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Cinque dischi per....il barbecue.

Da Farmacia Serra Genova
Non voglio sentire “In vacanza mi stanco più di quando lavoro”, “Ah, ma l’anno prossimo ti faccio vedere io, organizzo tutto alla perfezione”, “C’è la crisi eppure le città sono tutte vuote”, e così via.
Non voglio sentire niente. Voglio che continuiamo a mangiare cibi grigliati come se fosse ancora Ferragosto, come se fossimo totalmente spensierati, come se niente potesse turbarci. E siccome stiamo mangiando, e non si parla a bocca piena, davvero non sentirò niente.
A parte il rumore delle nostre liete ganasce. E i cinque dischi per il barbecue.
Light my fire – The Doors

Accendere il fuoco mi pare la prima cosa da fare, no? Per iniziare serve metter su la carbonella, dargli fuoco, sventolare, e tutte quelle cose bellissime che io tendo a lasciar fare a un uomo capace, mentre svolazzo qua e là portando gli altri cibi in tavola, intrattenendo gli ospiti, e diventando una perfetta cinguettante casalinga Anni Cinquanta. Tutto, pur di coprire la mia totale incapacità di trasformare un mucchio di carbone (o quello che è), carta e legnetti in una splendida brace viva e pronta a cuocere ogni ben di dio. Nel frattempo, mentre avviene questo prodigio che rispolvera l’uomo primitivo che è in (quasi tutti) noi, farsi ripetere “Light my fire” in continuazione da Jim Morrison mi pare una buona idea.
Meat is murder – The Smiths

È uno dei rischi che si corrono se organizzate un barbecue: arriva l’amico vegetariano e si instaura un clima di senso di colpa latente. Non tanto il senso di colpa per il fatto che voi effettivamente mangiate creature morte (questo cercano di instillarlo solo i vegetariani molesti, ma per fortuna io conosco vegetariani simpatici che – se mi scuso per il fatto di mangiare carne davanti a loro – scoppiano in una sonora risata), ma il senso di colpa perché il poverino (o poverina) non può mangiare praticamente nulla. La carne è omicidio, cantano gli Smiths. Voi tenetela ad alto volume ma distogliete tutti dal titolo, mentre vi attrezzate per non lasciare a stomaco vuoto i vostri commensali “veggie”.
Let’s call the whole thing off – Louis Armstrong & Ella Fitzgerald

Il barbecue, come tutte le preparazioni di cibo di massa (ovvero quelle serate tra amici in cui tutti si danno da fare per comporre qualcosa di quantomeno commestibile nel peggiore dei casi, e da restarci stecchiti per quant’è buono nel migliore), è una delle occasioni in cui più facilmente si accendono questioni di lana caprina. Tanto è difficile accendere un buon fuoco, tanto è facile accendere questioni su quanto tempo sia giusto tenere la carne o le verdure sul fuoco, quanto caricare la graticola, e così via. Ogni volta mi rendo conto che si discute di cose di poca importanza, e che in fondo la vera questione è che ognuno ha il suo modo ed è giusto così. È la stessa conclusione a cui arrivano Ella e Louis in questa canzone deliziosa: tu dici “poteto”, io dico “potato”, diamoci un taglio! E mangiamocele, ‘ste patate alla griglia, dico io. Una patata è una patata anche con altro nome, avrebbe detto Shakespeare, se lo avessimo invitato al nostro barbecue.
Black hole sun – Soundgarden

Un intermezzo necessario, perché il pluripremiato video di questa canzone (diretto da Howard Greenhalgh) celebra due cose che molto hanno a che fare col barbecue: la provincia borghese americana (e i suoi giardini perfetti per i barbecue e gli scambi di leccornie tra buoni vicini) e l’apocalisse, che puntuale si manifesta davanti ai vostri occhi dopo un pasto particolarmente lauto e saporito.
E poi, c’è una bambina che si fa una Barbie arrosto, dovevamo menzionarlo per forza.
Carcass – Siouxie and The Banshees

Quello che rimane alla fine: carcasse! Il senso della carcassa di cui parla Siouxie è un po’ diverso e leggermente più metaforico e triste, ma io ve l’ho detto: non voglio sentire lamentele, tristezze, né cose cupe, oggi. Proviamo a passare un giorno senza lamentarci: magari poi davvero diventa tutto un po’ meno pesante, che ne dite?

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