Magazine Diario personale

“AGONIA DI UNA FATA E ALTRI SFACELI” – frammenti di diario.

Creato il 08 ottobre 2011 da Zioscriba
“AGONIA DI UNA FATA E ALTRI SFACELI” – frammenti di diario.
“AGONIA DI UNA FATA E ALTRI SFACELI” – frammenti di diario.
“AGONIA DI UNA FATA E ALTRI SFACELI” – frammenti di diario.
Ho provato a fare un po’ di (doloroso) autoediting sul diario dei tre mesi e mezzo di agonia di mia madre, che va dal 6 maggio (il giorno della tac che rivelerà, troppo tardi, il male) al 25 agosto del maledetto 2003. Di norma non tengo un vero e proprio diario: ne cominciai uno in quei giorni (che pensavamo sarebbero diventati lunghi mesi: i medici non ci dissero mai la verità fino in fondo) perché pensavo mi avrebbe offerto possibilità di consolazione, di sfogo, di anticipata elaborazione della tragedia che ci stava colpendo, ma soprattutto di fissare un ricordo più preciso di Lei. Ora ritorno su quelle pagine che non toccavo da anni, provando a lavorare di sottrazione, togliendo un po’ di sfoghi incazzati, di lunghe annotazioni su chi veniva in visita e chi telefonava, di arrabbiature con mio padre e altri parenti ecc, insomma una sforbiciata drastica che lasci solo i frammenti più significativi (anche se magari, così depurato, guadagna nitore ma perde ricchezza). Li propongo per la prima volta qui, sulla mia zattera di storie di carta, e non certo per esibizionismo letterario. È soltanto un aprire il mio cuore. Il mio ennesimo esperimento di messa a nudo dell’anima, nella convinzione che essere scrittore riguardi, con coraggio, anche questo. Lo faccio per voi, per Lei, per me. Grazie in anticipo a chi vorrà leggere.
Qui siamo ancora ai primi giorni, quando per tenere a bada il dolore sembravano bastare poche bustine di antinfiammatorio, il che non mi pareva vero. Anche se non ce n’è un reale motivo, per rispetto ho deciso di mettere solo un’iniziale (a volte inventata) per i nomi di tutte le persone estranee alla più ristretta cerchia familiare.
“Questo nostro sacrificio, è il centro del mondo”.
(Rg-veda I, 164, 35)

17 maggio (sabato)
La zia si offre per il pranzo, ma dico che siamo a posto, abbiamo il riso in insalata che ci ha portato la Simona. La mamma vuol fare anche una lavatrice, ma poi si sente debole e ha quasi un mancamento. Dopo l’aiuterò io a stendere, e una bellissima farfalla arancione e nera andrà a posarsi per un attimo sopra un asciugapiatti. C’è anche il mio accappatoio giallo.
Mangia solo un po’ di riso, un’aluccia di pollo e due pomodorini.
Dice che il Maigret che le ho comprato (Piotr il lettone, il primo che ha scritto Simenon) le piace molto. Quando la Marta dormiva e mentre arrivava papà, sentiva un po’ di dolore al fianco. Allora ho massaggiato a lungo con la mano, ma sopra il maglioncino. Dice che le fa ancora un po’ male la gamba, quella destra, non quella della trombosi, non più la caviglia ma più sopra. Magari più tardi applicherò di nuovo il voltaren.
Nel pomeriggio, mentre lei riposa, arriva l’Alberto con una fotocopia. Un articolo di giornale. Parla di un medico di B. che L. conosce, e potrebbe presentare. Parla di chemio associata a questa nuova terapia, che mira a bruciare il tumore con degli aghi. Parla di contatti con gli americani. Di gente sopravvissuta cinque anni. Anche con metastasi già molto estese. Che pensare? Genio o ciarlatano? Possibile miracolo o vana speranza? Provare a parlarne con H.? La mamma dice subito che non si fida. E che non ha nessuna intenzione di impazzire fra mille tentativi diversi. Concordiamo tutti. E poi, questo friggersi vivi mi pare un rimedio medievale, una tortura di cattivo gusto, un accanimento disumano, poco più di una macabra burla.
Poi si alza. Ha pure mal di gola (dannazione!) e si prepara del latte caldo con il miele.
Dopo le partite mettiamo su una cassetta con un episodio di Colombo registrato dalla tv Svizzera (Intrighi inspiegabili). A metà risuona il telefono.
Stasera pizza preparata da lei, quella che da piccoli volevamo sapere il nome, e allora papà aveva detto “pizza Mammuth”, immagino perché fatta in casa dalla mamma.
Prima di cena tiriamo su la roba stesa, già asciutta tranne gli accappatoi che ristendiamo giù in lavatoio. Mi fanno venire il magone le cose che portavamo al mare e che stanno lì: la mia sacca da spiaggia, la scatola di cartone coi vestitini della mamma…
Oggi è stata una giornata coperta e più freschina.
In bagno prima di andare a letto carezzo con la sinistra la sua vestaglia blu appesa, ai fianchi.
Dico Aiutatemi anche a pupazzetti e animali di legno.
18 maggio
Risveglio sereno. La mamma è in camera a leggere Maigret. Dice che le piace, che ha fatto colazione, e adesso “Mi impigrisco un po’”. Fai bene, dico io. Chiudo la finestra perché ora ha un po’ freddo ai piedi. C’è anche la micia sulla poltrona. Do una carezza a tutte e due. Momenti brevissimi e belli che vorresti fissare nei secoli. Prima di fare colazione le porto il po’ di spremuta d’arancia che prima ha avanzato, perché le bruciava un pochino lo stomaco. (Ha preso una pastiglia, perché ieri la pizza e il secondo antinfiammatorio, bevuto di sera, glielo hanno scombussolato.)
Papà era andato a prendere il giornale. La mia Lidiettina tranquilla e sorridente. Che bello.
Si alza per fare delle crêpes, buonissime, che mangio con prosciutto, pancetta, pecorino dolce, miele d’acacia, marmellata di fichi. Beviamo Muller Thurgau. Sembra una bellissima domenica normale.
Se ne va a riposare (oggi senza bustina, buon segno?). Stavolta, in caso di telefonate o visite, vuole che diciamo che sta dormendo e non si sente. Giusto così. Sembra volerla confortare e aiutare (spero non salutare) tutta la bellissima fioritura che viene adesso in giardino, dalla nuova rosa rampicante, alla vecchia rosellina senza spine, a quei bellissimi fiori violetti qui davanti vicino al cancello.
Accendendole il suo telefonino c’è ancora la chiamata persa che feci io dall’ospedale di Cittiglio l’altro pomeriggio. Premo un tasto sbagliato e parte la comunicazione verso il mio cellulare, che è spento. Adesso lo accenderò, e arriverà il messaggino della chiamata del suo dalla camera sua.
Non lo cancellerò mai.
Forse l’ho già detto, ma mi danno il magone persino certe date di scadenza sulle medicine o sugli alimenti: 2004, 2005…
Leggo un po’ di preghiere vediche sdraiato sul dondolo. Poi arrivano i frugoli. Faccio tre foto nel prato all’Alice e alla Marta. Entriamo a bere succo di mela, e l’Alice disegna sulla lavagnetta in cucina una specie di buffo barbapapà. Dice che è un Corn Flecco con cinque gambe. Poi esce anche la mamma, che sembra bella riposata.
Quando vanno via, gli chiediamo di comprare anche per noi del gelato alla frutta. Poi porto da bere alla mamma, quindi ci organizziamo per metterle il tavolo da giardino a cavallo della sdraio e così giocare qualche partita a scarabeo.
Diciamo delle cose sul nostro bel giardino abbastanza protetto, isolato dagli alberi. La mamma dice chi si contenta gode, quando io esagerando parlo di piccolo parco, ma poi io dico che parchi enormi come certi di Varese se li godono solo e unicamente i dobermann, e concludo: non è che chi si contenta gode, è che gode solo chi si contenta!
Il gelato arriva. Ottimo, alla pesca, melone, amarena con panna. Poi bagno i fiori con l’annaffiatoio, in un ripetuto andirivieni tra giardino e fontana della lavanderia che mi aiuta a non pensare. Riempio, cammino, do da bere. Cammino, riempio, cammino, do da bere. Mi sembra di percepire la gratitudine delle piante. Incredibile il buon profumo pungente di rosmarino che viene su anche solo a sfiorarlo con l’acqua. È davvero la più bella stagione, adesso che ho potuto arginare gli effetti dell’allergia.
Sto sospeso sul dondolo sospeso tra i grilli in un tempo sospeso che vorrei ancor più sospeso.
Grillo è anche uno dei modi affettuosi in cui mi ha sempre chiamato la mamma.
Ceniamo con spaghetti, un uovo alla coque per la mamma. Dopo ci guardiamo un po’ di Dallas-Sacramento nba. Poi lascio il volume alto per farle sentire dal letto Real-Malaga. La cantilena dei telecronisti spagnoli la diverte sempre. Oggi niente bustine di antinfiammatorio.
19 maggio
Mi alzo, e la trovo in poltrona a piegare le cose asciutte che non vanno stirate. I miei boxer, le mie calze. Dice che si era alzata con grande entusiasmo, ma le sono subito mancate le forze.
Ha preso una bustina. Le metto il cd con le più belle canzoni di Armstrong, anche per non sentire quel simpaticone del vicino là fuori che taglia l’erba, cosa che fa, con più rumore possibile, quasi un giorno sì e un giorno no. (Il giorno no lo passa pattugliando avanti e indietro per controllare la ricrescita, che lo innervosisce molto.) Telefona la nonna. La richiama col cellulare. Ecografia della cugina spagnola a inizio gravidanza. Si vede solo una lucina rossa. È il cuore.
Ha voglia di un caffè, e lo beviamo insieme. Sguinzagliato papà alla Coop. Le metto su un episodio di Rex, lavo i piatti.
Mi deprime sentirla dire che per “qualità della vita” (parole della dottoressa Z.) lei intende, e si aspetta, di tornare a migliorare da come è adesso, di tornare a andare in giro come prima. Speriamo in un miracolo. Quando torna papà vado io dal dottore, dopo mezzogiorno. Serve l’impegnativa per giovedì. Dice che poi chiamerà lui (il laboratorio è a Varese) per sapere i tempi, e poi ci dirà.
Col dottore parliamo del carattere di papà, di come sia più facile lasciarsi andare che avere e trasmettere coraggio, magari cercando di scherzare come faccio io, anche se dentro mi sento morire.
Mangiamo insalata di pollo, pistacchi, una mela.
Una persona è un Mondo.
Se poi quel mondo è tua mamma…
Oggi ci sarà la Marta. La farmacia era chiusa, ma restano ancora tre bustine. Nel pomeriggio, o domani, provvederemo.
Dopo aver scritto un po’, la trovo che ha fatto il bagno e lava i denti.
Sembra la similcinquantenne di sempre.
Con la Marta e la Lidia ad aspettare il pulmino dell’Alice.
Con le bimbe mangiamo degli yogurt, beviamo tè al limone, e stiamo tanto tempo in giardino a giocare. Parliamo attraverso la rete con la nuova vicina, la mamma di Y. È un bambino bellissimo e sorridente. La mamma lo prende in braccio di qua dalla rete. La madre, A., è simpatica.
Speriamo di ritrovarci qualche volta senza la rete di mezzo.
Quando va un po’ meglio, tende a esagerare: pure il letto mi son trovato rifatto! Le lenzuola fresche e profumate di ammorbidente! Non so se sgridarla o ringraziarla.
Per cena riso e prezzemolo, poi salumi, che solo io e papà accompagnamo con le minipiadine. Le porto in poltrona un gelatino al cioccolato.
Adesso le fa male il piede dell’altra gamba, la destra. È tutto gonfio, maledetto dio assente. Applico voltaren massaggiando a lungo, le dà particolare sollievo quando arrivo sotto la pianta del piede.
Guardiamo il film K-PAX, che ci piace abbastanza.
Riflettere su questa piaga del rigenitoraggio geriatrico obbligatorio, che i giornalisti chiamano “La rivincita dei nonni” .
Adesso piove forte. Dopo aver fatto un po’ finta. Il rumore della pioggia notturna dà sollievo. Sapere che disseta le piante. Tra qualche sera spero di vedere le lucciole, ai margini dell’erba più alta.

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