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Cadute e ricadute, il Toro fa crac

Da Astonvilla
Cadute e ricadute, il Toro fa cracMuscoli d'argilla, preparazione troppo pesante, prognosi sbagliate, anche un pizzico di sfortuna. Il crac è servito. Gli ultimi a fermarsi sono Gasbarroni, elongazione del bicipite femorale sinistro e dieci giorni di stop, e Zanetti, che si è rotto il naso in un contrasto in partitella contro gli allievi. Se il Toro perde altri pezzi, sono i casi Lazarevic e Rivalta a spiegare meglio di qualunque referto medico la portata del problema: 21 infortuni in un anno con ricadute plurime non possono essere tutti ascrivibili al caso, né a traumi violenti di gioco.
La realtà vede un Torino sempre più in affanno dal punto di vista dell'infermeria. Sabato con il Piacenza Lerda avrà una formazione largamente rimaneggiata: in difesa è rimasto solo Pratali nel ruolo di centrale (Di Cesare è ancora indisponibile e Ogbonna è squalificato) e Lerda sarà costretto ad attingere dalla Primavera. In preallarme Scaglia e Chiosa: quest'ultimo ieri ha rinnovato per tre anni con il Toro, assieme all'attaccante Miello.
La situazione di Lazarevic è l'emblema del momento Toro: desaparecido. Si infortuna contro l'AlbinoLeffe il 9 aprile alla caviglia. Sembra grave, tanto da richiedere l'immediato trasporto del calciatore all'ospedale di Bergamo. Poi successivi esami rassicurano sulle sue condizioni. «Distorsione della caviglia sinistra con stiramento del legamento peroneo anteriore: tempo di recupero, 7-10 giorni», il comunicato della società. Lazarevic vuole bruciare le tappe della guarigione: la convocazione per la sfida con la Reggina di lunedì 18 alimenta speranze. Invece finisce in tribuna. Gli va peggio contro il Modena, la partita successiva: nemmeno arruolato. Diciannove giorni dopo, Lazarevic si allena a parte e anche con il Piacenza non ci sarà. Come Rivalta: per la società è guarito dal problema muscolare, ma il difensore avverte ancora dolore.
Sono gli ultimi due casi di una stagione nata storta con gli infortuni nel ritiro estivo di Bianchi (schiena), Pratali (ginocchio) e Iunco (caviglia). E proseguita peggio. Uno ad uno, sono cadute tutte le colonne granata. Oltre ai tre già citati, nel 2010 si infortuna seriamente anche Rubinho già a ottobre il portiere lamenta problemi al collo, ha un'ernia, ma il Toro subito non parla chiaro. Gioca l'ultima partita del 2010 il 6 novembre a Grosseto, poi salta undici incontri di fila e rientra contro il Sassuolo il 5 febbraio.
Nel 2011, è la volta di altri due caduti eccellenti: De Vezze e Sgrigna. Per entrambi la data fatidica è il 12 marzo, la partita contro il Livorno. Il mediano, recuperato con troppa fretta, si fa nuovamente male all'adduttore della coscia sinistra dopo pochi minuti. L'attaccante, già spremuto – è il calciatore con più presenze: 31 –, viene mandato in campo e si rompe nel riscaldamento. Quasi un anno fa il ds Petrachi – ieri alla Sisport con Cairo - minimizzava la perdita del responsabile sanitario Gianluca Stesina, finito poi alla Juventus, sostenendo che il medico in questione non fosse Maradona. Nove mesi dopo, i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

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Sara'...ma malgrado quel Giuda di Stesina non mi pare che la seconda squadra della citta' quest'anno se la sia passata poi cosi' bene a infortuni.
 

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