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Cronache dall’Italia: s’é desta… poco poco, ogni tanto

Da Tabulerase

Cronache dall’Italia: s’é desta… poco poco, ogni tanto

Inno obbligatorio nelle scuole di ogni ordine e grado. “Fratelli d’Italia , L’Italia s’è desta..”

Purtroppo credo si sia sempre riassopita subito dopo. Magari studiandolo a memoria, saremo costretti a stare svegli un po’ di più..

Allarme maltempo.. Clini: interventi urgenti contro dissesto

L’allarme non è il maltempo, ma la cronicità del dissesto. Non c’è pioggia che non levi (più che “lavi”) via anche un pezzo di penisola. A volte penso che persino la nostra terra si stia ribellando, infastidita da quanto la stiamo calpestando.

Operazioni al cuore e tangenti: «Così facciamo un botto di soldi …. senza spremermi tanto»

Nessun successo, nessuna realizzazione può essere vera senza abnegazione e sacrificio. L’arricchimento facile credo sia il messaggio più sbagliato e più amato dagli anni ‘80 ad oggi.

Monti a una rivista francese: “Corruzione e nepotismo profondamente radicate nella mentalità italiana”

Insieme all’Inno proporrei lo studio a memoria di “Il processo di Verre” (Cicerone) Nel 70 a.C Gaio Verre, ex governatore della Sicilia venne accusato di aver manovrato a suo piacimento il sistema degli appalti e la giustizia, di aver razziato opere d’arte e imposto tributi esorbitanti fino a ridurli in miseria. Non è l’unico esempio.

 

Identità mancata, Paese dissestato (o disastrato), corruzione in una differente categoria al giorno (par condicio). Non c’è giorno in cui un home page di qualsiasi quotidiano non tratti di uno tra i filoni citati (anche tutti insieme, e in buona compagnia).

Le risposte, della società civile e della politica, sono le più svariate, distanti e urlate, quasi come se i decibel dessero maggiore autorevolezza e garanzia di successo. Ciascuno si erge a portatore DELLA soluzione. Ma pare privo di uno sguardo d’insieme. Perché non c’è mai UNA soluzione, basterebbe cercare la chiave di lettura, quella che apre più porte. Propongo il buon senso. Il senso. Individuale e collettivo. Partendo da quello personalissimo che si da alla propria esistenza. Un lasso così breve, ma così intenso. Non si può trascorrerlo senza la profondità che merita. Non si può vivere senza chiedersi perché e come, non si può non dare ad ogni gesto quotidiano il valore che merita, nel lavoro che svolgiamo, negli amori che viviamo.

Abbiamo smesso di amare ciò che facciamo, le persone intorno, il Paese in cui viviamo. In amore i nostri difetti non possono essere occultati a lungo. Impietosi emergono, e diventano il terreno di scontro e di incontro, che rafforzeranno o spezzeranno un legame. Se ci ostinassimo a negarli, vivremmo una relazione sterile e condannata alla fine prima ancora di averla vissuta. E’ solo un solo esempio, ma moltiplichiamolo per oltre 50 milioni di unità. Ogni nostro gesto, proiettiamolo dal micro al macro. Quel piccolo difetto diverrà enorme e cronico. Le ragioni di ciò che leggiamo ogni giorno, si annidano in ogni piccolo gesto della nostra quotidianità. E da li va estirpato con forza. Quando finisce un amore, non è mai colpa di uno solo. Quando un Paese va male, non è mai colpa di un solo gruppo. Non servirà prendere la bilancia, stabilire dove pesa di più e chi ha più colpe. Sarà ancora tempo perso. E il tempo, nel suo scorrere, non ha alcuna pietà o riguardo del nostro mancato coraggio:

“Non importa quanto insignificante possa essere la cosa che dovete fare: fatela meglio che potete, prestatele tutta l’attenzione che prestereste alla cosa che giudicate piu’ importante; infatti sarete giudicati da queste piccole cose.” Mahatma Gandhi.

Perché per cambiare in meglio la vita che ci è data, non possiamo esimerci dal viverla appieno per ciò che è.

Per cambiare in meglio il Paese che viviamo, non possiamo più evitare di guardarlo per ciò che è.

Guardando noi stessi non sarà difficile capirlo.


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