
Ha perso il fuoco "Zoolander 2" non ha più quella capacità di far ridere e sorridere che era riuscita a trasformare nel cult che ognuno di noi ricorda il fortunato primo capitolo. Tornare a vestire i panni dei modelli dall'intelligenza ridotta al minimo, a quattordici anni di distanza, forse, ha reso la missione leggermente più complicata, se non altro per quel che riguarda la scrittura di un copione (passato dalle mani di Ben Stiller, John Hamburg e Drake Sather a quelle uniche di Justin Theroux) a cui mancano quelle scenette meravigliose in cui Stiller e Wilson si lasciavano andare a sketch inarrestabili dilagando a più non posso con la demenzialità. Riportare in scena lo zoccolo duro del passato allora non è sufficiente a coprire il deficit, mentre ampliarlo con le entrate in scena di Penelope Cruz e Kristen Wiig serve a poco se, specialmente alla seconda, non gli si lascia mai campo libero per fare davvero la differenza. Diventa così una reunion per fan nostalgici questo secondo capitolo, un pretesto per rivedere Ben Stiller, Owen Wilson e Will Ferrell ancora in quei personaggi capaci di dissacrare perfettamente il mondo della moda, una gioia per gli occhi che tuttavia a livello cinematografico regge poco, scadendo nel trash più grossolano e nell'inconsistenza drammaturgica con una rapidità imbarazzante e uno sconforto in crescendo.

Non resta dunque che far finta di niente, guardare a "Zoolander 2" come a un falso d'autore, un fake fedelissimo che vorrebbe rifarsi all'opera d'arte benstilleriana di riferimento con accuratezza e perizia, ma a cui mancano i geni significanti dell'artista per poter ingannare tutti e farla franca nell'esposizione.
E lo dimostra il fatto che per fare tana, stavolta, non serve nemmeno chiamare in causa gli esperti.
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