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Di solito per chi ha i figli piccoli settembre rappresenta un mese particolare perché coincide con l’inizio del nido, della scuola materna o delle elementari. Con tutto quello che questo comporta.
Il primo scoglio da affrontare è il nido perché bisogna sperare di entrare nelle graduatorie di quelli comunali. In alcuni casi si aspetta l’uscita dei risultati quasi come l’estrazione dei numeri vincenti della lotteria. Anche perché, di solito, la differenza di costo tra nidi comunali e privati non è per niente insignificante. Poi c’è da affrontare il periodo dell’inserimento, i figli non sono dei pacchi che puoi lasciare su uno scaffale, e quindi è necessario un po' di tempo per ambientarsi. Tra ferie, permessi e babysitter si riesce a superare anche questo momento così delicato. Non è ancora finita. Perché bisogna conciliare gli orari del nido che, in alcuni casi, sembrano veramente incompatibili con gli orari di un lavoro “normale”. Io mi fermo qui perché la mia esperienza per il momento è arrivata al nido.Ma vedo intorno a me disperazione. Sembra una parola esagerata ma per alcuni è così. Una mia conoscente non è rientrata nella graduatoria del nido comunale. La possiamo chiamare sfortuna ma è successo. Adesso cosa fare? Il nido privato è un po’ “caro” e l’orario di chiusura è difficilmente conciliabile con il lavoro dei genitori. Bisognerebbe avere il cosiddetto “prolungamento”, anche di una sola ora. Pagando si riesce ad ottenere tutto. Questa famiglia abita lontana da casa per lavoro. I nonni non possono aiutarli. Diciamo la verità, i nonni rappresentano una grande risorsa per la crescita dei nipoti ma molte volte si ricorre ai nonni, in modo esagerato, perché presentano il grande vantaggio di essere “gratis”.Mi chiedo se avere figli stia diventano un lusso. Non per viziarli ma proprio per decidere di avere figli o, in particolare, per decidere di non fermarsi al primo. In molti casi l’unica alternativa possibile per far crescere la famiglia è la decisione di uno dei genitori di abbandonare il mondo del lavoro o di rimanerne ai margini. Me lo chiedo perché molto spesso sento dire che “non ci possiamo permettere” un figlio o un altro figlio. Detto da gente che si accontenta di poco ma che deve affrontare la realtà dei problemi di tutti i giorni. Me lo chiedo perché da un lato vedo una certa ostentazione nell’avere figli da gente che poi scopro avere mille agevolazioni, da un altro perché vedo che l’Italia sta diventando sempre più una società di single, di famiglie senza figli o di figli unici, con tutte le problematiche che questo comporta.
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