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Avevamo bisogno di squadre di veline americanizzate?

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Avevamo proprio bisogno dei corsi di cheerleader nelle scuole italiane?

Era necessario istituire corsi gratuiti di quest’americanata che vi vorrebbe definire sport ma che in realtà pone le figure femminili come contorno a sostegno di una squadra tutta maschile?

Data l’emergenza violenza sulle donne forse era meglio proporre corsi gratuiti di arti marziali o difesa personale, ma forse nel paese più sessista d’europa non si pensa fosse il caso di impartire alle femmine lezioni di sport del genere in quanto considerati maschili..anche se sono necessari vista la situazione.

La cosa che più mi stupisce è che la scuola pubblica fa tagli dove sono le donne a pagarne maggiormente le conseguenze e non bastando questo si punta sulla formazione di una squadra di veline americanizzate.

A chi dice che il cheerleading sia uno sport non capisce proprio nulla, in quanto non si sono nemmeno chiesti come mai non viene mai in mente di stimolare le donne altri sport che non siano la danza, seduzione e sport marginali o decorativi, nonostante fossimo nel 2010.

Finora potevamo dire che l’istruzione era l’unico luogo con meno disparità di genere. Mancavano i tagli e i corsi da cheerleader per peggiorare la situazione.

Donne Pensanti ha scritto una lettera e ha aperto una petizione.

Nelle scuole italiane mancano sedie, banchi, rotoli di carta igienica, ore di sostegno per i bambini disabili, ma il Comune di Bologna s’impegna di fronte alla cittadinanza a rendere disponibili e gratuiti i corsi di cheerleader nelle medie superiori. (vedi: http://www.comune.bologna.it/media/files/un_altro_sport.pdf)

Più che gli obiettivi didattici della scuola pubblica, il progetto pare centrare gli obiettivi particolari della Federazione Nazionale Cheerleading, il cui presidente afferma:

Il principale progetto che ruota attorno alla Federazione si chiama ‘Cheerleaders nelle scuole’, con il quale si vuole dare una valida alternativa al volley, unico sport che le ragazze praticano all’interno degli istituti. (…) Speriamo di riuscire ad entrare prima possibile con i nostri coach federali nelle scuole delle amministrazioni che hanno aderito, per iniziare a dare le prime basi di questo lavoro. Le previsioni sono quelle di riuscire a formare entro la fine del 2012 circa 700 team scolastici.

Ciò che ci lascia quanto meno perplessi è il fatto che mentre altri sport come il volley oppure la stessa ginnastica artistica, vedono le ragazze protagoniste dell’esibizione, quella delle cheerleaders resta pur sempre ai margini di un match maschile. Nella scuola pubblica ne deriverebbe necessariamente anche una divisione delle attività per genere.

Nel volantino informativo del progetto “Un altro sport” si menziona anche il crescente stress da ansia da prestazione che induce molti giovani ad abbandonare la pratica sportiva.

Il percorso da cheerleader sarebbe stato quindi selezionato anche in base a questo criterio. Il sito cheerleadersitalia smentisce clamorosamente con questa raccomandazione

Il nostro non è un gioco e pertanto sconsigliamo alle ragazze e ai genitori alla ricerca di uno svago per i loro figli di provarci perché alla fine perderanno tempo le ragazze, i genitori e noi. Qui si inseguono risultati e ambizione quindi si lavora seriamente e alla fine si ottiene una grande soddisfazione personale e di gruppo.

L’Italia è il Paese europeo in cui le donne sono maggiormente relegate a bordo campo in Politica, in televisione e nel contesto professionale: siamo sicuri che promuovere un corso da cheer leader non possa contribuire a mantenere granitico il modello femminile che viene proposto da ogni parte?

Ci piacerebbe sapere dal Comune di Bologna e dall’Unità Intermedia Sport se hanno valutato il contesto sociale e culturale bolognese e l’impatto che potrebbe avere su di esso uno sport che incornicia la bellezza femminile e la rende sfondo della competizione maschile.

Ne avevamo davvero bisogno?

La circolare comunale  illustra chiaramente gli obiettivi delle nuove proposte sportive per i ragazzi delle scuole superiori:

promuovere lo sport inteso come movimento, il benessere psicofisico legato all’attività motoria, il rispetto dell’ambiente, il rispetto di se stessi tramite un corretto stile di vita, il riconoscimento e il rispetto dell’altro e del valore dell’identità personale intesa come risorsa che porta ad un dialogo condiviso delle differenze.

In quale misura tutto ciò è realmente presente nell’attività di cheerleading?

E’ certo il Comune di Bologna che venga davvero assolto l’obiettivo centrale di questa circolare, ovvero il dialogo condiviso delle differenze?.

Chiunque voglia sottoscrivere questa lettera aperta può farlo apponendo la propria firma nei commenti

Questa lettera verrà inviata al Comune di Bologna, all’Unità Intermedia Sport e ai giornali. Continua a leggere qui.

Ricordiamoci quel che conta è il contesto. L’Italia è diversa dall’America in quanto si piazza al 74° posto nel mondo per parità tra uomo e donna.
Nel contesto americano dove la condizione femminile è nettamente migliore, i corsi di cheerleader non sono un problema. Istituirli nel contesto italiano dove la condizione femminile è anomala in termini di parità di genere e dove il modello mediatico e politico vincente è quello della velina e dove le donne vengono costantemente discriminate nel lavoro e sopratutto nell’unico campo in cui le donne ancora contano qualcosa è un problema perchè non solo non fa altro che stereotipare ancora di più i ruoli facendo del cheerleading non uno sport (come tutti dicono) ma una specie di velinismo americanizzato ma perchè le donne fanno per l’ennesima volta da cornice.

Nel contesto italiano il cheerleading potrebbe essere paragonato alle ombrelline nei rally. Un altro attacco del Governo italiano che ci vuole dappertutto sempre e solo come oggetti.

Non vogliamo che la discriminazione delle donne si estenda pure all’istruzione vero?



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