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Dall' homo sapiens all'uomo account

Creato il 28 settembre 2013 da Coloreto @LoretoCo

Dall' homo sapiens all'uomo account

Immagine tratta da google.it


“L’uomo è diventato così tanto Sapiens, dimenticando di essere uomo” Cit. Avete presente quelle problematiche che circolano vivacemente all’interno dei principali contesti sociali ma di cui nessuno si cura in maniera specifica? Quelle unanimemente riconosciute alle quali siamo talmente tanto assuefatti che non vogliamo o non riusciamo a porre rimedio? Quelle che ogni tanto i più volenterosi si fermano ad analizzare per poi dopo qualche minuto prendere coscienza che mettere fine a tanto scempio potrebbe essere condannato dal resto della comunità, che sembra vivere in perfetta armonia con il problema in questione? Valutando in maniera neanche tanto approfondita lo stato di salute del nostro mondo sembra che questo sia caratterizzato da piaghe di questa fattispecie. Un passo indietro. L’ Homo sapiens, ( animale sociale ), ricordato per le sue straordinarie doti comunicative, pioniere di primitive ma straordinarie invenzioni, era dotato di grandi capacità di coordinamento ed organizzazione. E’ proprio nell’età paleolitica che si trovano i segni dell’inequivocabile importanza del vivere in società ( dal latino societas, derivante dal sostantivo socius - amico, alleato ).L’evoluzione della specie umana ha contribuito in maniera significativa alla trasformazione delle strutture sociali, da primitive e piccole comunità si è arrivati alle grandi strutture politiche ed economiche. La società intesa come comunità organizzata è l’espressione massima dell’organizzazione umana, caratterizzata da una fitta rete di azioni reciproche tra individui. Quasi tutte le azioni quotidiane di ogni uomo sviluppano interazioni con i proprio simili.Finita questa lunga premessa scatta il grande interrogativo collegato alle problematiche di cui sopra: che fine ha fatto l’uomo? Che posto ha preso nell’ammaliante vortice chiamato progresso tecnologico? In che maniera si sta trasformando la nostra società? Considerando che i temi da trattare sarebbero numerosi per dare risposte esaustive a queste domande, tenterò di essere più specifico per analizzare solo una piccola parte di un problema di più grossa portata: che forma stanno assumendo le comunità con l’avvento dei social network? Numerosi studiosi di ogni branca del sapere umano hanno risposto a questi quesiti, si continua a ricercare in merito, se ne parla in ogni contesto: scuola, famiglia, università e lavoro, ma stranamente sembra che il problema finisca sempre sotto il tappeto, come la polvere quando suona alla porta un ospite inaspettato. Più che uomo ormai ognuno di noi è identificabile con un account e probabilmente non sei parte integrante della comunità se non ne possiedi uno. E’ inquietante prendere coscienza del fatto che i social network hanno creato due tipi di isolamento. Il primo affligge chi per scelta o per impossibilità di accedere alle risorse di internet si trova fuori dalla comunità virtuale. Il secondo, più paradossale, affligge chi fa parte della comunità dei social network. Provate un attimo a collegarvi al social che utilizzate di più. Fermatevi ad osservare la cifra riportata alla voce “ Amici “. Adesso provate un attimo a ragione con quanti di questi avete interazioni personali fuori dalla comunità virtuale. Strano pensare che la maggior parte di queste persone vivono nella vostra stessa città, frequentano il vostro stesso corso di studi, lavorano nello stesso ufficio, nei casi più problematici è un vostro lontano parente. Vi è mai capitato di avere una persona tra gli amici in un social, incontrarla in fila dal panettiere e non avere nessun tipo di contatto umano con essa? Queste piccole esperienze riportate nei dati statistici e riscontrabili anche nell’esperienza ordinaria di ognuno di noi, sono il segnale che qualcosa sta cambiando all’interno della nostra società. L’uomo è portato a sviluppare la sua identità celandosi dietro il monitor di un notebook, si sente più al sicuro nella sua postazione p.c. che in una piazza circondato da simili, con i quali non è più abituato ad interagire. Il numero di ore che le persone passano davanti ai social network è cresciuto in maniera esponenziale, riducendo drasticamente quelle caratterizzate dal confronto diretto. Ogni minuto passato in navigazione sui social è un occasione persa per confrontarsi con un amico, collega, parente o semplicemente con uno sconosciuto. Alcuni studi hanno dimostrato che nei casi più estremi la dipendenza da social network può avere anche ripercussioni sul nostro stato di salute. Sembra che la perdita di contatti umani oltre ad aumentare lo stato di isolamento può avere effetti biologici sul nostro organismo. Alcuni utenti hanno testimoniato che la mancanza momentanea di collegamento internet e la consequenziale assenza per un periodo prolungato dalla comunità virtuale porta a sentirsi esclusi, incapaci di controllare quello che succedere nelle tue immediate vicinanze e non, una spiacevolissima sensazione di vuoto può pervadere la persona in questione che nei casi meno drammatici è costretta a ricorrere ad un internet point o recarsi in qualsiasi punto della città dotato di free-wifi. Che fine ha fatto l’agorà? La piazza come cuore pulsante della cultura, punto di partenza delle più brillanti idee e luogo di confronto e di crescita? Vale veramente la pena ritagliarsi un così piccolo pezzo di web? Non sarebbe meglio vivere il mondo senza filtri multimediali? Non sarebbe il caso di tornare ad essere facce e non avatar, uomini e non account, amici e non followers, nomi e non nickname? Stiamo sprecando un consistente quantitativo di tempo a nasconderci in un modo fittizio, in un momento storico in cui è necessaria una riappropriazione degli spazi umani. Saremo in grado di reagire prima che sia troppo tardi?  Corrado Loreto

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