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Certi cristi della capitolazione

Creato il 01 giugno 2011 da Andreapomella

Certi cristi della capitolazioneIncontro ogni mattina, fuori dal portone di casa, quest’uomo che somiglia a una resa. È un tizio alto, forse oltre i due metri, età sulla cinquantina, un fisico non grasso ma imbolsito, un po’ curvo. Ha dei ricci corti sulla testa, una pancia abbastanza prominente, del genere “non ho più niente e nessuno da sedurre”. Quello che fa quest’uomo non è altro che aggirarsi per le strade del quartiere la mattina presto. Qualche volta l’ho visto portare a spasso un cane, un minuscolo cane da salotto col manto spelacchiato, più spesso se ne va a spasso da solo, con ai piedi un paio di vecchissime pantofole da piscina Speedo, i pantaloni acetati della tuta ripiegati sotto al ginocchio che lasciano in bella vista i peli ispidi dei polpacci, una maglietta o una canottiera invariabilmente lorda di macchie di cibo o di chissà cosa. Tutto quello che gli piace della vita è questa passeggiata al mattino, tutto quello che ha salvato. Per il resto non c’è altro. L’uomo in questione è qualcosa di diverso da un caso sociale. A volte lo vedo che si ferma a parlare con gli inservienti ospedalieri che scaricano il materiale farmaceutico sulla rampa posteriore della casa di cura. Dà confidenza agli estranei, come farebbe un qualsiasi individuo attratto dalla vita di città più che dallo stare in casa, sempre eccitato dalle esperienze e incapace di viverle solo attraverso il racconto degli altri. Lui, che te lo immagini passare la vita in uno squallido appartamento ereditato dai genitori, a mangiare fagioli in scatola su vecchie fette di pane tostato, è in realtà il più disinvolto animale sociale di questa città. Qualche volta, penso, ci illudiamo di avere una vita, delle relazioni, infinitamente migliori di certi cristi della capitolazione. Possiamo permetterci di pensare a queste cose, perché il nostro progetto di vita è sempre il migliore. Ma è proprio così che si diventa infelici.

 


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