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- Scritto da Lorenzo Bianchi
- Categoria: Recensioni film in sala
- Pubblicato: 18 Febbraio 2016
Diciamolo subito: dopo un 2015 in cui Disney/Pixar ci ha regalato un capolavoro come Inside Out e un film toccante ed esteticamente eccellente come Il viaggio di Arlo, cominciare l’anno nuovo e misurarsi con due opere simili è tutt’altro che semplice. Zootropolis, 55° Classico Disney, purtroppo, non riesce nell’impresa.
La vicenda inizia quando la piccola coniglietta Judy realizza il suo sogno di diventare un poliziotto, trasferendosi dalla campagna alla città di Zootropolis, luogo ideale dove carnivori ed erbivori antropomorfi convivono in una sorta di meltin’ pot del mondo animale. Sottovalutata, la piccola viene mandata a dirigere il traffico e a dare multe, ma la conoscenza di Nick Wilde, volpe scaltra e re delle truffe, cambierà le carte in tavola. Dapprima nemici, i due si trovano poi a collaborare quando a Zootropolis iniziano a verificarsi strani avvenimenti...
Ciò che è certo, riguardo a Zootropolis, è che è lungi da ciò che ci si sarebbe potuti aspettare guardando i trailer e i teaser mostrati negli ultimi mesi, che hanno alimentato aspettative parzialmente deluse dalla visione. Quello che nella prima parte è una piatta e banale commedia che poggia sull’antico adagio di Walt Disney – “Se puoi sognarlo, puoi farlo”, monito che, in un modo o nell’altro, è presente in ogni Classico ed è parafrasato alla nausea dalla piccola Judy – nella seconda parte si trasforma invece in un giallo dalle tinte misteriose, maggiormente intrigante, in cui, paradossalmente, si concentrano le migliori gag comiche e dei bei personaggi secondari (il mafioso, chiaro riferimento al Padrino, e il venditore abusivo di sequel Disney inediti sfiorano il geniale) fanno capolino per aiutare i protagonisti. In generale, quello che davvero può lasciare sbalorditi, è il livello tecnico ed estetico raggiunto dalla Disney, che supera se stessa riuscendo a migliorarsi ulteriormente, raggiungendo vette artistiche elevatissime. Il messaggio a favore dell’interculturalità e contro gli stereotipi della seconda parte è sicuramente interessante e soprattutto molto attuale, tuttavia non basta per far decollare in maniera definitiva un prodotto gradevole e godibile, ma lungi dall’essere davvero incisivo.
Voto: 2,5/4