Vista sull'antica Zeugma
Zeugma, Turchia. Questa località ricorda immediatamente i mosaici a rischio di definitiva perdita a causa della costruzione della diga di Birecik, sul fiume Eufrate, a meno di un chilometro dal sito archeologico. L'attenzione che i media hanno dato a questa importante località ha fatto sì che si moltiplicassero gli sforzi di salvare quanto restava del passato e le donazioni anche in denaro affinché fossero proseguiti gli scavi e l'opera di recupero. I migliori restauratori del mondo sono arrivati dall'Italia per cercare di salvare i preziosi reperti musivi dalla minaccia delle acque. Zeugma si trova a 500 chilometri da Istanbul.La storia di Zeugma, però, non è certo recente, risale a millenni prima della costruzione della diga. Nel III secolo a.C. Seleuco I Nicatore (vale a dire il Vincitore), uno dei diadochi di Alessandro Magno, diede vita ad un insediamento chiamato Seleucia, probabilmente un katoikia, o colonia militare, sul lato occidentale dell'Eufrate. Sulla sponda orientale, invece, fondò la città di Apamea, che prese nome dalla sua moglie persiana. Le due città furono fisicamente collegate da un ponte di barche ma non è ancora chiaro se siano state amministrate da un unico governo.
Uno dei mosaici di Zeugma raffigurante una giovane donna
Nel 64 a.C. i Romani conquistarono Seleucia e ne mutarono il nome in Zeugma, che significa "ponte" o "attraversamento" in greco antico. Dopo la fine dell'impero seleucide, i Romani aggiunsero Zeugma alle terre amministrate da Antioco I Theos di Commagene, per ricompensare il re del sostegno dato a Pompeo Magno durante le operazioni di conquista.Durante tutto il periodo del dominio romano due legioni furono stanziate a Zeugma, aumentandone il valore strategico. A causa dell'elevato volume di traffico che si svolgeva lungo le sue vie di comunicazione e della sua posizione geografica, Zeugma divenne una sorta di dogana. La città era l'ultima tappa del mondo greco-romano prima di attraversare l'impero persiano.
Una delle sepolture di Zeugma (foto Matteo Brunwasser -
Kutalmis Gorkay, Zeugma Archaeologica Project)
Oggi il 25 per cento della sponda occidentale della città antica si trova sotto quasi 200 metri d'acqua, mentre la sponda orientale è completamente sommersa, ma c'è ancora molto da scoprire a Zeugma. L'archeologo Kutalmis Gorkay, dell'Università di Ankara, che ha diretto i lavori a Zeugma nel 2005, ha concentrato la sua attenzione su nuovi progetti di recupero, conservazione e salvaguardia di quanto rimane visibile fuori dall'acqua. Fortunatamente questi scavi sono relativamente ben finanziati.
Il riparo in policarbonato che protegge lo scavo
delle domus romane (foto Matteo Brunwasser)
A 50 metri dalla riva dell'Eufrate è stata costruita una struttura in acciaio e policarbonato per proteggere i resti di cinque case romane. La struttura è costituita da piattaforme multilivello che consentono di ammirare le strutture delle domus e le strade che gli archeologi hanno scavato con cura. La maggior parte delle domus "sorvegliate" dalla struttura appartengono ad un periodo compreso tra il I e il II secolo d.C.. Gli abitanti di questo quartiere di Zeugma erano, con tutta probabilità, funzionari civili e militari di rango elevato e mercanti arricchitisi con il commercio. Sono state trovate le evidenze di un sofisticato sistema di depurazione delle acque e di fornitura delle stesse alle abitazioni. Le tubature portavano l'acqua da quattro serbatoi e cisterne poste sul Tepe Belkis, il punto più alto della città, e la distribuivano attraverso cannelle sormontate da teste di leone in bronzo. Alcuni cortili ospitavano vasche poco profonde, gli impluvi, per raccogliere l'acqua piovana e consentire, nel contempo, anche di rinfrescare l'aria della casa durante la calura estiva. Questi cortili, poi, contenevano alcuni tra i mosaici più famosi di Zeugma, molti dei quali hanno, come tema principale, proprio l'acqua: Eros che cavalca un delfino; Danae e Perseo salvati dai pescatori sulle rive del Seriphos; Poseidone ed altre divinità acquatiche.
Uno dei mosaici di Zeugma (foto Kutalmis Gorkay -
Zeugma Archaeology Project)
Gorkay ritiene che i mosaici siano estremamente rappresentativi delle persone che abitavano le domus in cui sono stati trovati, la loro funzione andava ben oltre una pura decorazione degli ambienti. Molti dei mosaici sono stati accuratamente scelti in base alla funzione della stanza che dovevano ornare. Le scene, inoltre, riflettono il gusto e gli interessi intellettuali del proprietario di casa. Non solo: i mosaici erano disposti in un certo ordine. Quando gli ospiti entravano in casa, incontravano un mosaico che doveva costituire una sorta di benvenuto all'interno, un mosaico che doveva suggerire agli ospiti i gusti e gli argomenti preferiti dal padrone di casa.
Mosaico con la storia di Pasifae (foto Matteo
Brunwasser)
Nel 2008 gli archeologi hanno, inoltre, riportato alla luce, sulla cima del Tepe Belkis, un santuario nel quale giacevano tre statue colossali destinate al culto di Zeus, Athena e, probabilmente, Hera. Ci sono, però, ancora molte domande in cerca di risposta in merito a quali fossero le divinità tutelari dell'antica Zeugma.
Scoperta del mosaico di Poseidone (foto Mehemet
Gulbiz)