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Buskers

Da Pim
Buskers Così nelle vie e nelle piazze, tra il riverbero dorato delle pietre antiche o il miscuglio lattiginoso dei ciottoli che scrocchiano sotto i piedi, è tutto un frastuono di suoni folk, rock, soul, blues. Ce n’è per tutti i gusti. Ma più dell’abilità tecnica coinvolge il carisma collaudato di questi musicisti girovaghi, un carisma che si spiega con una combinazione intrigante di look e gestualità. Ci sono tipi che sembrano teletrasportati dai lontani anni sessanta, la mitica estate dell’amore: tuniche colorate, odore d’erba e incenso, chitarre e cori tipo Simon & Garfunkel, fantasmi di Dylan, echi elettrici di Hendrix. Oppure quartetti jazz in giacca e cravatta stile Cole Porter se non giù di lì. O ancora gruppetti cubani, forse brasiliani, e subito ti ritrovi nel BuenaVista Social Club. E mentre io sono lì in piedi tra la folla che fa arco attorno agli artisti, con la videocamera in pugno, per un attimo sento vera quella frase che recita: non sei né giovane né vecchio, ma è come se tu stessi dormendo sognando entrambe queste età.

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