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Al Cinema: recensione "Boyhood"

Creato il 24 ottobre 2014 da Giuseppe Armellini
I progetti.
I lunghi progetti.
In un mondo che vive ormai il tempo piccolo o piccolissimo i progetti sono sempre più utopia, pecore bianche su gambe malferme in mezzo alla marea di aitanti pecore nere.
Boyhood non è (solo) un film, Boyhood è un progetto.
Partito 12 anni fa doveva finire 12 anni dopo.
E così è stato. Nessun cambiamento, nessun pentimento, nessuna fretta e nessun dirsi "o.k, ma che stiamo facendo? chiudiamo sta roba e andiamo in sala".
No, Boyhood (che non a caso doveva chiamarsi The Twelve Year Project) un progetto di 12 anni doveva essere e così è stato.
E così, solo così, va valutato.
Sì perchè il paradosso di questo film è che se prendi le singole parti, le singole scene, i singoli pezzi, mica ti fa gridare al miracolo eh. Anzi, a volte ti pare pure di trovarti in un filmetto televisivo su qualche, anche abbastanza soft, dramma familiare o su una sit-com povera di risate.
Quando si completa un ponte così lungo, quando si costruisce, piano piano, pezzo per pezzo, un'infrastruttura così grande e così importante, soffermarsi sulle singole parti non ha senso.
Allora conviene andare 20 passi indietro e guardarlo da lontano quel ponte, vedere quanto è grande, quanto è maestoso, meravigliarsi di un'opera tanto ardita.
Oppure possiamo anche percorrerlo quel ponte, ma ricordandoci da dove siamo partiti e dove stiamo andando, dove inizia a dove finisce. Non soffermiamoci sui nostri singoli passi, o meglio, non solo su quelli, ma sull'insieme dei passi che abbiamo fatto.
E percorrendo il ponte percorriamo l'infanzia e l'adolescenza di Mason, saliamo sul ponte che ha 8 anni e ne usciamo che ne ha 20.
E Mason non è solo Mason, è anche Ellar Coltrane, l'attore che lo interpreta.
Sì perchè è qui, per i pochi che non lo sapessero, la magia di Boyhood, l'aver usato lo stesso attore, gli stessi attori, tutti, per interpretare gli stessi ruoli in 12 anni diversi, un pò di riprese per anno.
Ellar Coltrane cresce e cresce Mason, il suo alter ego.
E vediamo così un rarissimo esempio di coming in age che sfonda la barriera cinematografica, diventando qualcosa di più, una commistione tra cinema e vita vera come non se ne era mai vista.
O almeno non lo si era mai visto in un unico film, così, senza soluzione di continuità.
Il passaggio è morbido, 8 anni e vedi tuo padre dopo un anno e mezzo, 9 anni e la madre si mette con il suo professore e te hai la fissa per Harry Potter, 10 anni e affronti un altro trasloco, 11 anni e ti senti un bambino diverso, 12 anni e vedi la mamma che sta male anche con quell'altro uomo, un violento egoista che vive soltanto di regole e di sè stesso, 13 anni e scopri il bacio di una ragazza, 14 anni e stai cambiando, cambia la voce, cambia il look, stai diventando altro, 15 anni e i primi spinelli e le prime birre, 16 anni ed hai talento, le tue foto sono bellissime, sai cogliere i dettagli della vita, 17 anni e c'è forse la ragazza giusta, che a te par giusta, e c'è il primo sesso e ti togli da facebook perchè la vita vera ti sembra altra, 18 anni e tua madre sta adesso con un altro uomo ma uomo, adesso, stai diventando anche te, 19 anni, il diploma e la sensazione che tra poco la tua vita cambierà, il college sta arrivando già, 20 anni e te ne vai via e quando te ne vai via vedi tua madre che ha passato la vita con 3 uomini e 2 figli ma adesso, quasi per la prima volta, sta lì e piange perchè di 3 uomini e 2 figli non le è rimasto nulla.
E sei passato dal Game Boy alla prima X box, dalla Play alla Wii.
E sei passato dallo sperare a 8 anni che l'amore tra tuo padre e tua madre ritornasse fuori a trovarti adesso a 20 che su quella cosa strana, sull'amore, hai tanti dubbi.
E sei passato in 2 ore e mezzo dall'esser bambino all'esser uomo.
Con un padre che è stato uno spettacolo, entusiasta, un padre che ti porta alla partita, in campeggio, che ti vuole parlare di tutto e vive ogni momento con te con un'intensità unica.
Sì, ma un padre che però quei momenti te li ha regalati poche volte all'anno, un padre che non c'è stato mai.
Perchè a star con te era quella madre che tutto ti ha dato, quella madre che sembra niente aver sbagliato ma poi 3 uomini l'anno lasciata o lei, e facendo bene, ha lasciato loro.
E alla fine hai però la sensazione che le brave persone comunque esistano, che i rapporti possano essere belli a prescindere da tutto, che alla fine in mezzo al presunto disastro di famiglia che hai c'è un'unione rara da trovare.
Boyhood è finito, boyhood, l'adolescenza, è finita.
E in un paesaggio lunare questa è la tua ultima scena, l'ultimo attimo di vita che possiamo vedere di Mason.
Ed è forse il più bello.
Due persone che stanno per cogliere un attimo.
Un attimo che sta per cogliere due persone.
Ma non faremo in tempo a vedere quell'attimo, il loro attimo.
Perchè ce ne andremo dalla vita di Mason un attimo prima.

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