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Continua il delirio di Marco Politi, smentito da Nuzzi (che difende il Papa)

Creato il 02 settembre 2012 da Uccronline

Continua il delirio di Marco Politi, smentito da Nuzzi (che difende il Papa)Più volte ci siamo divertiti a smontare le bufale e i ragionamenti del cosiddetto “trio della disinformatio”, Marco Politi, Marco Lillo & Marco Ansaldo, ovvero i tre vati-laicisti (i primi due de “Il Fatto Quotidiano” e il terzo di “Repubblica”) più in forma del momento, persone che sfruttano la popolarità loro concessa per portare avanti personali guerre ideologiche.

Marco Ansaldo in questi giorni ha tirato fuori dal cappello delle bufale la notizia che «risultano addirittura non meno di venti i soggetti indiziati nell’aver avuto parte, con ruoli diversi, alla diffusione dei documenti riservati» per il caso denominato “Vatileaks”crogiolandosi nel fatto che «venti persone coinvolte nella fuoriuscita delle carte segrete di Benedetto XVI non sono uno scherzo» e per cui «l’affare Vatileaks così è tutt’altro che chiuso». Ancora una volta però è dovuta intervenire tempestivamente la sala stampa della Santa Sede con un comunicato: «La notizia  circolata in questi giorni in merito al fatto che vi siano venti, di indagati o indiziati nel processo che riguarda la fuga di notizie e documenti riservati dal Vaticano, non ha fondamento». Il vati-laicista di “Repubblica” ci aveva già provato il 14/6/12 inventandosi il rapimento/assassinio di un esperto informatico dal Vaticano, il 2/7/12 inventandosi di essere stato invitato ad un incontro riservato tra il segretario di Stato Tarcisio Bertone e Benedetto XVI e il 23/7/12 inventandosi che la governante del pontefice, il suo ex segretario e il  cardinale Paolo Sardi sarebbero stati sospettati dalla Commissione cardinalizia di complicità con la fuga di documenti riservati vaticani. Ansaldo si è fatto qualche settimana di vacanza, grazie allo stipendio ricevuto da De Benedetti, il miliardario anticlericale e massone (come informa Ferruccio Pinotti) che lo comanda, ed è ritornato alla carica.

Anche Marco Politi si è rifatto vivo (Lillo è ancora dato per disperso), dopo un momento di crisi personale scatenatasi verso fine luglio all’uscita del rapporto Moneyval che ha di fatto ”promosso” la Santa Sede in materia di anti-riciclaggio, al contrario di quanto aveva sperato e profetizzato lui per mesi e mesi. Ha pensato di rifarsi e puntando contro il suo nemico numero o1, Benedetto XVI, accusandolo della mancanza di trasparenza totale sulla questione “pedofilia” (proprio quando le agenzie hanno battuto i primi risultati dell’”effetto Ratzinger”), di non aver «emanato un decreto sull’obbligo di denuncia dei preti criminali da parte dei vescovi» e di non aver ancora aperto i fantomatici “archivi vaticani” nei quali si troverebbe per i nostri amici laicisti risposta ad ogni mistero più impensabile, dal Sacro Graal alla morte di Elvis Presley. Sorprende davvero che lo statalista Politi inviti Benedetto XVI ad imporre l’obbligo giuridico di denunciare un reato, creando così una nuova figura di pubblico ufficiale al di fuori del codice penale e dunque facendo ingerenza nell’ordinamento dello Stato (l’obbligo vige infatti soltanto per i pubblici ufficiali o gli incaricati di pubblico servizio, qui una approfondita spiegazione).

Durante il suo delirio Politi è arrivato anche a citare a suo sostegno il libro “Sua Santità” di Gianluigi Nuzzi, peccato che proprio quest’ultimo abbia rovinato il suo castello di accuse, affermando: «Benedetto XVI è un pontefice rivoluzionario perchè ha imposto una linea eccezionale di fronte a scandali di una certa gravità (la pedofilia) per mantenere la Chiesa unita. Credo che egli stia introducendo cambiamenti positivi» (il giornalista si è anche soffermato sull’eliminazione del suo programma, “Gli Intoccabili”, dal palinsesto di La7, che alcuni hanno motivato accusando ancora una volta il Vaticano. Nuzzi ha risposto: «non credo che questi siano i motivi. Si tratta di una scelta dettata dalla logica aziendale: hanno deciso di investire le mie capacità in altro»).

Per finire in bellezza, Politi si è anche sfogato sostenendo che lo Stato di Israele avrebbe descritto l’arrivo del nuovo ambasciatore vaticano, mons. Giuseppe Lazzarotto, come «fonte di “imbarazzo e di umiliazione”», poiché accusato (secondo Politi) di aver coperto gli abusi avvenuti nella diocesi di Dublino. Ovviamente non c’è alcuna accusa personale a carico di Lazzarotto e contemporaneamente all’articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” è uscita una nota del Ministero degli Esteri di Israele dove si smentisce con forza qualunque imbarazzo per la nomina dell’arcivescovo, e anzi si inviano «i nostri migliori auguri al nuovo nunzio».

Dunque, nel suo sermone di fine agosto Politi è riuscito a collezionare un’infelice e imbarazzante uscita e due belle bufale. Vediamo ora se il suo collega Marco Lillo sarà capace di fare ancora peggio.


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