Come sapete mi sono imbarcato in un progetto nato all’improvviso, dalla classica idea in stile “fulmine a ciel sereno”.
Si tratta della zombie novel Zona Z, di cui vi ho parlato a Pasquetta. Da allora, nonostate impegni, imprevisti e impedimenti di varia natura, la scrittura è proseguita in modo abbastanza spedito.
La prima stesura è quasi completata, ed è mio proposito editarla e pubblicarla prima degli altri romanzi attualmente in lista di revisione.
Quelli bravi mi suggerirebbero di fare un po’ di hype, ed è proprio ciò che leggerete nel post di oggi. Abbiamo infatti già la copertina, un’elaborazione del mastro grafico Giordano Efrodini, sulla base di una foto di Yannpro.
Volevo una cover minimalista ma evocativa, anni luce da certe baracconate trash che riguardano i romanzi e i racconti zombie che spopolano su Amazon e Kobo Store. L’idea era quella di rifarmi, almeno a livello concettuale, ad alcune versioni alternative delle locandine dei primi tre film di George A. Romero.
E infatti, eccola qui (vedi sopra).
Oltre alla copertina, vi pubblico un piccolo estratto di Zona Z, giusto per farvi assaggiare le atmosfere della storia e per farvi capire quale sarà lo stile narrativo scelto per l’occasione.
Zona Z (estratto dal capitolo 1)
Per ottenere un permesso dallo Stato Maggiore dell’Unione Europea ho dovuto supplicare i miei migliori agganci politici a Washington.
I militari tedeschi, che gestiscono la quasi totalità del controllo di frontiera con l’Italia, sono restii a concedere l’ingresso a civili, per di più non europei, nell’AQP. Inoltre il nostro volo si conclude proprio qui, dove siamo appena atterrati. Il resto delle due valli che ci apprestiamo a esplorare fa parte di una delle tante no fly-zone che compongono l’Area. Procedere oltre vorrebbe dire essere intercettati dai droni dell’aeronautica militare UE.
Intercettati e abbattuti.
Nulla entra ed esce impunemente per via aerea dalla AQP.* * *
Anche se sono passati quindici mesi da quando il contenimento dell’Evento Z è stato dichiarato concluso con successo, l’intera Area, dal confine italiano fino all’Africa settentrionale, così come in Grecia e in Costa Azzurra, è ancora off limits, tranne che per rari casi.
Le poche città bonificate sono presidiate da contingenti EUFOR, con l’ausilio di uomini e mezzi dello US Army. Le vie di collegamento sono in numero assai ridotto e militarizzate. Nessuna di essa porta oltre le zone interessate dalla ricostruzione.
Che poi, ricostruzione… Sono in pochi a voler vivere nelle città liberate, perfino tra i profughi che riuscirono a evacuarle a suo tempo. Del resto nell’intera AQP i morti continuano a non voler rimanere tali. Le severe leggi del “Controllo sui Ritornanti”, applicate dalla Polizia Militare Interforze, riescono a mantenere la situazione stabile, ma si sopravvive in un continuo stato di paranoia. Nemmeno gli incentivi economici europei sono sufficienti a convincere la gente a tornare a casa, tant’è che molti residenti delle città bonificate sono tizi venuti dai paesi dell’Est, col miraggio dei soldi facili.* * *
Siamo da poco arrivati in una delle tante wasteland dell’Italia settentrionale, tra Valsassina e Valtellina.
Questa è una terra di nessuno di quel vasto mosaico che è l’Area. La denominazione d’ufficio, in burocratese, è quadrante 33/ITA. La gente comune non sa quasi nulla di quanto accade in questi buchi neri che divorano tutto, soprattutto i viventi.
La cosa incredibile, come ho constatato monitorando i profili social network in questi ultimi mesi, è che molti iniziano a fregarsene delle tante domande senza risposta, preferendo pensare alle solite scemenze.
Voglio dire: l’Evento Z è una cosa che ha cambiato per sempre la nostra percezione del mondo, eppure sette internauti su dieci ritengono più interessanti le notizie di gossip riguardanti il terzo divorzio di Lady Gaga che non gli approfondimenti su ciò che avviene nella AQP, o sulla vera natura degli zombie che ancora la infestano. Il trend topic di settimana scorsa su Twitter, era #cyborgNFL. Decine di migliaia di persone che litigavano sull’apertura fatta dalla National Football League ai giocatori dotati di protesi cibernetiche.
Tutto questo mentre una bella fetta del nostro pianeta è ancora nelle mani dei ritornanti (così come li chiamano le autorità, perché “zombie” sa troppo di film horror).
Perché, potete scommetterci le chiappe, quei cosi sono ancora qua attorno.
Anche gli uomini della Compagnia Stige lo sanno, viceversa non sarebbero così tesi, anzi, così attenti.
Le missioni EUFOR non hanno ripulito granché lontano dalle città liberate e dai poli industriali riconquistati. Tra queste montagne, per esempio, i soldati sono passati in fretta e furia, per abbozzare una sorta di evacuazione poco convinta, e poi se ne sono andati, lasciando gli eventuali, solitari superstiti al loro destino.
La mia ricerca inizia da qui.
Questo è quanto, almeno per il momento.
Il resto arriverà presto.
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(A.G. – Follow me on Twitter)