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Cloud Nine - Arrivo (I parte)

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
Quella sera la piattaforma d’atterraggio era vuota, la navetta che la mattina l’aveva condotta sul pianeta era ripartita immediatamente, ma per Selene Levkova vederle riprendere quota aveva segnato il momento in cui iniziava il suo nuovo incarico come coordinatore di missione. Appoggiata alla ringhiera di sicurezza che correva tutto intorno alla piattaforma, osservava una base militare fondata più di trent’anni prima con l’obiettivo di fare da testa di ponte nell’invasione del pianeta. La torre di controllo traffico gettava la sua massiccia ombra su quel rettangolo di cemento, quasi a ribadire che nessuno avrebbe potuto utilizzarla senza il benestare di chi ci lavorava dentro.
Keeper Hill era un insieme di capannoni che formavano la caserma, gli alloggi e l’hangar di mezzi corazzati a disposizione di un contingente militare di tutto rispetto. Un edificio basso e poco appariscente era invece il centro di comando e tutto intorno, si poteva scorgere il perimetro difensivo della base, i cui sensori scandagliavano costantemente la zona circostante, per rispondere con prontezza a eventuali minacce nemiche. Keeper Hill era dunque il centro nevralgico per tutto ciò che riguardasse i militari e le loro attività sul pianeta, sia sulla superficie che nel sottosuolo. Purtroppo per la colonia xatrana, la presenza del forte dopo tutto quel tempo indicava il fallimento dell’esercito nel contenere la minaccia dei Mutanti, persino a seguito della schiacciante vittoria degli xatrani. Per quel motivo i servizi segreti avevano inviato la squadra di Selene: per accertarsi che non ci fossero altri fattori dietro la resistenza estenuante del nemico. I suoi superiori dei servizi segreti avevano fatto in modo che il governatore del pianeta ricevesse una falsa lamentela da parte di un gruppo ambientalista che giudicava criminose le conseguenze dell’attacco xatrano al pianeta J’aa’Ol. Per tutta risposta l’amministrazione planetaria aveva chiesto un’indagine accurata sull’inquinamento radioattivo delle zone più colpite. Creata la copertura perfetta, la squadra di Selene avrebbe potuto operare indisturbata con il benestare di un Governatore ignaro e di una guarnigione di soldati messa a disposizione dei presunti esperti. Il Centro d’Analisi Operativa non era nuovo a simili trovate: complice il fatto che fosse il corpo paramilitare più antico della colonia, poteva vantare il nullaosta del Cancelliere e dei pochi politici che erano a conoscenza dell’organizzazione, oltre che fondi praticamente illimitati. Hai scelto la vita della spia perché non potevi fare altro dopo la colonizzazione, non eri più adatta a fare il pilota di caccia e questa vita infinita non ha pietà per chi si sente invecchiare dentro. Pensò con una smorfia. La colonia xatrana doveva la sua prosperità a due fattori fondamentali: l’incontro con gli alieni noti come K’Thor e la tecnologia di teletrasporto di quest’ultimi, la quale aveva alterato parte del codice genetico dei coloni rendendoli immortali e abili nelle capacità psioniche. All’epoca dell’esodo e dell’incontro con i K’Thor, Selene era una trentacinquenne che prestava servizio nella flotta come pilota di caccia, ma dopo sessant’anni il suo corpo era addirittura ringiovanito, lasciandole solamente il diritto di potersi suicidare, se mai ne avesse avuto il coraggio. In verità l’intera colonia doveva fare i conti con tale realtà e non era insolito trovare persone che nella vita avevano svolto più lavori, anche in campi completamente diversi, felici di poter vivere senza patire il gravoso peso di un corpo sottoposto a infinite procedure per mantenersi giovane. Le capacità psioniche erano qualcosa di completamente diverso, praticamente nessun colono nato senza tali capacità si trovava a proprio agio con la possibilità di parlare agli altri con l’uso della mente o di modificare la materia solo con l’uso della volontà. Tra i coloni partiti dal sistema solare non era raro trovare suicidi che avevano preferito togliersi la vita piuttosto che convivere con l’idea di essere qualcosa di diverso da un essere umano. Selene era sopravvissuta solamente perché i servizi segreti le davano un motivo per continuare a vivere. Far parte di un’organizzazione come il CAO significava sapere molte cose, tra cui il vero motivo per cui era necessario l’intervento di una squadra di spie per fare il lavoro dell’esercito. Sospirò fissando l’adunata delle truppe, riconobbe un paio dei suoi uomini che osservavano da debita distanza la routine della base, ma preferì starsene in silenzio ad ammirare come le forze della colonia si mettevano in mostra, sotto lo sguardo del Generale Gurevich. Una volta eri come loro, finché non hai aperto gli occhi! Il CAO è la cosa migliore che ti sia mai capitata da quando hai deciso di imbarcarti nella spedizione colonica! Si disse con un lieve sorriso. Selene apparteneva alla divisione estera dei servizi segreti, i suoi incarichi erano incentrati nel contenere le azioni dei loro nemici di sempre o più raramente nel controllare che i loro alleati alieni non intendessero organizzare qualche follia ai danni della colonia xatrana. Infine c’era da considerare la flotta, l’imponente macchina da guerra che comprendeva praticamente tutta un élite di ufficiali, tra cui i padri fondatori della colonia e persino i loro discendenti. Secondo molti era la flotta a garantire la pace tra xatrani e K’Thor, come era la flotta a dare manforte alla guarnigione di Keeper Hill quando i Mutanti sciamavano fuori dal sottosuolo. Per quel motivo il parlamento xatrano, sotto consiglio del Cancelliere in persona aveva inviato la leggendaria Xiria per ripulire i tunnel. La capofila della classe Guardian era forse la più imponente macchina da guerra che i cantieri navali avessero prodotto e il suo comandante, il Capitano Dmitrij Kolovich, aveva la fama di essere un condottiero in grado di spuntarla contro ogni avversità. Naturalmente ci voleva uno specchietto per le allodole, altrimenti la tua squadra non avrebbe potuto svolgere il proprio lavoro senza destare sospetti. Pensò, ricordando a se stessa che Kolovich era completamente estraneo alle operazioni del CAO e dei suoi agenti. Sarà difficile collaborare con quell’uomo, se dovesse impicciarsi. I ranghi dei soldati si mossero come una cosa sola verso la mensa, per consumare il rancio della sera, l’etichetta richiedeva che Selene partecipasse, sedendo magari al tavolo con il Generale e il suo entourage, ma quella sera era la prima dopo tanto tempo in cui non doveva fare rapporto, compilare qualche scartoffia o tentare di rimanere viva. Sapeva perfettamente che entro breve ci sarebbero state scartoffie, pericoli mortali e superiori a cui fare rapporto, ma in quel momento e standosene aggrappata alla ringhiera della piattaforma si sentiva felice. La promozione, l’incarico lontano dalla sede principale della divisione esteri e l’aver un ruolo più importante, miglioravano di molto l’umore di Selene, al punto da farle dimenticare una volta tanto i dubbi sul vivere una vita immortale. Sospirò di nuovo, dando un’occhiata al cielo nel quale si potevano scorgere i primi pallidi segni delle stelle, non conosceva le costellazioni di quel mondo, ma sapeva che non avrebbe trovato nulla di simile a quello che c’era nel cielo di casa: J’aa’Ol era lontano dal sistema di Xatrius, raggiungibile solo con la stessa macchina che aveva reso gli xatrani ciò che erano. Pensando agli eventi di sessant’anni prima, i suoi occhi vagarono per il firmamento senza cercare nulla in particolare, ma la sua esperienza da pilota di caccia riconobbe immediatamente la Xiria, appena percettibile nell’orbita, ma mortalmente pronta a entrare in azione, nel caso ci fosse bisogno di sfoderare gli artigli.

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