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A sinistra si pensa alla reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti

Creato il 10 aprile 2011 da Iljester

A sinistra si pensa alla reintroduzione del finanziamento pubblico ai partitiIl finanziamento pubblico ai partiti fu abolito dopo la bufera di Mani Pulite. Oggi esiste solo il cosiddetto rimborso elettorale, che alla fine si rivela un finanziamento più o meno palese dei partiti. In verità, avrebbe dovuto essere abolito anche questo, oppure avrebbe dovuto essere ridimensionato, visto che costituisce uno degli sprechi più evidenti della casta politica, assieme agli emolumenti d’oro e alle pensioni facili. Eppure c’è qualcuno che nel PD vorrebbe reintrodurlo perché emerge dalla sua opinione che per battere i Berlusconi di turno è necessario avere soldi… tanti soldi. La proposta è di Sposetti, deputato del PD, che ha presentato un disegno di legge attuativo (secondo lui) dell’art. 49 della Costituzione (sul quale tornerò più avanti).
La domanda che mi pongo è questa: se per battere i Berlusconi o Berlusconi sono necessari tanti soldi, in che modo la sinistra intenderebbe spenderli? Per comprare una televisione? Ma se l’opposizione ha già dalla sua parte Rai 3 e il 90% dell’informazione televisiva e cartacea? Per comprarsi una villa nella zona di Arcore e organizzare festini elettorali? Ma non sono sufficienti le feste dell’Unità e le altre miriadi di festicciole politiche, tra le quali il 25 aprile e il 1 maggio per procacciarsi voti? Per comprarsi cosa, insomma? Più carta per stampare volantini e santini elettorali?
Il vero è che in tempo di forte crisi economica, i privilegi della casta dovrebbero essere azzerati e non certo aumentati con più soldi pubblici sottratti alle risorse da utilizzare per alleviare le difficoltà dei cittadini. I partiti non hanno bisogno di più denaro per battere Berlusconi, ma hanno bisogno di idee, e sono le idee quelle che mancano a sinistra, e che non possono essere fornite da un finanziamento pubblico. Probabilmente però è più facile (e conveniente) chiedere denaro che sfornare idee.
La proposta nata all’interno del PD è da considerare del tutto irricevibile. E lo è perché non è accettabile che mentre nella società civile si muore di fame e si naviga nel precariato diffuso, nei palazzi del potere i politici diventano sempre più ricchi, tra emolumenti venti volte uno stipendio minimo, pensioni da nababbi con appena qualche anno di «contributo» e un rubinetto di soldi virtualmente sempre aperto per i loro partiti. Non lo è, ed è immorale pensare che possa esistere anche solo per ipotesi l’idea di finanziare i partiti più di quanto lo siano oggi. Ogni forza politica deve potersi reggere da sé. Se un progetto politico è buono, non ha bisogno di finanziamenti pubblici per farsi strada nella società e proporsi a governare il paese. Il vero è che i politici hanno capito che in politica… nella politica italiana, non servono le idee nel momento in cui i soldi arrivano a prescindere dal merito e dall’impegno.
D’altro canto, non pare nemmeno condivisibile la ragione del finanziamento basata sull’attuazione dell’art. 49 Cost., il quale parla solo di libera associazione dei cittadini in partiti, ma nulla dice in ordine a un presunto diritto di uguaglianza sostanziale tra le diverse formazioni politiche, da attuare attraverso il finanziamento pubblico delle stesse. È un modo subdolo per convincere l’opinione pubblica che i soldi servono a eliminare una inesistente disparità, e che dunque serve il sacrificio per tirarli fuori.
Dico io: ma se davvero la pensano così, anziché un disegno di legge, facciamo un bel referendum che abolisca il divieto di finanziamento pubblico ai partiti e cerchiamo di convincere il pensionato da duecento euro al mese della bontà dell’idea… Spieghiamoglielo che a sinistra, per il suo bene, gli chiedono più soldi per finanziare i loro partiti, mentre lui (il pensionato) va alla Caritas per procacciarsi il pasto quotidiano…

Fonte notizia: Governo.it
Testo proposta di legge: Attuazione art. 49 cost. – Finanziamento Partiti


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