Magazine Diario personale

D'amore e di tempeste

Da Silvia

Non ci credo più in quella faccenda dell'amore.
Più non ci credo e più vorrei crederci, più vorrei farlo e più torno a cercarlo testardamente.
L'amore lo cerco ovunque e la bulimia mi assale, ingoio sensazioni, mi ci riempio la pancia, monto e smonto emozioni, attiro vibrazioni, seguo tracce, disperatamente vorrei trovare la possibilità di essere ancora ciò che so essere accanto a qualcuno mentre ci si ama, ci si vuol bene, ci si fida.
Non mi sono mai sentita tanto sola, senza timone, senza appigli nè ormeggi, non mi sono sentita tanto al largo di un mare sconosciuto, e cerco il faro e mi acceco, e lo scambio con le luci dei paesi sulla costa, e sbatto, e mi fracasso il cranio sugli scogli puntuti.
E cerco il fascio di luce per ritrovare la via, il porto, il rientro, l'attracco.
Il faro dovrei essere io e nessun altro, i punti cardinali dovrebbero stare custoditi dentro ai miei occhi, dovrei fermarmi, smettere di remare disperatamente, di affannarmi, di sputare fiato bruciato, piantarla di girare intorno ad onde nulle, lasciare i remi e restare immobile.
Dovrei fermarmi per capire dove sono, darmi il tempo di abituare gli occhi a questo buio, e regalarmi la possibilità di rischiarare intorno.
Dovrei stare zitta, non scrivere, non parlare, non scegliere, non andare, il fatto è che dovrei restare sola con me.
Non ne ho affatto voglia.


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