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Al Cinema: Recensione "Humandroid"

Creato il 11 aprile 2015 da Giuseppe Armellini
Al Cinema: Recensione Francamente un mezzo disastro.
Eppure là dietro c'è quel Blomkamp che aveva esordito con quella meraviglia di District 9, l'unico motivo per il quale, oltre al vedere un film in compagnia, ho deciso dopo mesi e mesi di rituffarmi nel cinema milionario.
La cosa più incredibile di Humandroid non è tanto la qualità del film in sè per sè, ma il cercare di capire se ci troviamo davanti ad una pellicola seria o una che ci prende e si prende per il culo da sola.
Sì perchè è difficile, almeno nel cinema mainstream, trovarsi davanti a qualcosa di più trash (in confronto Transformers, di cui non ho mai visto un solo fotogramma, credo sia più serio). Personaggi trash, eventi trash, sceneggiatura trash, buoni sentimenti trash, ambientazioni trash, davvero, c'è da mettersi le mani nei capelli.
Ma quello che mi fa propendere per un trash involontario anzichè una scelta studiata a tavolino è il fatto che Humandroid metta dentro una serie di tematiche così vasta ed importante che non credo voglia poi sputtanare così.
All'uscita con mio fratello ci siamo detti che questo è il perfetto film di massa e di genere che alla stessa massa apparirà d'autore. Sì perchè dentro c'è di tutto, la violenza verso le minoranze e quella come piaga sociale, l'importanza dell'educazione e il concetto di famiglia, la castrazione nei bambini dei loro lati artistici (mamma mia, col robottone infante) e l'infinità bontà degli stessi, l'arrivismo di certe carriere e la malvagità umana, il concetto di Coscienza e quello di Anima, il concetto di Creazione, le galline per cani e He-Man.
Ops, scusate.
Il fatto è che ad un certo punto l'indiano, quello che aveva fatto The Millionaire, che qui milionario in teoria dovrebbe essere diventato veramente visto che ha progettato un..., a proposito, non ho detto niente della trama, questo ha progettato un androide capace di sostituire del tutto e per tutto la figura del poliziotto, quasi indistruttibile, dotato di un'intelligenza artificiale elevatissima e che vole pochi cazzi, ma pochi pochi eh, dicevo ad un certo punto the millionaire decide di creare un androide ancora più sofisticato, uno tale e quale ad un uomo, con una Coscienza propria, uno che davanti alla Gioconda direbbe "Me  Cojoni" o che davanti ad un film di de Sica (figlio) tenterebbe di uscire dalla sala, insomma, l'ha creato, ma questo Chappie, er robot, all'inizio è come fosse un bambino, "crescerà e imparerà presto" dice the millionaire, ma arrivamo alla fine del film che quello è ancora un pischello che ha paura della propria ombra, ma il punto è questo, the millionaire per educarlo e fargli conoscere il mondo glie fa vedè LA GALLINELLA CHE CE GIOCANO LI CANI, questa;
Al Cinema: Recensione
e io oltre a pensare che nella terra della Fu Apartheid (che il film è ambientato a Johannesburg, come District 9), c'hanno i giochini pe li cani IDENTICI ai nostri non ho potuto fare a meno di ripensare a questo video che non sono riuscito a caricare qua, ma chi ha facebook dovrebbe poter vedere nella mia pagina:
https://www.facebook.com/video.php?v=10202637325413227&pnref=story
Non solo, il robot bambino ad un certo punto vede in televisione He-Man e io non ho potuto non ripensare a quest'altro video, indimenticabile:

La sceneggiatura non ha alcun senso, una serie ci cause-effetti improbabile, con ingegneri che diventano spietati killer dal giorno alla notte, robot che si spengono e anarchia che scoppia, un robottone messo in pensione che da solo dovrebbe combattere tutto il crimine, l'anima (de li mortacci loro) che si trasferisce a cazzo dapertutto, un pastrocchio di cui non ci capisce nulla e che non poteva non finire con una scena che metteva dentro TUTTI i protagonisti, i due ingegneri, i 3 gangster punk, Chappie, il robot grosso, l'altra banda. Come esser riusciti a far arrivare tutti in quella scena non si sa, ma ci sono tutti.
Eppure c'è anche tanto di buono, come l'idea di partenza, come la scene magnifiche d'azione, come le soggettive dei robot, come l'unione tra degrado urbano e altissima tecnologia che fa tantissimo cyber punk.
Già, punk...
Credevo di aver visto il massimo con Doomsday ma qui il punkismo, il tamarrismo e il gangsterismo raggiungono livelli mai esplorati prima. Vi giuro, più che guardare il film cercavo di notare tutti i tatuaggi, le magliette e gli arredamenti dei 3 rapper gansta. C'è roba da schiantare, come la ragazza, insopportabile, con quella maglietta con scritto davanti "che me frega delle tette" e dietro "se ho un culo come questo". Ma c'è tanto di peggio eh.
Location fantastiche però.
Ma dimenticando l'orribile, ingiustificabile e incomprensibile finale (che oltre a far presagire un sequel è di un buonismo allucinante, sembravano morire tutti e 4 i protagonisti e invece non more NESSUNO) vorrei riassumere questo romanzo di formazione robotico con una frase pronunciata dal capo dei gangster.
Lui vuole far diventare CHAPPIE un perfetto criminale. E invece la regazzina e the millionaire gli insegnano l'arte.
CHAPPIE fa un quadro in 5 secondi netti, ritorna il capo gangstger e lo vede.
Ricordiamo, è un robot, la situazione è straniante.
"Non voglio un cazzo di artista" urla lui incazzato nero.
E porta CHAPPIE sui sentieri della perdizione, tra malavita, droga e alcool.
Magnifico.

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