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Bananas al Nuovofilmstudio di Savona

Da Marcofre

Ieri sera c’è stata la terza proiezione del film “Bananas” presso il Nuovofilmstudio a Savona. Ingresso gratuito, una discreta affluenza di persone (una cinquantina?), ma si poteva fare di più. O meglio: i savonesi invece di starsene a casa, o di girare a vuoto, potevano fare un salto e dare un’occhiata alla pellicola.

Si parla di Dole, il gigante alimentare che coltiva e commercializza banane, e che per anni ha irrorato i suoi operai (nicaraguensi), di sostanze tossiche, sapendo della loro pericolosità.
Il film descrive la causa intentata da un gruppo di operai della piantagione, e coadiuvati da un paio di avvocati statunitensi, contro la Dole, in un tribunale di Los Angeles.

Non finisce con la vittoria dei buoni sui cattivi, e questo rende la visione forse persino più interessante. Quello che emerge è che gli statunitensi non devono essere a contatto con sostanze che conducono alla sterilità; tutti gli altri, beh, mica sono statunitensi, giusto?

Alcuni aspetti interessanti del film: l’avvocato di origini cubane che decide di spendersi per questa causa. È una che si fa pagare solo quando vince, nello studio ha un busto di Giulio Cesare, e guida una Ferrari col cambio al volante. Rossa, perché quello è il colore giusto per una macchina del genere. Un tipo che ti verrebbe voglia, appena lo vedi, di prenderlo a schiaffi; e ti devi ricredere.

Un vecchio filmato in cui compare il dittatore Somoza che si muove con il machete nella piantagione. Mi è tornato alla mente “Cent’anni di solitudine” di Garcia Marquez, ambientato in un’altra Nazione, d’accordo, e dove anche lì si assiste allo sbarco della grande multinazionale delle banane. Per sapere come va a finire (il romanzo), occorre leggerlo. Se non lo hai fatto, cosa aspetti?

L’avvocato della Dole. L’azienda finisce per pagare qualcosa (qualche milione di Dollari, mentre l’avvocato degli operai sarà accusato, si legge nei titoli di coda, di aver fabbricato le prove), ma il legale è comunque soddisfatto perché è certo che non ci saranno altre cause del genere. Non si guadagna nulla, a suo dire, ci si rimette soltanto. Immagino che per costui fare qualcosa perché si deve, per (attenzione attenzione!), principio, o per gli ideali, sia roba da pazzi.

Cercasi più pazzi, allora. E buona Pasqua.


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