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Africa e le Frontiere Senza Nazioni. Secessioni in Pace.

Creato il 19 ottobre 2014 da Gianluca Pocceschi @geopolitiqui

L’ Africa abbraccia più di un migliaio di gruppi etnici e aggregati linguistici crudelmente tenuti insieme dalle linee tracciate a tavolino dalle potenze coloniali.

E’ sorprendente pertanto che i tentativi di secessione sono diventati rari nel primo decennio del nuovo millennio. L’Unione Africana, come il suo predecessore, l’Organizzazione dell’ Unità Africana, guardavano con sospetto le frontiere senza nazioni perchè presentavano gli Stati del continente Nero come “affari” artificiali dove le lealtà tribali di solito sovrastavano l’identità nazionale.

Il secessionismo all’interno dei paesi dell’ Africa è calato con lo sviluppo della governance nazionale sempre più pervasiva tramite ordinamenti statali federativi o decentralizzati che hanno accresciuto il sentimento nazionale e contagiato lo spirito tribale con il virus democratico.

Il passato cruento dei tentativi di secessione ha scritto una storia ammorbata dell’identità nazionali, ma il referendum scozzese ha dato nuova linfa per una separazione consensuale senza sangue. (Leggi Se la Scozia vota YES)

La guerra civile nigeriana (1967 – 70) scaturita dalla richiesta di indipendenza della regione del sud denominata Biafra ha lasciato sul terreno circa 2 milioni di vittime. Nel 1960, un simile tentativo nella provincia sud orientale congolese di Katanga ha prodotto in 5 anni di disordini e numerose vittime.

In due casi, lunghe e sanguinose guerre civili hanno portato al riconoscimento internazionale dell’indipendenza. La secessione dell’Eritrea dall’Etiopia fu accettata nel 1993. Nel 2011 fu il turno del Sud Sudan distaccatosi dal nord arabo. In entrambi i casi, la consultazione referendaria ha dato l’agognata indipendenza (Leggi un Benvenuto al Sud Sudan e Sud Sudan e la catastrofe incombente).

Quando il governo fallisce disattendendo le attese di una delle componenti etniche nazionali, le frange più estremiste dei secessionisti riprendono forza.

Questo è accaduto due anni fa in Mali dove i Tuareg, insieme a gruppi inneggianti la Jihad avevano preso possesso delle regioni del nord. Solo un intervento francese ha ristabilito l’unità nazionale sotto la capitale Bamako. (Leggi Essere Francia in un’ Africa balcanizzata)

Nella turbolenta Libia, la Cirenaica, vasta regione orientale, reclama autonomia o indipendenza da Tripoli che non fu mai concessa da Gheddafi.

I fanatici islamici di Boko Haram che cercano di emulare l’ ISIS tenendo in scacco il nord est della Nigeria, sono il gruppo secessionista più minaccioso dell’ Africa con il loro obiettivo di creare un Califfato islamico nel continente (leggi Lago Ciad. Povertà e Guerra Santa) .

In altri Stati africani dove prosperità e stabilità sono germogliate lo spirito separatista è arretrato: per esempio in Angola, nella piccola enclave ricca di petrolio di Cabinda, in Senegal nella regione di Casamance e in Camerun nella striscia costiera, una volta britannica, vogliosa di separarsi dalla nazione francofona.

I due casi più seri e preoccupanti riguardano il Sahara Occidentale ex – colonia spagnola, controllata dal Marocco, e il Somaliland che governa autonomamente senza nessun riconoscimento internazionale parte del territorio appartenente alla Somalia.

Il movimento sahariano Polisario ricerca ormai da 40 anni (il Marocco invase questo territorio nel 1975 all’indomani della dipartita spagnola) di condurre all’indipendenza questa regione costiera ricca di fosfati. (Leggi La Diplomazia e il Sahara Occidentale)

La situazione sembra essere complicata considerando che metà dell’Unione Africana supporta il fronte Polisario, compreso il Sudafrica mentre altre potenze come la Francia sostengono l’occupazione marocchina.

Un referendum concesso alla popolazione del Sahara Occidentale verte sulla possibilità di essere eletti oltre che elettori, ma senza nessun cenno a un’eventuale indipendenza.

Nel 2001 gli abitanti del Somaliland, una regione somala che fu separatamente amministrata dai britannici prima di diventare parte della Somalia nel 1960, reclamarono a schiacciante maggioranza in un referendum (non legittimato dalle Nazioni Unite) l’indipendenza per scappare dai 20 anni di guerra civile somala. (Leggi Gli Shabab lasciano Mogadiscio. Ritratto somalo tra dittatori, signori della guerra e milizie islamiche)

Il motto è: più a lungo saranno stabili e più a lungo saranno capaci di amministrarsi, più chance avranno di essere riconosciuti dalla comunità internazionale diventando così il 55 Stato africano.

Molti governi africani si interrogano sull’esempio della Scozia e del Regno Uniti. Perchè non possiamo separarci in pace? In altri posti del mondo lo fanno.

Il dilemma delle frontiere senza nazioni potrebbe essere finalmente superato.

Foto Credit by libweb5.princeton.edu  - Sir David Livingstone esploratore e medico britannico dell’era vittoriana

 


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