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Biochimica della scelta dei libri

Creato il 30 settembre 2011 da Spaceoddity
Come si sceglie un libro? Non intendo in assoluto, per quello sono abbastanza bravo a definire cosa potrebbe far parte della mia biblioteca: io intendo proprio il libro che leggo ora. Dopo La maga delle spezie, sono entrato in crisi. Ho cominciato, per continuare con i profumi, Gabriella, garofano e cannella, ma io proprio Jorge Amado non lo digerisco, chissà perché.
C'è qualcosa che mi chiami? Da lontano no: quando mi avvicino a una delle mie librerie, si affollano le voci dei libri, voci seducenti, certo, ma non convincenti. Tante possibilità, nessun colpo di fulmine, nessun libro con cui entrare in risonanza. E allora mi vengono in mente libri che ho già letto, della serie: ora mi ci vorrebbe quello, e mi riferisco a un Auto da fé di Canetti, per esempio, o anche a un Don Chisciotte; ma non sono tipo da rileggere qualcosa che ho dentro in modo così potente.
Poi penso: ma, in fondo, andrebbe bene anche qualcosa tipo Il responsabile delle risorse umane di Yehoshua, che ho amato moltissimo; ma cosa? Ho riprovato a prendere in mano La versione di Barney, ma quel libro mi respinge (non ci crederete: avverto proprio una forza uguale e contraria al movimento delle mie braccia); avevo selezionato Una storia d'amore e di tenebre di Amos Oz, ma comincia in 30 metri quadri soffocanti e ho bisogno di tanta aria. Sì, ho bisogno di qualcosa di viscerale e insieme di arioso. Si può essere più idioti? Non ha funzionato neanche il nuovo tentativo de Il libro della grammatica interiore di David Grossman, che troppo mi riporta a Che tu sia per me il coltello, orizzonte spirituale e corporale da cui tendo a tenermi alla larga.
Sai cos'è, oggi, per continuare con questo elenco di ebrei, vado a comprarmi il nuovo libro di Howard Jacobson (L'enigma di Finkler), intervistato ieri pomeriggio su Fahrenheit da Loredana Lipperini. Quello sì, mi chiama.
(Forse in questi casi, la soluzione migliore è sempre Shakespeare. E ovviamente (non) leggerò altro.)

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