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Buon Compleanno Manzoni

Creato il 07 marzo 2012 da Postscriptum

Buon Compleanno Manzoni

Si apprende, solo per mezzo del doodle google di oggi – non certo per ricordi sbiaditi delle biografie studiate al liceo – che ricorre il duecentoventisettesimo compleanno di Alessandro Manzoni. Autore cui dobbiamo la diffusione di… ma sì, che vado dicendo, Manzoni è quell’insopportabile autore che ci costringono a leggere al Liceo, poco prima di iniziare quel viaggio senza ritorno che è lo studio delle celate accuse dantesche (tre cantiche che sono solo il pretesto per mandare a quel paese chi gli stava antipatico). All’inferno anche Manzoni?

 

Sarà banale, ma a distanza di anni da quelle letture obbligate, riprendere I Promessi Sposi e leggerli spogliandosi dalle lunghe pagine di critica imposte da qualche saccente professore, farà ricredere chiunque (non esageriamo, forse solo alcuni). Una delle interpretazioni più interessanti e minoritarie del testo manzoniano, è quella di Leonardo Sciascia (ben delineata in un suo articolo da Marcello D’Alessandra): il trionfatore vero del romanzo, il vincitore assoluto su tutti è Don Abbondio. I due innamoratini alla fine si sposano? Ci mancherebbe altro, dopo tutto quello che avevano passato. Ed è davvero una lettura perversa, quella che assegna un ruolo da protagonista alla Provvidenza, perché se così fosse si tratterebbe decisamente di una Provvidenza capricciosa o troppo teledipendente e assuefatta da soap opera latino-americane. Tra le pagine del Manzoni, chi si muove meno è il vero protagonista, il trionfatore come si diceva prima. Un atteggiamento, quello di don Abbondio, che Sciascia non esita a definire quale simbolo e metafora del quotidiano agire civile umano: disinteressato, apatico, arrendevole, accondiscendente verso i poteri forti ma anche i poteri deboli. Un comportamento amorfo, consapevole nel suo esser privo di responsabilità, o meglio, ben lungi dal prenderne. Ecco il vincitore quotidiano, colui che sempre, nell’eternità razionale terrena, con un sorriso falso ed un paio di occhiali da bellimbusto (link) si trova sempre con il piede a riva, mentre la massa si dibatte tra le onde. Non si fraintenda, questi atteggiamenti apatici e calcolatamente passivi non sono da assolutizzare in determinate categorie umane. Nessuno è esente da comportamenti simili. Un buon padre di famiglia, onesto e stimato, può essere strumento elettorale ad uso e consumo dei più loschi figuri, è storia di tutti i giorni. I mali della nostra società non si sono generati da soli. E non è scusante valida quella cristianologica di puntare il dito verso il “peccato” ed il maligno signore che architetta i nostri inferni giornalieri. Ma d’altro canto, noi poveri donabbondi, che ci possiamo fare? A cosa servirebbe la nostra ribellione? Come si dice: se non li puoi battere, unisciti a loro…tuttavia in posizione defilata, così da non poter essere direttamente identificati. E se ne vien qualcosa di buono per il nostro “particulare”, bene, questa è opera della Provvidenza. Don Abbondio rappresenta l’apice di queste condotte di “bilanciamento” ponderato e sarà chiaro ad ogni lettore, dopo i primi capitoli del grande romanzo, che anche Manzoni, tra le tante ironie (ignote ai professori del Liceo, probabilmente), farà spesso capire quanto grande sia l’invidia provata nei confronti di questo buono, mite e indulgente curato di campagna. Solo le nostre maschere di ipocrisia fanno sì che non una voce alta e chiara si innalzi (anche tra i prof. del Liceo) per dichiarare l’ambizione ad esser tutti dei piccoli donabbondi. Cosa che in realtà, celatamente, già siamo.

Gaetano Celestre

 

Consiglio al lettore di approfondire direttamente sui testi sciasciani (oltre che leggendo direttamente i Promessi Sposi).

Un’ottima introduzione potrebbe essere l’articolo del professor Marcello D’Alessandra, rinvenibile al seguente link: Sciascia e Manzoni

Geniale è poi (quanto intelligente e legata alla lettura esposta sino ad ora) l’interpretazione del Trio Lopez-Marchesini-Solenghi: video


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