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Berlusconi verso l’immunità parlamentare. Pericolosi prodromi di ingiustizia fascista

Creato il 18 febbraio 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

a cura di Iannozzi Giuseppe

Berlusconi verso l’immunità parlamentare. Pericolosi prodromi di ingiustizia fascista
Secondo Berlusconi la riforma della giustizia non può essere  disgiunta  da un giro di vite sulle  intercettazioni,
per cui è stata approvata all’unanimità la relazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano sul disegno di legge (ddl) che contiene le linee guida per la riforma costituzionale della giustizia. La bozza di riforma che il Guardasigilli Angelino Alfano aveva sottoposto all’attenzione del Quirinale lo scorso novembre aveva ricevuto un altolà dai finiani che, per bocca della presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno, contestavano la prevista maggioranza laica del Csm, l’attribuzione di maggiori poteri al ministro della Giustizia, l’ipotesi di una polizia giudiziaria più autonoma dal pubblico ministero.
Un Pdl anonimo citato dall’ANSA riferisce: «Provvederemo a riformare le intercettazioni riproponendo il testo originario del ddl che giace alla Camera». Si parla dunque di tornare alla versione precedente le modifiche volute da finiani e centristi, che secondo Berlusconi hanno reso «inutile» il provvedimento, cioè inutile a lui per salvarsi dai tanti processi in corso che lo vedono protagonista condannabile secondo il principio la legge è uguale per tutti.

La riforma della giustizia approvata dal governo prevede la separazione delle carriere di giudici e pm, la divisione in due del Consiglio superiore della magistratura (Csm) e il conferimento di maggiori poteri al Guardasigilli. Non è escluso che il governo intenda procedere anche con un ddl sulla responsabilità civile dei magistrati. Un Consiglio dei ministri straordinario sarà convocato nei prossimi giorni per l’approvazione definitiva, mentre martedì si riunirà un comitato di ministri e di tecnici per approfondire i contenuti del ddl.
Berlusconi vuole l’immunità parlamentare: «È giusto modificare l’articolo 68 della Costituzione reintroducendo l’immunità parlamentare. Deve essere oggetto di confronto. La riforma del comparto è uno dei punti più importanti del nostro programma di governo. Questa è una riforma basata su principi di civiltà». Berlusconi avrebbe anche sottolineato che in questo frangente va affrontato anche il nodo delle intercettazioni, senza indicare lo strumento per limitarne gli eventuali abusi: «L’importante è che si vada al più presto a definire la riforma. Bisogna chiudere nel più breve tempo possibile».

Stando al ddl i giudici saranno indipendenti da ogni potere e soggetti solo alla legge, mentre i pm potrebbero diventare un «ufficio» organizzato secondo le norme sull’ordinamento e con la facoltà di esercitare l’azione penale secondo priorità stabilite dalla legge. E ancora: l’uso della polizia giudiziaria avverrà «secondo modalità stabilite dalla legge»; verranno creati due Csm, uno dei giudici e l’altro dei pm mentre un organismo ad hoc (una sorta di alta corte di disciplina) vaglierà i procedimenti disciplinari di tutte le toghe. Potrebbe anche essere prevista l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado e l’attribuzione al ministro della Giustizia di maggiori poteri, come partecipare alle riunioni dei Csm senza però diritto di voto.

Per le opposizioni la riforma della giustizia annunciata oggi è soltanto una scatola vuota: una «messinscena imbarazzante, somma dei desideri del premier» (Anna Finocchiaro, capogruppo senatori Pd); una «riforma non a favore della giustizia e dei cittadini onesti, ma dei delinquenti» (Antonio Di Pietro, leader Idv); «provvedimenti che servono solo a Berlusconi e ai suoi processi» (Pier Ferdinando Casini, leader Udc); «una fantomatica riforma per intimidire e controllare la magistratura e ad alimentare lo scontro istituzionale» (Donatella Ferranti, capogruppo in commissione Giustizia alla Camera Pd).
Il leader del Pd Pierluigi Bersani rinnova al premier l’invito di far un passo indietro. Ma il portavoce del Pdl Daniele Capezzone alza la voce per dire che «si apre la strada a una riforma liberale della giustizia che sarà letteralmente storica, e avvicinerà finalmente l’Italia ai migliori standard delle democrazie occidentali».

Ci si sta avviando verso un regime fascista? Parrebbe proprio di sì.


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