Magazine Maternità

C’era una volta una gatta

Da Maxdejavu

Tornando a quando i Dejavù erano ancora in due e vivevano nella spelonca in mezzo alle campagne (per i nuovi ospiti v. rubrica Le Origini)… non possiamo non parlarvi del pezzo forte della nostra convivenza: Zip, una gattina che ci ha adottati una sera di settembre, mentre si era intenti a litigare in veranda (perchè a noi piace mettere il quadro alla piazza*). La cucciolina (poteva avere sì e no un mesetto) si mise a far le fusa proprio sotto le gambe della sottoscritta mentre era intenta ad aggredire verbalmente il consorte per motivi che adesso proprio non ricordo. Da quel momento si smise di litigare e si pensò alla gattina. In principio: scatola di scarpe come cuccetta (con vecchia maglia della salute di Max) “Però deve rimanere fuori eh!” – Poi, con l’arrivo dell’autunno: “Uhm… mi sa che almeno la notte la facciamo stare in casa con noi, tra l’altro hai visto quella gatta siamese che gliele da di santa ragione? E il gatto nero che ci prova in continuazione? Povera Zip!”

*espressione tipicamente barese con cui si indica il rendere pubblico qualcosa di riservato. Nasce dalla tradizione di esporre il quadro di San Nicola in piazza durante la sua festa.

C’ERA UNA VOLTA UNA GATTA

Per forza di cose (eravamo a lavoro tutto il giorno fuori) di giorno era libera in giro per il cortile e per tutte le campagne circostanti. La sera quando rientravamo ci veniva incontro, si spalmava in terra e si rotolava nella polvere per farci le feste.

Zip era una gatta atipica. Coccolona e di compagnia, se c’era gente si piazzava in braccio a qualcuno (che generalmente si dichiarava non amante dei gatti). Se si giocava a carte voleva partecipare anche lei e faceva gli agguati facendoti cadere le carte di mano. Per entrare in casa si arrampiacava sulle zanzariere fino in cima. Quando stavamo per andare via da quell’appartamento in effetti alcune zanzariere non solo facevano passare le zanzare, ma anche un paio di piccioni e le pantegane. - Salvo la zanzariera distrutta da Nonno Eppe che per andare a fumarsi una sigaretta in terrazza al buio aveva travolto e scardinato con tutto il suo fisico prestante.

Zip si divertiva moltissimo, era una pacchia per lei vivere in campagna e dormire con noi la notte. Ci portava sempre dei regalini sul balcone: topolini, lucertole, gechi (che lì da noi erano grossi come iguane), passerotti, rospi e raganelle, cavallette, mantidi religiose (una sera ne contammo 12, dico 12, sul muro sotto il lampione, che ci guardavano con la loro testa girata a 360°, una cosa davvero impressionante la fauna di quei luoghi). Un giorno, nel periodo di Carnevale trovammo persino una zeppola!!! Da dove l’abbia recuperata non si sa, ma l’ha considerata cacciagione e ce l’ha portata in dono. Una sera invece trovammo un essere non molto identificato (in effetti ne aveva fatto scempio) che aveva un manto di pelliccia marrone e arancione. Poteva sembrare un ghiro o un porcellino d’India, noi lì piegati a osservare, poi a cercare foto di ghiri o altri piccoli roditori su google per provare a  risalire alla specie. Niente. Io stavo impazzendo. Che animale era?

La risposta la ottenne il Dejavu qualche giorno dopo quando incrociò in cortile Penelope, la figlia di Messalina (ricordate?) che lo apostrofò dicendo: “Il tuo gatto si è mangiato il mio criceto!” – Zip si era anche specializzata ad aprire le gabbie.

Poi avete presente quando si sente che tizio ha dovuto chiamare i pompieri perchè il suo gatto non riusciva più a scendere dall’albero sul quale si era arrampicato? E’ vero!  Un giorno ero rientrata da lavoro e Zip stranamente non era venuta a salutarmi. Al mio richiamo la sentivo miagolare. La trovai in cima al pino, ma proprio in cima… che si disperava e non osava fare un passo verso il basso. Ho passato tutta la sera a cercare di farla scendere, con i croccantini come esca e alla fine, piano piano… si è catapultata giù.

Zip è stata con noi 4 anni. Ha cambiato casa insieme a noi e si è dovuta adattare all’appartamento senza cortile e campagne intorno… Ha viaggiato in nave e ha dormito con Max leccandolo dalla testa ai piedi che non le sembrava vero tutto sto contatto ravvicinato. Il giorno dopo Max era un manto di peli e doveva convincere il personale che non avevamo tirato fuori la gatta dal trasportino, ma che era lui ad essersi infilato lì dentro.

Ha visto pure la Puglia, o meglio il giardino di Nonno Mao, al quale si era anche affezionata, specialmente alla terra umida del piccolo orticello dove da quando ci è passata lei le bietole crescono un po’ a stento.

Ha visto arrivare una piccola rompiscatole che poi pian piano è cresciuta e quando la accarezzava con le manine umidicce le toglieva via il pelo morto meglio dei guanti appositi.

E’ stata ospitata da amici quando non potevamo portarla con noi ed ha assaporato un pochino di quella libertà che le abbiamo dovuto togliere col trasloco.

Ora che non c’è più è sorprendente vedere che nonostante sia passato un anno e mezzo il suo ricordo è ancora vivido nella mente di Nana, che qualunque gatto incontri per lei si chiama Zip.


Filed under: Animali, Emozioni, Follia collettiva Tagged: gatto

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines