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Caro Marchionne nel 2012 essere stronzi non è un asset ma una debolezza

Creato il 01 novembre 2012 da Antonioriccipv @antonioricci

Il titolo del post è preso a prestito da Gilioli.

La mossa di Marchionne e molto brutta, come dice il ministro Corrado passera: non mi piace per nulla.

Caro Marchionne nel 2012 essere stronzi non è un asset ma una debolezza

Concordo poi con quanto scrive Gad Lerner:

“E’ dagli albori del capitalismo che il padronato aspira a comprimere reddito e diritti delle maestranze esacerbando la concorrenza al loro interno. Ma non avremmo mai potuto immaginare che di un tale odioso ritorno all’antico si facesse interprete il management di un’impresa come la Fiat che ha chiuso il terzo trimestre 2012 con 575 milioni di utili (+18,5% rispetto all’anno scorso).

I 19 lavoratori di Pomigliano posti ieri in mobilità –col rischio di non percepire alcun reddito, non essendo da loro maturata un’anzianità aziendale sufficiente per riscuotere la cassa integrazione- rappresentano un costo annuo insignificante per la multinazionale dell’auto: meno di quel che guadagna il dottor Marchionne in una settimana. Ma vengono sacrificati come ostaggi in una guerra che Fiat ha dichiarato non solo contro il sindacato metalmeccanico col maggior numero di iscritti (già escluso illegittimamente dalle Rappresentanze aziendali), ma anche contro la magistratura italiana, cioè lo stato di diritto, e quindi contro le regole condivise della nostra collettività”.

Anche perché, è patrimonio ormai diffuso – dal New Deal in poi – la consapevolezza che non si è mai usciti da una crisi economica attraverso la lotta di classe: al contrario, solo una spinta verso la coesione sociale permette a una comunità di farsi forza e di migliorare la propria condizione collettiva.

Perfino i guru bocconiani dell’efficientismo hanno capito che in azienda si ottengono i migliori risultati attraverso prassi rispettose – e non mostrando ogni giorno i muscoli, che i dipendenti lavorano meglio se non sono stressati, se l’azienda è garbata, se il capo non è un autocrate.

“La parola chiave è il fatto che l’azienda è più simpatica, più garbata e più dolce e il nuovo manager è meno uomo forte e autocrate ma quasi più coach di una squadra di lavoro”, spiega Severino Salvemini, docente di Organizzazione aziendale alla Bocconi.

Proprio il contrario di Marchionne.



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