Magazine Diario personale

Bona notte ar secchio

Da All_aria @all_aria

Ho visto molti posti. Mi sono concessa molte cose e privata di molte altre. E sono fuggita quando era il tempo di restare. E viceversa. Non era previsto che andassi a Roma all’ Università. Non era previsto. Non riuscivo a rassegnarmi all’ idea di vivere il progresso a casa mia. C’ era un mondo là fuori che attendeva di essere vissuto e me ne sarei dovuta privare.
Fu semplice.
-Prova il test se vuoi, figurati, con tutti quegli iscritti… -Sbagliavi, mi hanno presa! -Non ci saranno i fondi per la Spagna, ne sono sicura. -Si parte a settembre, i fondi sono arrivati. -Se vai in Spagna lo so, non torni più. Se vuoi, vai a Roma, ma fai tutto sola, la casa, il quartiere, la città. Te la dovrai vedere da sola.
Così fu: trovai la casa, il quartiere, la città, gli amici, gli amori, le coinquiline, la laurea. Fu un susseguirsi di emozioni, forti, come non le avevo mai sentite prima, ché le vivevo in prima persona, ché me la cavavo e bene e non sapevo di avere quest’ abilità. Non ero più poi così tanto timida, mi scoprivo anche simpatica, socievole. Cominciavo a conoscermi.
Conobbi cose fino ad allora sconosciute. Le persone si sceglievano, si avvicinavano perché trovavano nell’ altro qualcosa di irrazionalmente empatico, non per il proprio cognome né per la famiglia di provenienza e fu una scoperta meravigliosa, fatta di tanto, di cui non so dire. Non si parlava di mali sociali, ma di politica, spesso. Vidi i barboni alle poste di piazza bologna, i signori ben vestiti fermarsi alla caritas, i romani radical chic fare nottata al rialto, i fuori sede a san lorenzo, gli scippi e la prostituzione e la droga che non avevo mai visto prima.
Sentivo parlare di una metropoli pericolosa in cui io mi sentivo al sicuro.
Tornare non è stato semplice, ho avuto per lungo tempo la sensazione che la mia vita scorresse come sempre, solo senza di me, come se mi avessero sottratto un qualcosa che era mio di diritto. Non ho ancora capito chi colpevolizzavo di una decisione che era stata solo mia. Forse l’ Ilaria di allora che non c’ era già più.
 E vi saluto così come avrei fatto in quegli anni, in quelle sere.


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