Magazine Diario personale

a proposito di Report.e di Zamboni.

Da Leucosia

già sarebbe una notizia il fatto di esser riuscita a vedere la tele quei dieci minuti dieci in cui passava il servizio di Jovene su Zamboni e CCSVI. nel senso che il pargolo è stato distratto da un plotone di personaggi disneyani, fatina Trilli e topolino di ratatouille in testa, per non parlare del camaleontico amichetto di Rapunzel. ma ok non divaghiamo, pensiamo al discorso serio che volevo accingermi a fare…ehm. Zamboni in tv già fa notizia. il fatto che poi la notizia l’abbia cucinata a dovere il programma Report è ancora meglio. per lucidità e chiarezza, molto meglio delle iene. ci sono stati momenti in cui mi sono commossa nel vedere quel paziente intervistato correre. con una naturalezza e una semplicità da fare invidia. beh a me personalmente la faceva, non è un bel sentimento ma sono un essere umano.  c’è stata anche l’intervista a comi il neurologo del sanraffaele. che ha dichisrato che il suo collega il dottor Salvi, quello che collabora con Zamboni non è un neurologo! bene questa secondo me è pura diffamazione. al di là della diatriba se sia giusta o meno l’intuizione del chirurgo ferrarese, quello che non riesco a digerire è il dichiarato remargli contro e la tendenza a togliere ogni speranza ai malati.

mai chiesto a un malato di sm con il cuore in mano: ma tu oggi come ti senti? al di là   dei dolori, della stanchezza, tu come ti senti? e la risposta l’avete mai voluta sentire? quella vera, di risposta. non quella preconfezionata.

a me quando arrivò la diagnosi non fu dato tempo di metabolizzarla, mi fu detto di iniziare subito la terapia interferonica, senza titubanze di sorta. perchè la sedia a rotelle era da scongiurare. in più mi fu detto di non dire niente a nessuno perchè mi sarei creata il vuoto attorno.

pensate un po’ in che situazione assurda: senza una persona con cui confidarmi, se mi assentavo dal lavoro dovevo inventare frottole su frottole, dovevo portare la croce della malattia senza poter aver nessuna speranza di migliorare. condannata a una vita di rinunce e di menzogne.

è dura dover spezzare preconcetti e catene, soprattutto perchè sei considerata malata e non persona. è un lavoro di fino ma tenace quello a cui mi sono dedicata. con costanza, ho cominciato a pensare da me e non con la mente degli altri. ho cominciato a dire veramente NO. a ragionare in autonomia, senza farmi spaventare. ho detto no all’interferone e poi saputo di Zamboni ho fatto carte false pur di farmi operare. in Italia, ma ero pronta anche ad andare all’estero. ho dunque giocato la mia carta, e posso dirmi soddisfatta dei risultati finora raggiunti. certo inizialmente mi sembrava aver fatto un buco nell’acqua. credevo fosse solo un’illusione. poi ho cominciato a fare paragoni a come ero prima della operazione e a come sto oggi. ho ancora dei momenti non certo favolosi, ma sono pochi e per fortuna recupero in fretta.

l’intervento dell’anno passato è servito a ridarmi fiducia nel domani, a pensare in positivo, a vivere con maggiore spensieratezza perchè il peso della malattia è senza dubbio stato ridotto.se prima era un macigno, adesso è un sassolino, diciamo così! 

 



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