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Certificato di sostenibilità al Rock in Rio di Lisbona

Creato il 07 febbraio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

La cultura di strada, nei paesi iberici, è valorizzata e diffusa ad un livello a cui noi italiani non siamo troppo abituati. È facile passeggiare per i vicoli di città come Madrid, Lisbona o Barcellona e trovare concerti, spettacoli d’arte o musicisti.

Lisbona è stata scenario, ad esempio, di un’irruzione a sorpresa dei 30 Seconds to Mars che nel pomeriggio del giorno del loro concerto, il 29 ottobre scorso, hanno suonato alla fermata della metro di Baixa-Chiado lasciando esterefatte centinaia di persone che casualmente passeggiavano in centro. Dunque, facile immaginare la portata e l’importanza che nella capitale portoghese rivestono i festival musicali – i vari Collisioni, Balla coi Lupi e altri eventi stanno dilagando anche in Italia. Uno dei più famosi festival musicali mondiali, il Rock in Rio che è tenuto per la prima volta a Rio de Janeiro nel 1985 (seguendo poi nel 1991 e nel 2001) e che prevede tre giorni di musica in cui a calcare i palchi sono stati i più grandi gruppi ed artisti sulla scena contemporanea (Qualche nome? Iron Maiden, AC/DC, i Queen, Gilberto Gil, Guns N’Roses, George Michael, Santana, Neil Young e gli Oasis), è stato da qualche anno esportato anche a Lisbona, dove le edizioni del 2004, del 2006, del 2008 e del 2012 hanno celebrato nel parco di Bela Vista un’intera città del rock, e visto l’enorme successo riscosso – merito ancora dei grandi nomi e dell’organizzazione – è prevista una quinta edizione nel giugno 2014.

Ed è di questi giorni la notizia che gira nei giornali portoghesi per cui il Rock in Rio 2014 è il primo festival portoghese e uno dei primi festival mondiali ad avere ottenuto la certificazione di sostenibilità ambientale, in accordo con la norma internazionale dei Sistemi di Gestione per la Sostenibilità degli Eventi ISO 20121. La preoccupazione prima della coordinatrice del festival Dora Palma è il minore impatto sociale che esso può avere nella vita della comunità lisbonense, tenendo come obiettivo primo il minimizzare gli aspetti negativi di un evento di dimensioni enormi per accentuarne quelli positivi.


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