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Quando si pensa agli zombie, sia in un libro che in un film, quello che ci può venire in mente è più o meno questo:
1. va tutto bene
2. si inizia a vedere qualche persona non proprio a posto,
3. il furbone di turno scopre che c'è stata un'epidemia
4. ecco un piccolo branco di sventurati intenti a scappare da un orda di non morti che dilaga dappertutto sperando di trovare un posto sicuro o una cura.
Quante volte, polpettato in varie maniere e con varie scuse, abbiamo assistito a questo copione?
Probabilmente troppe.
Detto questo, acquistare un fumetto che in copertina ha un enorme zombie che dice "Posso mangiarti per favore?", potrebbe essere una scelta quantomeno discutibile, di quelle che portano al classico "è sempre la solita roba". Ecco, di Zombo, scritto da Al Ewing e disegnato da Larry Flint, si potrebbe dire di tutto tranne che è "sempre la solita roba".
Il volume è diviso in due "storie". La prima vicenda inizia sul pianeta Chronos, un "mondo di morte", che sembra uscito da un trip psichedelico. E' in questo luogo ostile che precipitano i passeggeri del volo 303. Tra loro ci sono due agenti governativi clonati, che ritengono l'autorità del governo qualcosa di indiscutibile e proteggono una grossa capsula contenente un essere misterioso. Questo essere è Zombo, morto vivente artificiale, amante della carne umana, aggressivo, ma educato al punto giusto, con il sogno di diventare una stella del pop. In questa prima parte della trama, Ewing, si diverte a mettere su carta più o meno ogni cosa che gli sarà passata per la testa. L'atmosfera sfocia spesso nell'assurdo, nel comico e nel demenziale: morti incredibili, smembramenti, personaggi completamente schizzati, cannibali psicopatici, piante carnivore, mostri di qualsiasi tipo, sono questi gli elementi che affollano l'universo di Zombo.Tuttavia, al contrario di quanto potrebbe sembrare, la follia e le invenzioni dello sceneggiatore mantengono sempre una certa intelligenza, il senso di grottesco è sempre presente, ma si percepisce la sottigliezza dei testi e delle situazioni proposte.
Passando alla seconda vicenda, questa volta, ci troviamo sulla terra. La narrazione ruota attorno ai complotti di un gruppo di produttori di Talent Show e alle macabre imprese di un gruppo di strani individui, I Suicide Boys, sorta di emo estremi, ossessionati dal filmare morti violente per poi postarle e votarle su un canale Web chiamato "Death Tube". In questa parte ci sono trovate davvero geniali e la critica sociale si fa molto più palese. Ewing ironizza sul mito dello spettacolo, sulla moda dei talent show e la mercificazione del corpo e del talento. E' presa di mira l'ansia del successo mediatico e il morboso attaccamento alla condivisione di contenuti in internet, specialmente quando contribuisce a creare una sorta di "nicchia" culturale e linguistica. Questo spesso porta a realtà abberranti, nel fumetto esemplificate dagli estremi Suicide Boys, che vivono nell'attesa di filmare la "morte migliore" e gratificarsi con le "cinque stelle" di voto degli altri utenti del social. Comunque, nonostante la forte valenza critica, l'opera non smette mai di conservare una grossa dose di umorismo e leggerezza, che la rende sempre piacevolissima alla lettura.
Per quanto riguarda i disegni, a mio parere, il lavoro di Flint è davvero ottimo. Le tavole sono un tripudio di colori acidi e psichedelici e contribuiscono a creare delle tavole dall'impatto visivo notevolessimo. I personaggi sono sempre caratterizzati molto accuratamente, con ricchezza di particolari dall'originalità indiscutibile. Anche per quanto riguarda gli ambienti ci troviamo ad alti livelli, infatti, sia negli scenari naturali, sia in quelli cittadini o negli ambienti c'è sempre una grande attenzione per i particolari e il tocco personale dell'artista è sempre ben percepibile.
Per concludere, Zombo è sicuramente un'opera sopra le righe, un lavoro che osa e lo fa in maniera intelligente e strutturata. Consigliato a tutti quelli che amano gli scenari grotteschi, l'umorismo nero british e una tendenza alla presentazione di una distopia folle che, pur prendendosi sempre un pò in giro, fornisce notevoli spunti di riflessione.
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