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Zoolander 2 di Ben Stiller: la recensione

Creato il 11 febbraio 2016 da Ussy77 @xunpugnodifilm

zoolander-2Bello, bello in modo assurdo? No, carino!

La demenzialità modaiola è adeguatamente consegnata al pubblico. Il seguito del cult di quindici anni fa coinvolge un numero spropositato di personaggi dello star system e diverte con il suo umorismo spicciolo. Nonostante il non sense e la stupidità paradossale, Zoolander 2 è la parodia che maggiormente rappresenta il significato originario della parola.

Il “Centro Derek Zoolander per i bambini che non sanno leggere bene e che vogliono imparare a fare anche tante altre cose buone” è collassato su se stesso due giorni dopo l’inaugurazione. Derek ha perso nell’incidente la moglie Matilda, mentre Hansel è rimasto sfigurato. Dopo qualche anno i servizi sociali portano via il figlio a Derek. I due modelli, a causa delle rispettive disgrazie, decidono di diventare due eremiti, ma la loro seconda chance arriva inaspettatamente. Difatti Alexanya Atoz, nota proprietaria dell’omonimo atelier, invita entrambi i modelli al suo evento a Roma. Derek la vede come opportunità per riavere suo figlio. Nel mentre i bellissimi del pop muoiono a ripetizione e l’Interpol sta indagando sul caso.  

Nel 2001 Zoolander usciva al cinema e non otteneva il successo desiderato. Tuttavia la larga diffusione dell’home video l’ha elevato a cult assoluto, un film imperdibile per il suo concentrato d’idiozia. Di conseguenza Zoolander 2 ha un compito difficilissimo, ovvero quello di farsi convincente veicolo di stupidità da passerella, senza prendersi assolutamente sul serio, ma giocando con le facce e le mosse dei due modelli “belli, belli in modo assurdo” Derek e Hansel.

E il risultato finale non è per nulla deludente e richiama alcune sequenze chiave del primo episodio, che fanno ridere a crepapelle il pubblico appassionato al franchise e meno quello che si affaccia per la prima volta all’umorismo tagliente e grossolano di Ben Stiller. E proprio la scelta di dare del tu al pubblico affezionato potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio perché i richiami a Zoolander sono parecchi (da Mugatu, alla passione di Hansel per Sting, dalle sfilate nelle quali domina il trash alle imbarazzanti pubblicità di Derek) e conferiscono consistente corpo all’intera sceneggiatura.

Nonostante una vicenda priva di evidenti colpi di scena, ma colma di chicche da “urlo”, Zoolander 2 convince grazie al suo carico d’idiozia. Un prodotto che rimane in linea con la linea tracciata dal primo episodio e che sceglie la Città Eterna (piuttosto che Milano o Parigi) per far rivivere i paradossali intrighi del mondo della moda.

Insomma Zoolander 2 convince a più riprese e si attesta come seguito ben realizzato e di facile approccio. Un concentrato di stupidità citazionista ben collaudato, che fa rivivere sul grande schermo espressioni da selfie contemporanei, come la Blue Steel e la magnetica Magnum.

Uscita al cinema: 11 febbraio 2016

Voto: ***


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