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Colonialismo di ritorno. E i suoi muri.

Creato il 11 aprile 2012 da Gianlucaweast @gianlucaweast

Colonialismo di ritorno. E i suoi muri.

Un muro in fase di costruzione a Homs (credits vedi testo)


La fotografia è stata lanciata su Twitter dall'utente Samsomhoms, che da settimane invia messaggi da Homs, città martoriata dalle bombe in Siria. La didascalia recita: il regime siriano continua a costruire il muro che separerà Inshaat da Baba Amr nella città di Homs. Quindi: separazione di un quartiere alawita da un quartiere sunnita. Come a sancire un'impossibilità: quella di non farsi la pelle a vicenda. La primavera siriana è stata trasformata in una guerra confessionale. I segnali li avevamo raccolti già agli inizi dei moti in Siria. E' inoltre curioso constatare come il modello israeliano abbia definitivamente fatto scuola in Medio Oriente: quando non vuoi vedere una realtà, alzi un muro e fai finta che dietro non ci sia niente. Dietro il muro, in Israele, ci sono i palestinesi dei territori, con i loro diritti, le loro rivendicazioni, le loro aspirazioni. Dietro i muri di Bagdad c'è lo scempio compiuto dagli americani, risultato di una campagna militare nutrita dall'ignoranza, ma anche da una strategia gelidamente architettata: ridurre una nazione in ginocchio, farla a pezzi come una bolletta che non vuoi pagare. Dietro i muri dell'Afghanistan non ci sono soltanto ambasciate da proteggere: c'è la dignità di un popolo intero, lasciato in ginocchio come l'Occidente lo aveva trovato nel 2001, dopo le bombe dei B52 americani e l'avanzata verso Kabul e oltre aperta dall'Alleanza del Nord. Dietro i muri in fieri della Siria c'è forse un disegno che è soltanto apparentemente opera del regime e che in realtà sarebbe - mi pare essere - (nelle sue ipotizzabili implicazioni transazionali) simbolo e manifestazione di un progressivo statu quo regionale: frantumare il Medio Oriente in una serie di isole confessionali, annacquare il panarabismo riacceso dalle rivoluzioni, neutralizzare il potenziale di riscossa umana e umanistica innescato dai moti di popolo (parlerò dei successi dei partiti religiosi in un post di prossima pubblicazione). Lo definisco neocolonialismo a distanza, o colonialismo di ritorno. Vale a dire interpretato virtualmente. Senza davvero esserci, senza davvero colonizzare. Basta la frantumazione. Bastano i muri. In Palestina come in Iraq, in Afghanistan come in Siria.

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