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Continua lo scempio dei lavori del Giubileo. Sul Lungotevere i marciapiedi si fanno riciclando i vecchi cigli

Creato il 29 febbraio 2016 da Romafaschifo
Continua lo scempio dei lavori del Giubileo. Sul Lungotevere i marciapiedi si fanno riciclando i vecchi cigli
Continua lo scempio dei lavori del Giubileo. Sul Lungotevere i marciapiedi si fanno riciclando i vecchi cigli
Continua lo scempio dei lavori del Giubileo. Sul Lungotevere i marciapiedi si fanno riciclando i vecchi cigli
Continua lo scempio dei lavori del Giubileo. Sul Lungotevere i marciapiedi si fanno riciclando i vecchi cigli
Continua lo scempio dei lavori del Giubileo. Sul Lungotevere i marciapiedi si fanno riciclando i vecchi cigli
Continua lo scempio dei lavori del Giubileo. Sul Lungotevere i marciapiedi si fanno riciclando i vecchi cigli
Continua lo scempio dei lavori del Giubileo. Sul Lungotevere i marciapiedi si fanno riciclando i vecchi cigliLa storia dei lavori per il Giubileo assume sempre di più - se non altro perché il Giubileo sta per finire, mentre i lavori no...! - contorni ridicoli che però rappresentano un incubo per quei cittadini che si rendono conto di quanti loro (loro!) soldi si stiano dilapidando in cambio di un miglioramento zero, o magari di un peggioramento ulteriore, delle condizioni della città.

Abbiamo analizzato tutti i pochi cantieri che hanno aperto. Da Via della Mercede a Via del Banco di Santo Spirito (dove la pendenza della strada è stata sbagliata e dunque quando piove l'acqua cola dentro ai negozi); dalla Piramide a Piazza Esedra. Una quantità di denari pubblici dilapidati da gridare davvero vendetta. 

Ma uno dei cantieri più finanziati e più lunghi è quello del Lungotevere: diviso in più lotti ha interessato tutta la parte centrale del fiume, da Piazza del Popolo a Testaccio ed è assurto agli onori delle cronache quando la ditta incaricata (tra l'altro ditte super-oneste, selezionate con il metodo Sabella\Cantone, figurarsi quelle escluse) stava ricoprendo di catrame tutte le radici dei platani, condannandoli a morte. Il Primo Municipio se n'è accorto e ha fatto modificare il progetto: la ditta ha realizzato delle "aiuole" senza alcun elemento di arredo, semplicemente sagomando a forma di quadrato il catrame dell'asfalto. La presidente del Primo Municipio, invece di arrabbiarsi questa volta davvero di brutto, ha esultato al grido di "finalmente aiuole a regola d'arte". Forse a regola d'arte a Mogadiscio, non certo in Europa...

Ma perché, dunque, si stanno rifacendo i lungoteveri senza modificare nulla? Perché non si cambiano i connotati di una strada disgraziata e molto migliorabile? Perché i marciapiedi vengono rifatti in catrame? Perché non è prevista da capitolato neppure una cornice in metallo per delimitare le aiuole degli alberi? Sono così i capitolati o sono le ditte che se ne stanno approfittando? E tra l'altro non si riflette sul fatto che fintanto che i capitolati saranno questi sarà complicato far emergere ditte di qualità ghettizzando come meritano quelle scadenti? Perché marciapiedi-colate-di-catrame li sanno fare tutti, realizzazioni migliori, con materiali migliori, con fornitori migliori sono invece appannaggio di meno realtà.

Nel cantiere "a regola d'arte di Testaccio", che vedete qui in foto, ci siamo soffermati a fare qualche foto e abbiamo chiesto ragguagli alla ditta (che effettivamente sembra una ditta seria, con il titolare sempre sul posto a controllare gli operai...). Scusate ma come è possibile che rifate il marciapiede con gli stessi cigli di prima? "Semplice, è così che ci hanno chiesto di fare. Le dico di più: è obbligatorio per via della Soprintendenza, bisogna utilizzare le vecchie pietre". E non è escluso che la ditta abbia ragione: una città condannata "per legge" a non cambiare mai, a non migliorare mai. Non ci sono i soldi, ma semmai ci fossero ci sarebbe qualcuno pronto a vietare (vietare!) qualsiasi forma di riqualificazione, a imporre l'utilizzo di materiali vecchi, superati, logori, sciatti. Magari anche il catrame, utilizzato per "riqualificare" i marciapiedi, è un materiale tutelato, chissà? Si è sempre fatto così e si deve continuare a fare così, questo il ragionamento sul quale si basa lo "sviluppo" della capitale d'Italia. Poco importa che il "sempre così" equivalga a sciatteria, delirio, corruzione e schifo. Una città che non è possibile raddrizzare manco volendo. Manco potendo. Un senso di trappola e tranello, cui tutti reagiscono con rassegnazione.

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