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Cammino di Santiago 11a tappa – Da Belorado ad Agés

Da Turiang
La nebbia agli irti colli

La nebbia agli irti colli

Chissà dove sono Tommy e Luca, e come procede il loro progetto notturno. Quando stamattina mi sono alzato ed ho visto la nebbia non ho potuto trattenere una risata ripensando all’idea di camminare di notte per evitare il gran caldo.

Le strade deserte di Belorado al mattino

Le strade deserte di Belorado al mattino

Oggi tappa abbastanza impegnativa con una scalata importante dopo l’abitato (definirlo “paese” è già troppo) di Villafranca de Oca. I 12km che separano le sue case da quelle di San Juan de Ortega sono stati ripidi e faticosi, quasi sempre nella nebbia, anche alle 11.30.

Sono arrivato a quota 1.200m prima di prendere la lunga discesa che porta a San Juan, in mezzo a molti boschi. Le vesciche non mi danno tregua, anche adesso che sono a letto fanno male  come se fossero un mal di denti non troppo forte, un continuo dolore di sottofondo.

Oggi la nebbia non dà scampo

Stamattina la nebbia non dà scampo

A San Juan è l’ora del consueto pranzo al sacco pellegrino: bocadillo con chorizo comprati separatamente in una delle botteghe di generi alimentari che si trovano nei paesini del Cammino. Alcune di loro preparano i panini imbottiti su richiesta, come da noi al Sud. Quella dove sono andato stamattina no. Importantissimo in questi casi è aver portato da casa un coltello, altrimenti non rimane che arrangiarsi col dito per tagliare il pane. Io ho un coltello da carne. Essere arrivato a Saint Jean in autobus invece che in aereo ha i suoi vantaggi…

Il pranzo al sacco pellegrino di solito presuppone un’area di sosta attrezzata, tipo quelle sulle autostrade, con i tavolini per il pic nic ed un po’ d’ombra. Ché appena è andata via la nebbia è tornato il gran sole a ricordare che siamo a Luglio in Spagna.

Il cielo sopra Agés

Il cielo sopra Agés

Dopo pranzo scena campestre piuttosto divertente con protagonisti coreani, fra i più presenti sul Cammino e fra i meno intelligenti.

Prima di giungere ad Agés, in piena campagna, il Cammino attraversava uno dei tanti cancelli aperti lungo di esso. Poco dopo averlo superato trovo un cavallo di stazza considerevole che vaga libero per il terreno e si dirige verso di me. Nonostante un po’ di timore mi avvicino e mi concede una veloce carezza sulla testa.

il cavallo mi si avvivina

il cavallo mi si avvivina

Ma il bello viene ora: il cavallo prende il Cammino in direzione opposta alla mia e si ferma avanti al cancello aperto che avevo appena passato, presidiandolo e accogliendo il folto gruppo di coreani che mi seguiva con un forte nitrito.
Loro impietriti, io a morire dalle risate man mano che i secondi passano ed il terrore non abbandona le loro facce bianche. Sarà che sono abituato alla sostanziale inoffensività dei cavalli dalle tante Cavalcate di Sant’Oronzo viste nella mia Ostuni, vorrei urlargli “E’ un cavallo cazzo, non un coccodrillo!”.

L’empasse coreana viene sbloccata dall’arrivo di un pellegrino spagnolo, che dice qualcosa tipo “che cazzo fate? è un cavallo!” (almeno sogno che abbia detto veramente qualcosa del genere) ed attraversa il cancello nonostante lo stallone, seguito con molta titubanza dagli asiatici.

Ieri sera prima di salutare i miei due amici italiani avevo chiesto a Tommy di mandarmi un SMS per farmi sapere com’era andata e dove si trovavano. La risposta non è mai arrivata. Mah!

PASSI: 40.650 PASSI DALL’INIZIO: 402.176
KM: 29,6 KM DALL’INIZIO: 294



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