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Zombi: una metafora in continua evoluzione
Creato il 02 gennaio 2011 da Valentinaariete @valentinaarieteIn principio fu la magia, anzi, la stregoneria: la nascita degli zombi è avvolta dalla leggenda e dal mistero, ed ha avuto luogo nella calda Haiti, dove sacerdoti detti bokor praticavano il vudù. Questi, si dice, imprigionavano l'anima delle persone in contenitori e le rendevano fantocci da manovrare. A questo mito si ispira il film capostipite del genere, L'isola degli zombies, del 1932, con protagonista Bela Lugosi, nel ruolo dello stregone Legendre, che pratica appunto il vudù. Per vedere gli zombi così come li conosciamo però bisogna aspettare fino al 1968, anno in cui esce La notte dei morti viventi di George Romero: andatura claudicante, assenza di volontà, fame di carne umana. Eccoli, sono loro: i non-morti che per tutta la seconda metà del Novecento si sono imposti nell'immaginario collettivo come una potente metafora sociale. Una massa indistinta di esseri assetati di sangue, che mangia altri uomini senza poter mai saziare la propria fame e senza un vero scopo, se non quello di contagiare altre persone, ci costringe a riflettere sulle nostre azioni e sul ruolo che abbiamo nella società. Nel film di Romero lo zombi è simile agli esseri umani, solo più pallido, contagia i viventi con il morso e può essere ucciso soltanto con un colpo in testa. Il regista rende queste creature mostruose, guidate da forze elementari prive di logica, la copia demoniaca degli esseri umani, trasformandole nel simbolo del razzismo di quegli anni e della brutalità della guerra del Vietnam. L'impatto del film di Romero è talmente forte che gli zombi diventano un fenomeno pop, citati e ripresi da numerosi registi: Lucio Fulci, il poeta del macabro, in Zombi 2 unisce l'estetica creata da Romero alle leggende haitiane, privando però le creature della valenza di critica sociale. I suoi zombi sono un puro divertimento splatter, uno stratagemma per spaventare a morte lo spettatore: ecco quindi che il pallore delle creature di Romero viene sostituito con carne putrida fatta a brandelli. Non solo: per aumentare la spettacolarità, questi non-morti sono persino in grado di nuotare e di lottare con gli squali.Gli zombi non vivono di solo cinema però: in diversi fumetti, come in Tex contro Mephisto e L'alba dei morti viventi della serie di Dylan Dog, ritroviamo i mostri dalla lenta andatura. Perfino un'icona della musica come Michael Jackson rende omaggio al cinema horror nel video di Thriller: l'andatura barcollante e i gesti automatici degli zombi diventano una coreografia. Negli anni '90 lo zombi muta ancora: la Capcom crea il videogioco Resident Evil, da cui viene poi tratto l'omonimo film. Qui all'origine dello zombi non c'è più la magia, ma un virus: il virus T, che, con il solo contatto del sangue, trasforma gradualmente il contagiato in un non-morto. Sono gli anni dell'AIDS, delle guerre batteriologiche e dei virus cibernetici che infettano la rete: il mondo ha paura del contagio, sia fisico che virtuale. Il concetto di contagio segna un solco indelebile e viene ripreso in tutte le produzioni successive: 28 giorni dopo di Danny Boyle e L'alba dei morti viventi di Zack Snyder ne sono un esempio. In queste due pellicole però viene aggiunto ancora un altro elemento: il virus dà super-velocità e super-forza. Questi zombi corrono. La metafora quindi si evolve ancora una volta: sono gli anni post 11 settembre, le certezze sono crollate, è venuto a galla il fatto che ci sono super-potenze come India e Cina che mettono in discussione la supremazia occidentale e scalpitano per emergere. Arriviamo così a questi ultimi anni: in The Walking Dead, la serie prodotta da Frank Darabont, siamo addirittura di fronte ad un'apocalisse imminente. Gli zombi sono ovunque ma non si vedono quasi mai, sono una minaccia sia fisica che psicologica. Il terrore e l'incertezza avvolge i protagonisti della serie, che però nonostante tutto non riescono ad unirsi per sopravvivere. La crisi economica del 2009 ha reso evidente che una società basata sul consumo sfrenato non è più possibile e di conseguenza lo zombi diventa quasi una vittima inconsapevole che sembra chiedere aiuto per la sua fame insaziabile. Inoltre un altro confine è stato superato: dopo il cinema, i fumetti e i videogiochi, gli zombi hanno invaso anche la tivù: a dimostrazione che sono un simbolo talmente forte e inconscio da poter contaminare, a morsi, diversi generi e mezzi. Pubblicato su Kataweb.it
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