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Bettino craxi, il padre di tangentopoli

Creato il 24 febbraio 2014 da Postpopuli @PostPopuli

Craxi monetine 266x170 BETTINO CRAXI, IL PADRE DI TANGENTOPOLI

Craxi indagato e contestato (getulio.it)

di Emiliano Morozzi

Bettino Craxi il padre di Tangentopoli, nasceva a Milano il 24 febbraio 1934: il segretario e primo ministro socialista, più che per il suo agire politico, passerà alla storia come il protagonista di una delle più clamorose vicende giudiziarie del nostro paese, lo scandalo di Tangentopoli. Proprio da lì partiamo in quella che più che una biografia, è una riflessione su ciò che Craxi ha messo a nudo suo malgrado: la corruzione endemica del sistema politico italiano. Tutto nacque quando venne arrestato a Milano il dirigente socialista Mario Chiesa, che viene colto in flagrante mentre intasca una mazzetta dal proprietario di una ditta di pulizie per garantire al medesimo l’appalto del Pio Albergo Trivulzio. Craxi definì l’esponente di primo piano del PSI milanese soltanto un mariuolo isolato, ma la scoperta di due conti segreti in Svizzera e la pressione del Pubblico Ministero Antonio Di Pietro convinsero Chiesa a confessare tutto il sistema di tangenti che i socialisti avevano messo in piedi sia per foraggiare in maniera illecita le attività del proprio partito, sia per arricchimento personale.

È l’inizio dell’inchiesta Mani Pulite, che farà venire a galla l’aspetto più marcio e inquietante del sistema politico italiano, la corruzione eretta a strumento di sopravvivenza nell’arena politica. Fu questo infatti il cardine dell’autodifesa di Craxi quando sulla sua testa cominciarono a piovere avvisi di garanzia per finanziamento illecito ai partiti e per corruzione: non sono il solo ad avere commesso questo reato, il finanziamento illecito ai partiti è una prassi comune a tutti ed è l’unico modo per poter sostenere le ingenti spese che l’attività politica impone. Addirittura Craxi sfidò gli altri partiti, accusando di spergiuro coloro che avessero negato di avere ricevuto finanziamenti illeciti, e col senno di poi è doloroso ammettere che le parole del leader socialista non rappresentavano un goffo tentativo di discolparsi, ma dipingevano l’amara realtà del sistema politico italiano, dove la corruzione regnava e continua a regnare indisturbata tuttora, come dimostrano i numerosi e recenti scandali che hanno coinvolto politici di primo e secondo piano, colpevoli di avere usato soldi pubblici per scopi del tutto privati e personali, raggiungendo il grottesco di consiglieri regionali che mettono in conto ai cittadini pure i soldi spesi per i gratta e vinci.

Allora però l’inchiesta Mani Pulite travolse il Partito Socialista e una larga parte della dirigenza della Democrazia Cristiana, determinando, almeno per qualche mese, una profonda voglia di rinnovamento nella politica italiana. Il marcio era venuto a galla ma in quel caso c’era stata una forte reazione popolare: quando il parlamento, ben sapendo che le parole di Craxi nascondevano la cruda realtà, negò l’autorizzazione a procedere per il leader socialista, i giornali gridarono allo scandalo e ci furono veementi ondate di protesta in tutto il paese. Celebre fu l’episodio dell’Hotel Raphael: i manifestanti indignati per il salvataggio di Craxi da parte del parlamento lo aspettarono all’uscita dell’albergo, prima lo bersagliarono di cori dissacranti e quando il segretario socialista uscì, gli lanciarono contro centinaia di monetine, come una sorta di pena del contrappasso per colui che si era messo in tasca i soldi dei cittadini. Oggi invece al massimo gli esponenti politici inquisiti vengono fatti segno di insulti su Facebook, ma la società civile sembra assuefatta a questo sistema fatto di tangenti in cambio di favori, che siano essi poltrone, appalti pubblici o sistemazione all’interno della pubblica amministrazione.

Craxi è stato il simbolo della corruzione eletta a sistema, e purtroppo pur essendo morto il protagonista dello scandalo, la politica continua ad essere infettata da quello che con il passare degli anni è diventato un male sempre più profondo e sempre più esteso, che si manifesta a tutti i livelli del potere e non solo in parlamento. Non solo la corruzione si è rivelata così diffusa, ma ha anche infettato tutti i partiti politici senza distinzione di sorta: dai leghisti, che ai tempi di Craxi agitavano i cappi in parlamento invocando giustizia sommaria e poi una volta andati al potere hanno messo su un sistema di corruzione tale da far impallidire lo stesso leader socialista, agli esponenti della destra, agli ex comunisti e democristiani confluiti nel partito democratico. Un sistema che tuttora corrode come un cancro la democrazia italiana e al quale ormai i partiti politici sembrano non fare più caso: se un tempo, un uomo politico di un’altra statura come Enrico Berlinguer sollevava la questione morale, adesso gli scandali passano nell’indifferenza del mondo politico e della società civile, la cui indignazione dura il tempo di un clic.

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