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Cala Violina, il paradiso all’improvviso

Creato il 04 giugno 2015 da Viaggimarilore

Cala Violina ti si apre davanti quasi all’improvviso. Anche se la stai cercando –  perché è proprio qui che vuoi arrivare, dopo tutta quella strada a piedi nel verde tra sentieri sterrati e boschi di querce – trovarti improvvisamente davanti agli occhi questo squarcio di azzurro ti lascia per un attimo senza fiato, bloccato, quasi impossibilitato ad andare avanti, tanta è la bellezza di cui ti vuoi riempire gli occhi.

calaviolina

Non parlo di paradisi tropicali, di atolli nei Mari del Sud, di natura incontaminata e distese chilometriche di sabbia bianca finissima: parlo di un tesoro tutto italiano, una spiaggia anche piuttosto lunga racchiusa e nascosta da un grande bosco mediterraneo che scende fino al mare, a lambire gli scogli che da un lato e dall’altro racchiudono questa piccola baia.

Ci sono due strade per raggiungerla: una, la più nota, è da Pian dell’Alma: un grande parcheggio a pagamento da cui parte un sentiero a piedi nel bosco di una ventina di minuti che, tra qualche discesa e qualche salita, porta infine in spiaggia. L’altro sentiero invece inizia al Puntone di Scarlino. Lì non c’è un parcheggio, ma pochissimo spazio per pochissime auto. Ci aspettano 4 lunghi km di passeggiata in piano, un po’ nel fitto della boscaglia di querce, un po’ al sole, ma con vista sullo splendido panorama che si apre sul mare e che abbraccia la costa, dapprima il Puntone, poi guarda avanti a sé l’Isola d’Elba in lontananza, e infine, passo dopo passo, arriva a scorgere laggiù in fondo la mezzaluna bianca che disegna Cala Violina. Tutto intorno a noi è cantar di uccellini e frinir di cicale, e pedalar di bikers più o meno allenati ma contenti, come noi, di aver scovato un lungo sentiero nel verde.

Il Puntone di Scarlino visto da un belvedere lungo il sentiero per Cala Violina

Il Puntone di Scarlino visto da un belvedere lungo il sentiero per Cala Violina

Sai di esser giunto a destinazione quando infine trovi un’area pic-nic attrezzata con tavoli e panche, sotto le fronde delle querce e popolate più da bruchi che da esseri umani. Un punto ristoro ti dice che sì, la civiltà è arrivata fin qui ma, per fortuna, non è poi così invasiva. Scendiamo in spiaggia, allora.

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Si chiama Cala Violina perché, dicono, la sabbia emette quasi un suono di violini quando la calpesti. Sinceramente non ho sentito nessun concerto d’archi, forse coperto dal fragore della risacca del mare. La sabbia è chiara e piuttosto rugosa, mentre da un’estremità e dall’altra della spiaggia, gli scogli, piuttosto piatti, erosi dal mare, ci raccontano un microcosmo fatto di granchi, paguri, patelle, ricci di mare e gamberetti. Un microcosmo che un momento prima è lì sotto i nostri occhi e un momento dopo è totalmente sparito, portato via da un’onda più forte delle altre: giurerei che dieci minuti fa non ci fosse quel riccio di mare, così come ora non vedo più quei buffi gamberetti trasparenti che mi avevano sorpreso poc’anzi. Il granchio invece fa ancora su e giù dalle pietre, marciando in orizzontale da destra a sinistra, mentre il paguro continua ancora le sue peregrinazioni forse, chissà, alla ricerca di una conchiglia più grande nella quale infilarsi. Solo le patelle restano fisse, ben attaccate al loro scoglio, a godere di ogni onda che le lambisce, che è musica per le loro orecchie e vita che le nutre.

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Al largo, ma non troppo, una serie di barche ormeggiate ci dice che la vista dal centro del piccolo golfo dev’essere eccezionale; e l’acqua profonda, finalmente: perché si cammina parecchio prima di poter arrivare a non toccare più. Una dolce passeggiata nell’acqua salata, nella quale lentamente, ma inesorabilmente ci caliamo. E il primo bagno della stagione è fatto. E non poteva avvenire in un luogo migliore.


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