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Dalla lettera del profeta Franco ai newyorchesi…

Creato il 14 settembre 2011 da Frankezze

Dalla lettera del profeta Franco ai newyorchesi...

Leggere un articolo di Frank (!) Bruni del New York Times e avere l’impressione del déjà-vu. Grazie a Frankezze.

The Agony and the Bunga Bunga (Frank Bruni, New York Times, 12 settembre 2011)
So how does he (Berlusconi, ndr) last? I asked many smart, concerned Italians that question, and was told that Italians have been too slow to take a hard enough look at his shenanigans, and allowed him to entrench himself [...] In a country with such treasure and beauty, maybe hardship is dulled and the situation hasn’t become quite bad enough.

I asked Mario Calabresi, a celebrated Italian journalist, why young Italians, whose unemployment rate is estimated to be about 27 percent, weren’t protesting on the scale of the “indignados”, or indignant, who crowd public squares in Spain. He said it was partly because their parents remain affluent enough to supply them with money for clothes, clubs and beach vacations, at least for now.  ”You’re indignado, but not so indignado that you’d rather go to the square than to the restaurant”, he said as we sipped espresso on a cobbled piazza in Turin.

Il New York Times: “Italia in agonia da Bunga Bunga” (Il Fatto Quotidiano, 14 settembre 2011)
Ma oggi – spiega Bruni – dopo quasi venti anni di promesse non mantenute e al cospetto di “una economia stagnante, di una spirale del debito pubblico inarrestabile”, della distruzione di ogni pur residuale forma di meritocrazia, gli italiani sembrano averne abbastanza. E allora perché (Berlusconi, ndr) resiste a Palazzo Chigi? O forse – suggerisce Bruni un po’ maliziosamente – “in un Paese immerso nei tesori d’arte e nella bellezza, le sofferenze si avvertono di meno e la situazione non è ancora intollerabile”.

E perché “con una disoccupazione giovanile al 27%” – si chiede Frank Bruni – “non scendono in piazza con la stessa rabbia degli indignados spagnoli i giovani italiani?” “Perché almeno per ora i genitori hanno denaro a sufficienza per garantire ai figli disoccupati vestiti, svaghi e vacanze”, ha spiegato Mario Calabresi al giornalista del New York Times. Insomma “i giovani italiani sono indignados, ma non abbastanza da preferire la piazza al ristorante”.

Perché è difficile indignarsi quando è pronto in tavola (Fernet Franco, Frankezze, 15 giugno 2011)
Certo, i criteri di selezione della classe digerente (non è un refuso, bellezza) sono quelli che sono. Gli sprechi, la sopraffazione, l’approssimazione, la cialtroneria. Il traffico, i tassinari, i parcheggiatori. Interi pezzi di Paese dove l’unica cosa organizzata è il crimine organizzato. Altri pezzi di Paese che hanno parvenze più rispettose dei parametri di Maastricht, ma dove la sera in strada non c’è nessuno: sono tutti chiusi in casa a pianificare l’omicidio del vicino.

Ma quest’Italia nostra qualcosa di buono ce l’ha: [...] una importante cultura del prosciutto crudo, una capacità di proteggere le mozzarelle dai veleni della cattiva politica (come questa bufala dallo sguardo malandrino che mi promette felicità dal banco frigo). Infine, quella sana attitudine a comporre i contrasti seppellendoli sotto sperlonghe di idrocarburi e pummarola; e affogandoli dentro litrate di vinaccio.

E il naufragar m’è dolce, in questo mandolino.

L’Italia va a puttane: e noi pure. Ma non a stomaco vuoto (Fernet Franco, Frankezze, 13 settembre 2011)
La cosa bella del declino è che avviene lentamente, che intanto puoi ordinare da bere. “Rome wasn’t built in a day” e allo stesso modo l’impero Romano non è caduto in poco tempo: secoli, ci vollero. [...] Stasera vado a cena col mio amico Mario Pocanzi. Viviamo entrambi nella capitale di un Paese che sta facendo cacare sempre di più, anno dopo anno [...] Ma il mio amico Pocanzi Mario ne ha viste di cose splendere e poi crollare. Ed è rimasto indifferente a tutte. In un “embè?” si potrebbe riassumere la sua vita e quella delle decine di generazioni di Pocanzi Settimio, Artemio, Amilcare… [...] Il mio amico Mario Pocanzi è sordo ai richiami della Bce: la priorità è masticare, stasera.


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