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Bambini Felici

Da Educareibambini

bambini feliciBambini felici: è questa l’immagine che come educatori, insegnanti o genitori vorremmo sempre vedere.

Per questo è importante sottolineare cosa intendiamo qui, nel percorso della Scuola di Palo Alto quando parliamo di educare i bambini alla felicità.

Il sorriso dei bambini felici ci regala gioia, e scatena in noi emozioni positive. Ma il termine felice si presta all’equivoco se viene inteso come “sempre contento, soddisfatto, sereno, gioioso”.

La vita, quella vera, comporta inevitabilmente anche difficoltà, frustrazione e dolori di vario genere, sia fisici, sia emotivi. Sarebbe un’utopia fuori luogo se pensassimo per i nostri figli una vita senza nemmeno l’ombra di un dispiacere.

Allora quali sono veramente i bambini felici?

Quelli che, avendo ricevuto risposte adeguate ai loro bisogni, sono in grado di conseguire uno stato di sufficiente sicurezza interiore e relazionale e di attivare un continuo, dinamico ripristino della condizione di sicurezza e di benessere.

Le neuroscienze hanno riscontrato che il cervello umano è orientato alla soddisfazione, alla gioia, alla ricerca e alla sperimentazione del nuovo.

Il bambino, alla nascita, è dotato di emozioni innate funzionali all’adattamento alla vita e al benessere tra le quali:

  • la ricerca, che attiva il desiderio di ciò che è fonte di piacere, soddisfazione e benessere;
  • il piacere sensuale connesso con la ricerca;
  • il gioco, testimoniato dalla giocosità di tutti i cuccioli, giocosità che perdura nella vita adulta;
  • la paura, connessa con l’ansia, che protegge dai pericoli;
  • la rabbia che, se regolamentata, dà adito a sentimenti di rafforzamento, assertività e padroneggiamento;
  • il dolore e l’angoscia che, sul piano relazionale, assumono la funzione di richiesta di attenzione e di cura;
  • la cura o sistema di accudimento, che si manifesta nelle madri verso i figli, ma anche nei bambini verso i più piccoli o i cuccioli di animali.

Viene chiamato attaccamento il primo fondamentale legame umano che riguarda la relazione mamma-figlio nei primi mesi di vita del bambino.

Il bambino è totalmente dipendente dalla madre, o da chi ne fa le veci, sia per quanto riguarda la sopravvivenza e lo sviluppo fisico tramite il nutrimento, sia per il benessere emotivo conseguente all’amore che la madre gli manifesta. Il neonato tende ad assimilare meglio il latte se gli viene somministrato con l’accoglienza e il calore che la madre gli comunica tramite il tono emozionale del corpo, della voce e dello sguardo.

Il cervello del bambino, alla nascita, possiede

  • facoltà di funzionamento filogeneticamente determinate
  • e funzioni che andranno ad attivarsi con lo sviluppo.

Le diverse funzioni possono maturare solo mediante un’adeguata relazione con l’ambiente e sono esperienza-dipendenti, nel senso che le specifiche modalità di attivazione che ogni bambino mette in atto, se per un verso sono evolutivamente predeterminate, per un altro assumono tipologie proprie in funzione della qualità dell’esperienza relazionale esperita.

Perché i bambini abbiano la possibilità di divenire bambini felici è fondamentale il ruolo dei genitori.

È, infatti, indispensabile che la madre riesca anche a sopportare e contenere in sé gli stati di sofferenza del bambino in modo da farglieli sentire accolti e compresi, rimandandoglieli trasformati in forma tranquillizzante e rassicurante.

Pensiamo a quando il nostro bambino piange perché prova dolore o malessere.

Sia che nostro figlio sia in grado d’interagire comunicandoci il malessere, sia che pianga e basta, certamente la nostra reazione non è mai neutra. Vedere nostro figlio star male ci mette in agitazione, proprio nel momento in cui sarebbe più utile rimanere calme per rassicurarlo.

Dobbiamo imparare a cancellare dal volto e dalla voce tutta la nostra ansia, armarci di coraggio e sorridere, parlare con dolcezza facendogli capire che siamo lì con lui e che sappiamo cosa fare per farlo stare meglio. (non dimentichiamo che il nostro compito è quello di insegnare ad affrontare tutte le situazioni e renderli resilienti, per renderli bambini felici!)

Con questa modalità interattiva il bambino si può tranquillizzare e apprendere che dopo la rottura dello stato di benessere interviene la riparazione che lo riporta nello stato di benessere perduto, che dopo la tempesta prima o poi torna la calma.

Mediante questa intensa e una sufficientemente costante interazione con la madre, il bambino sarà in grado di riconoscere sé stesso attraverso il suo rispecchiarsi negli stati emozionali che la madre gli rimanda.

Si costituiscono, così, la fiducia e la sicurezza di base: essere al mondo è una condizione sufficientemente e prevalentemente buona, tale da consentire di tollerare le inevitabili frustrazioni che la vita comporta e di favorire risposte idonee a superare le difficoltà, mettendo in campo le risorse che vanno evolvendosi con lo sviluppo.

La modalità interattiva madre-bambino che presenti caratteristiche di sufficiente sintonia e corrispondenza, con una adeguata regolazione dei momenti di rottura e riparazione, vanno a costituire nel bambino un attaccamento “sicuro” che gli consente di costruire procedure relazionali stabili e fiduciose, con livelli progressivi di autonomia in una condizione di sufficiente sicurezza e benessere, condizioni necessarie per la costruzione di una rappresentazione di sé sufficientemente positiva.

Esito importante dell’attaccamento sicuro è il costituirsi nel bambino della resilienza, risorsa utile per far fronte alle avversità della vita e recuperare la gioia di vivere e rendere veramente i nostri figli bambini felici.

Con il termine resilienza s’intende la facoltà di resistere e reagire a situazioni di sofferenza mediante un processo di riadattamento tale da fortificare e consentire di far fronte, in maniera positiva, alle frustrazioni e alle difficoltà della vita.

Perché la resilienza si costituisca è necessario che la madre e il padre non neghino o minimizzino i dispiaceri che il figlio si trova a sperimentare, ma lo facciano sentire capito, lo confortino e rassicurino, prospettandogli possibilità di superamento della difficoltà attuale.

L’esperienza del dolore, riconosciuto, nominato e condiviso, consente la profondità del sentire in tutta la gamma dei sentimenti, compresi il piacere e la gioia.

 

Articolo di Federica Arrigoni

 

Bambini Felici by Marco Masella

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