Cigarette Blues

A questo punto,
giorno più giorno meno,
è quasi un mese che ho smesso di fumare.
Non che fumassi tantissimo,
mai stata una grande fumatrice,
nemmeno quando si poteva dappertutto,
nemmeno quando non avevo i figli.
In questi ultimi anni,
con tutti i divieti e la mia condizione di fumatrice clandestina
(i figli non dovevano sapere, anche se ormai mi sa che mi avevano sgamato),
fumavo sì e no cinque sigarette al giorno
(giusto quelle che mi godevo un sacco, ecco).
un paio di pacchetti a settimana.
ho approfittato dell'influenza,
e del mio stare a casa.
e anche del pensiero che due pacchetti alla settimana sono 10 euro,
che quindi in un mese diventano almeno 40,
che quindi in un anno quasi 500.
E se non guadagni nemmeno un soldo o quasi,
500 euro sono una bella cifra.
quindi adieu, basta, kaput.
ciao ciao sigarette.
sono contenta.
sento di più i sapori e non puzzo mai di fumo.
almeno mai per causa mia.
però mangio 500 cicche al giorno.
che devo fare il conto di quanto spendo in cicche, a questo punto.
perché a me le sigarette mancano.
ci penso quando scrivo,
ci penso dopo pranzo,
ci penso da morire se mi capita un aperitivo,
ci penso dopo cena
e anche prima di andare a dormire.
una volta l'ho anche sognato:
mi accendevo una sigaretta e godevo,
godevo come sappiamo solo noi fumatori.
godevo e mi sentivo in colpa e pure una cretina,
ma quel tiro onirico è stato il più bello della mia vita da tabagista,
e me lo ricordo ancora,
io che non mi ricordo un sogno mai.
e allora, mastico cicche.
quintali di cicche.
e mi chiedo quando passa questa scimmia che tra un po' divento obesa, senza denti e con una mascella che mollami.
quando passa, dico?
ora è un mese che ho smesso, giorno più giorno meno.
e ancora ci penso.
e ancora mastico cicche.
e allora quando passa quella voglia lì?
quel desiderio?
quel pensiero?
quando passa, insomma?
perché passa,
vero?
un grazie a Bo Carter, facile capire perché