Magazine Diario personale

Dall'altro lato della cattedra

Da Doppiogeffer @DoppioGeffer
Dall'altro lato della cattedra
Sono ferma su questa schermata da un po'.Certo, il termine "un po'" è troppo generico, contando soprattutto il fatto che non scrivo da settimane. E' che, manco fossi una vecchia Panda ingolfata, sono di nuovo nell'odioso blocco blogger .Eppure oggi mi son imposta di scrivere qualcosa. Perchè?Perchè non voglio darmi per dispersa.Perchè scrivere è la mia valvola di sfogo.Perchè pur allontanandomi dal mio spazio, il blog ha superato quota 70 mila visualizzazioni in tre anni.E tutto ciò è stato grazie a voi, lettori fissi e non.A voi che vi siete appassionati alle mie folli disavventure.A voi che vi siete incuriositi dinnanzi i miei post dedicati alle stramberie del quotidiano (mie o degli altri poco importa). Voi avete letto, commentato, criticato e condiviso.M'avete fatta sentire speciale, nel mio piccolo.Ma io? Io v'ho trascurato insieme al blog.Ho incominciato a centellinare i post, le apparizioni sui social network in cui sono Doppio Geffer con ghiaccio e non la reale me. Ho giocato a nascondino, a fare la latitante.Per questo vorrei chiedervi scusa.Scusatemi se non ho scritto niente di interessante, se non ho commentato tutti i vostri post e se non son stata attiva, ma gli impegni mi stan divorando.Lì dove lo studio mi elargisce qualche tregua, infatti, spunta la famiglia e i doveri di figlia; lì dove posso evadere dal nido, spuntano i doveri di amica, fidanzata e persona civile.Insomma, oscillo tra il troppo da fare e il troppo poco tempo.Eppure oggi m'è successo qualcosa che m'ha resa felice, se felice può definirsi una studentessa non ancora laureata circondata da amici laureati (o sposati).Infatti, complice il dover chiedere alcune delucidazioni ad un professore, ho avuto il piacere, se pur in piccola scala, di far da assistenteQuasi insegnante, oserei dire.

Io, il prof, e 50 ragazzi del secondo anno.50 ragazzi in religioso silenzio e nella spasmodica attesa delle mie parole.Per un giorno, un giorno soltanto, son stata io "l'insegnante".Per un giorno, un giorno soltanto, non ho posto domande ma dato risposte (e pure corrette!).M'han chiesto consigli sulle esperienze, m'han esposto i loro dubbi e le loro insicurezze.E benchè fossi l'insegnante, tra i due estremi della cattedra l'unica veramente terrorizzata ero io, non loro. Loro,infatti, eran sereni come mai ho visto i miei colleghi.Il tutto solo perchè dall'altro lato della cattedra non c'era un professore pronto a giudicare (non mi riferisco al mio professore, ovviamente), ma una loro pari.S'è scherzato, lì dove possibile per stemperare il clima.S'è dialogato, lì dove necessario per trovare una connessione tra quello che so e quello che loro stessi cercavano.E li ho guardati, uno ad uno; gli occhi pieni di speranza, di terrore per il futuro, di venerazione per l'insegnante, di preoccupazioni private impossibili da tener lontane anche durante la lezione.Li ho guardati, uno ad uno, ed è stato bello.Sapere di poterli aiutare, sapere di poter loro spiegare i concetti più difficili con i termini più semplici...sapere di poter fare quello che nessuno mai ha fatto con me in tutti questi anni in dipartimento è stato meraviglioso.

Non pubblico più post con la stessa frequenza di un tempo, lo so, ma se non lo faccio è prevalentemente per questo motivo.Debbo destreggiarmi tra la famiglia e lo studio per poter continuare a provare, nei giorni a seguire, l'emozione di stamane.Non sarò certamente un insegnante fatta e finita nè tanto meno una vera e propria assistente del professore (giacchè oggi è stato solo un caso fortuito), ma è stato bello.Talmente tanto che potrei ponderare l'idea di insegnare.Ma prima, purtroppo, serve la laurea.

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