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Cinque dischi per.... guarire.

Da Farmacia Serra Genova
Non si fa in tempo a prendere in giro l’adagio “non esiste più la mezza stagione” che se ne finisce vittime. La mezza stagione, infatti, non è quel meraviglioso periodo dell’anno in cui non fa né troppo caldo né troppo freddo, e ti puoi vestire un po’ come ti pare tanto non sudi e non geli. La nuova mezza stagione, invece, è quel momento dell’anno in cui fuori c’è l’estate pazzissima con la gente che frigge le uova sui cofani delle macchine, e tu ti ammali con mal di gola e febbrone come fosse il dieci di febbraio. E non c’è riparo, non ci sono coperte, brodini, borse d’acqua calda: è un corto circuito totale, ma – signoramia – a forza di entrare e uscire da luoghi con aria condizionata impostata sulla temperatura media di Helsinki, il rischio di ammalarsi è grande. Non lo auguriamo a nessuno di voi, cari lettori; anzi, proprio per questo ci siamo immolati al posto vostro. E quindi, in piena convalescenza da febbrone, ecco cinque dischi per guarire più in fretta.
1. James Brown – I feel good

Sì, mi piace vincere facile, facilissimo. In fondo non è importantissimo crederci, prima di ogni altra cosa? E allora prendiamo tutti gli “HUA!” e “IEA!” di James Brown e facciamoli nostri, credendoci fortissimo: mi sento bene, mi sento alla grande, e chi mi contraddice finisce sul primo cofano rovente che mi capiti a tiro (ok, il testo non dice proprio così, ma voi dovete pensare a questo, mentre cantate)! Se poi riuscite anche a ballare muovendo le gambette come bambini in preda al più ostinato dei capricci, come faceva il vecchio James, è segno che state meglio sul serio. Usatela a mo’ di test.
2. Phoenix – If I ever feel better

Questa canzone vale non solo per quando guarite da qualche febbre che vi coglie a tradimento nel mezzo di un’ondata d’afa: questa canzone vale per ogni volta che pensate di non farcela, di essere uno schifo un po’ su tutti i fronti, e che avete un po’ le paturnie, come Holly Golightly di Colazione da Tiffany. Ecco, lei l’avrebbe ascoltata un sacco, questa canzone. Ma veniamo a noi: il ritornello dice se mi dovessi sentire meglio, ricordami di passare un po’ di tempo con te; mi puoi dare il tuo numero: quando sarà tutto finito, ti faccio sapere. Mi sembra un buon incentivo ad alzarsi dal letto, l’idea di avere qualcuno che ci aspetta per passare finalmente un po’ di tempo insieme. Ed è molto garbata l’idea di dire a qualcuno quando sarà tutto finito, ti faccio sapere. Non fate aspettare questo qualcuno, su, è scortese.
3. Gotye – I feel better

A volte ci serve qualcosa, tipo le medicine, e a volte ci serve anche qualcuno. Ecco perché i ragazzi della Farmacia Serra sono fighi: ti danno le medicine, ma ti stanno pure a sentire, ti fanno ridere, si preoccupano per te, e questo aiuta molto più di quanto facciano i soli farmaci, spesso.
Gotye, sì, è quello di Somebody that I used to know, un pezzo che definire “tormentone” sarebbe riduttivo (il counter delle visualizzazioni del video su Youtube è arrivato a oltre 420 milioni); beh, è sorprendente, ma quest’uomo ha cantato anche altre cose! La sua voce continua ad assomigliare a quella di Sting, e in questa canzone dice – appunto – che se ne stava tutto triste e abbattuto, incapace di guardare il lato positivo di qualsiasi cosa, quand’ecco che mi hai chiamato tu, e adesso mi sento meglio. Quando la mamma vi diceva che è una buona azione andare a trovare un amico che non si sente bene, aveva ragione da vendere.
4. The Beatles – Here comes the sun

Sarebbe oltraggioso aggiungere altre parole a una canzone così chiara (in tutti sensi, sia semantico che cromatico), una canzone che racconta di ghiaccio che si scioglie lentamente dopo un lungo inverno buio. E va tutto bene, finalmente.
E arriva il sole, du du du du.
5. Monty Python – Always look on the bright side of life

Diciamola tutta: l’influenza d’estate è l’apoteosi della beffa, per i motivi che abbiamo elencato all’inizio di questo post. L’unico conforto, quando ci s’ammala, sono le coperte e il calduccio: tutto questo, in pieno luglio, è semplicemente un incubo. Ma bisogna guardare sempre il lato positivo delle cose, anche quando sembra che non ci sia, perché la vita è una risata e la morte è uno scherzo. Quindi non stiamo tanto lì a menarcela perché siamo stati male, cerchiamo un lato positivo, e lo troveremo sicuramente, e ci alzeremo fischiettando dalla massa informe di lenzuola sudaticce, pensando che – dopotutto – non abbiamo sudato molto più di quelli che stavano giù in cortile a friggere uova sui cofani delle macchine.
Questa canzone fa parte della colonna sonora di un film che vi consiglio caldamente di vedere, se non l’avete già fatto (e possibilmente in inglese): il senso è chiaro anche così, ma conoscendo meglio il film e i Monty Python si coglie ancor di più l’ironia e la potenza di cercare un lato positivo delle cose anche mentre si è inchiodati su una croce. Il film è “Brian di Nazareth” (o “Life of Brian”).
La parte fischiettata, ve lo assicuro, è un perfetto amuleto contro il digrignar di denti che si scatena davanti alle nostre quotidiane sfighe: fatene buon uso!
(P.S. Forse non tutti sanno che…spesso, gli Iron Maiden usano questa canzone alla fine dei loro concerti.)

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