Magazine Attualità

Cavalieri medievali: una storia di onore e fede

Creato il 05 febbraio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

La storia del Medioevo brulica di personaggi semileggendari, figure di mitici eroi dalle radici antiche che affondano nella cultura indoeuropea, rinchiusi in luccicanti armature e in groppa a famosi destrieri, al servizio di un re, di una dama o solo di se stessi, sempre comunque cavalieri servi di Dio. La vita di queste figure leggendarie era segnata da tappe precise e programmate che avevano un valore simbolico fortissimo e  colmavano ogni momento di chi sceglieva la vita militare.

Cavalieri cortesi, ma anche profondamente legati alla fede in Dio

Solitamente a intraprendere questa carriera erano i figli cadetti dei signori feudali, che non potevano ereditare le terre e i titoli. Spesso erano indirizzati dai padri verso particolari mentori, che potevano anche essere parenti stretti, i quali in passato avevano combattuto a lungo e si erano meritati il titolo di maestri, assieme a qualche riconoscimento e qualche terra legata a esso.
Il figlio cadetto, destinato alla cavalleria, cresceva dunque nella speranza di essere giudicato degno di portare la spada, vero simbolo di appartenenza al rango, più del cavallo o dell’armatura, con la quale conquistare onore sul campo di battaglia per il proprio signore e magari i favori di un ricca e bella ereditiera nelle giostre, che all’epoca erano frequenti e molto partecipate. L’addestramento di un cadetto non passava solo attraverso le armi e i cavalli, ma anche attraverso la cultura, definita cortese, che lo avrebbe iniziato a una società raffinatissima e molto attenta all’etichetta e all’onore personale, come ci tramandano i numerosi testi della letteratura provenzale ancora oggi studiati su banchi di scuola. L’altro grande fattore che animava la vita dei cavalieri era la spiritualità.

Nel corso della riforma dell’XI secolo la Chiesa romana si occupò anche di dare una forma e una morale a quegli armati esperti, riuniti in piccoli eserciti alle dipendenze dirette dei moltissimi signori feudali, che avevano contribuito ad accrescere la violenza dei secoli altomedioevali in Europa. Solo in questi anni conoscono una sistemazione morale accettabile, legata all’etica cristiana cattolica, senza la quale avremmo conosciuto una cavalleria molto diversa, molto più violenta e egoistica, ancora legata a scontri campali e noncurante delle conseguenze sui più poveri, i pauperes delle campagne europee. È proprio la Chiesa, anche per allargare la sua base di consensi e in un certo modo armarla, a spingere e finanziare questi movimenti definiti delle “paci di Dio”, che offrono ospitalità e protezione a tutti quei cavalieri che giurano di servire, prima di qualsiasi altro signore, il Signore di tutti i cieli, giungendo a compromessi particolari con la dottrina ammettendo anche l’omicidio. L’esito, che creerà non pochi problemi agli equilibri di potere nel tardo Medioevo, sono i vari ordini cavallereschi, come l’ordine teutonico e quello templare.

Gli aspiranti cavalieri crescevano e, una volta pronti, venivano vestiti in una cerimonia fortemente simbolica, chiamata “addobbamento”, che si concludeva con la consegna della spada e degli speroni dorati da parte del maestro, assieme a uno schiaffo rituale, chiamato colée. L’investitura aveva un valore quasi di seconda nascita, come un nuovo battesimo che legava fino alla morte i cavalieri a Dio, agli altri cavalieri e al signore che giuravano di servire. Questa forte spiritualità è una delle caratteristiche più interessanti di tutta la cavalleria medioevale: abbiamo notizie di cavalieri che sostituivano in tutte le funzioni, almeno nei confronti di altri cavalieri, i sacerdoti, confessando e anche comunicando i propri confratelli, spesso usando fili d’erba tratti dal campo di battaglia come paramenti sacri o come divisorio fra penitente e confessore. Era una vera e propria società dentro la società medioevale, un altro mondo, idealizzato e tutto votato alla realizzazione degli ideali cristiani attraverso la pratica militare.

cavalieri

Roberto d’Artois, il capitano dei cavalieri morti sulle picche dei contadini fiamminghi

La cultura germanica, di Odino e Thor, emerge nei romanzi e nel valore dato alla magia

Ma i cavalieri sono famosi non solo per il valore militare, l’amor cortese e le battaglie in nome della spiritualità cristiana: sono passati alla storia anche come personaggi circondati da un mondo magico, in cui fuori dalla cappella nella foresta abitano fate e streghe, in cui è un mago il più famoso aiutante del re cavaliere per eccellenza, Artù di Camelot. È questa doppia natura, magica e religiosa, che riesce ad avere un effetto così magnetico sulla popolazione europea del tempo, in virtù del loro retaggio germanico e celtico, tanto che non sarà mai dimenticata, anche quando i cavalieri saranno quasi scomparsi e letterati come Ariosto ne recupereranno le gesta.

Tra XII-XIV secolo, i cavalieri sembrano essere una vera e propria moda. Vengono raffigurati ovunque, in letteratura sono quasi sempre protagonisti delle vicende, i loro nomi si mescolano ai nomi di eroi fantastici o semi mitici come Rolando o El Cid e vengono additati come esempi nelle prediche dei frati erranti e dei sacerdoti più famosi. Il magico, come il talismano che rende invincibile Thomas de Marle, tramandato come il primo eroe crociato a scavalcare le mura di Gerusalemme, fa parte di una tradizione diversa da quella cristiana, che affonda le proprie radici nelle popolazioni germaniche e nella cultura che noi oggi chiamiamo gotica, senza la quale il Medioevo non sarebbe concepibile e che rappresenta l’anima “barbara” della società del tempo.

Il tramonto coincide con la fine del Medioevo

 Anche questi eroi, tuttavia, conoscono una fine. Nel 1302, nelle Fiandre, i contadini e i ricchi mercanti insorgono contro il re francese Filippo IV il Bello. La risposta dell’esercito francese si fa sentire velocemente: a Groniga gli insorti affrontano i cavalieri guidati dal valoroso Roberto d’Artois e vengono sconfitti con la combinazione di una tattica innovativa, che unisce l’uso delle picche e all’accurata scelta del territorio. Sono centinaia gli speroni dorati accatastati, assieme a quelli di Roberto d’Artois, sulle sponde dei torrenti vicini dai contadini e dai mercanti che tramutano la sconfitta dei cavalieri francesi nel loro massacro. A questa battaglia viene fatto ricondurre di solito l’inizio del declino di questa forma di esercito. La successiva introduzione delle armi da fuoco accelera il declino di importanza della cavalleria nei campi di battaglia, anche se essa non scomparirà fino alla I Guerra Mondiale. Ciò che non svanirà mai nella cultura europea è l’idea del cavaliere nobile d’animo e puro di cuore, in lotta contro i vizi e il Maligno, contro i soprusi nei confronti dei più deboli, sempre leale ai propri compagni e al proprio signore, campione  di vita retta e gloriosa in grado di sopravvivere come modello fino ai giorni nostri.

Tags:addobbamento,Artù,cavalieri,cavalleria,chiesa,medioevo,ordine templare,ordine teutonico Next post

Articolo piu recente.

Related Posts

AttualitàSocietà & Cultura

Mafia e Chiesa: Cresima negata a Graviano Jr.

Società & Cultura

Donne Sacerdote, storie di coraggio e vita.

CronacaIl corriere di Milano

Annullamento matrimoni gay celebrati all’estero

AttualitàSocietà & Cultura

Tra mille problemi Napoli si riscopre angioina


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :