effetto: quello di rendere difficile l’assegnazione delle responsabilità a chi le ha effettivamente.
Roberto Saviano nella parte finale di questo Zero zero zero dice esattamente la stessa cosa.
E’ necessario prendere coscienza di quella che è la realtà, anche e soprattutto quando è scomoda, quando in qualche modo ci coinvolge direttamente oppure ci sfiora.
Se il mondo ci fa schifo il primo passo è conoscere bene le cose che lo rendono così schifoso, capirle e parlarne.
Parlarne in casa, con gli amici, al bar, parlarne con tutti, il più possibile.
Forse non saremo in grado di cambiare le cose oggi, ma l’abitudine e la dimestichezza con certi argomenti, certamente li rende meno paurosi, meno misteriosi e dunque più gestibili.
Basti pensare a pochi decenni fa quando anche solamente mostrare le diversità era considerato un tabù.
Quante persone hanno passato la propria vita chiusi in casa per la paura di mostrarsi e per i timore di alimentare le chiacchiere della gente. Per quale motivo poi?
Oggi per fortuna in molti ambienti le cose sono cambiate e il maggior merito è da attribuire a coloro i quali se ne sono fregati di quelle chiacchiere e hanno cercato di vivere una vita normale nonostante le difficoltà vere e ignorando quelle costruite dalla mentalità della gente.
L’abitudine alle situazioni fa cambiare la mentalità delle persone.
Il soggetto di questo libro è la cocaina e nella sua introduzione Saviano dice chiaramente che ognuno di noi nel suo piccolo ha qualche contatto con questo mondo; chi si vuole chiamare fuori, chi si sente puro, chi crede di non avere nulla a che vedere con questo mondo semplicemente perché non ne fa uso, ebbene è in torto perché i numeri e le ricerche dimostrano che la cosa è molto più diffusa di quanto si sia disposti a credere.
Una via di mezzo tra inchiesta e documentario, Zero zero zero è un libro che a me ha molto ricordato Gomorra per come è costruito e strutturato.
Certamente sono passati anni e molto cose sono cambiate da quando uscì quel primo lavoro di Saviano, lo si vede dalle numerose parentesi all’interno delle quali l’autore mette del suo parlando della propria condizione di vita.
Tuttavia il racconto lascia ancora sgomenti per le cose che dice, per i nomi che indica e per la forza del testo che non lascia scampo al lettore.
Quella famosa macchina del fango tanto richiamata in alcune trasmissioni televisive è proprio ciò che può minare il concreto di questo libro.
Caro lettore che anche in base a queste poche righe deciderai se Zero zero zero di Roberto Saviano valga la pena di essere preso in considerazione per le tue prossime letture, sappi una cosa: puoi considerare l’autore una vittima o un profittatore, un talento o un opportunista, un eroe o un infame, ma non puoi pensare che la cocaina non sia affar tuo.
Come si accennava più sopra riguardo all’introduzione del primo capitolo, la cosa è molto chiara: la cocaina è già affare tuo.
Qualunque siano le tua attività, le tue passioni, il tuo stile di vita; qualunque posto tu abiti o frequenti, c’è qualcuno che ha a che fare con te, o con le cose che tu maneggi, che fa uso di cocaina.
Da qui non si scappa: lo dicono le analisi delle acque di scarico delle città, lo dicono i sequestri della polizia, lo dicono le indagini, lo indica tutta una serie di prove provate.
Dunque sarebbe necessario conoscere.
Dal punto di vista umano, forte risalta in alcuni momenti la malinconia di un uomo:
“Non mi sono mai mosso da Napoli. Non solo con il pensiero, ma sopportando l’odio che mi viene versato di continuo, anche accogliendo le braccia che mi stringono per darmi coraggio. Sono sempre lì….Sino a che qualcuno o qualcosa mi uccide.”
La macchina del fango è il primo metodo per isolare qualcuno e poi compiere azioni ulteriori.
La semplice conoscenza delle cose è il primo passo per combatterle.
Per questo Saviano va letto anche se non ci è simpatico, perché lavora per tutti noi.
Tempo di lettura: 10h 05m