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Del perdono e di Randy Pausch

Da Dalailaps @dalailaps
Del perdono e di Randy Pausch
In un gruppo di amici di vecchia data, arriva il giorno in cui una donna e un uomo si trovano a discutere amaramente, a far soffrire chi li circonda e a fare pace dopo qualche giorno. Tutto torna alla normalità.
La donna coltiva dei fiori rari nel suo giardino, delle rose rosse molto preziose: le costano tempo, fatica e ogni tanto qualche domanda su quanto ne valga veramente la pena.
Passa un anno esatto da quando li pianta a quando essi sbocciano. Nel frattempo, quando qualcuno passa a trovarla ella non manca far vedere i progressi di quei germogli preziosi, e i suoi amici non mancano di apprezzare i suoi sforzi.
Un giorno, però, capita che lo stesso amico con cui aveva litigato, calpesti parte di quelle piante che la donna tanto ama, probabilmente per distrazione.
La donna piange, lui si scusa e lei gli spiega che, come per quelle sue rose, anche al suo perdono ci vorranno cure minuziose per risistemarsi. Dovranno ripiantare insieme i semi della fiducia. Alla sua ferita, dovuta alla delusione, ci vorrà del tempo per rimarginarsi. Lei dovrà riuscire a passare oltre a quella vicenda per lasciarsi andare di nuovo, perché quell’amicizia sbocci di nuovo come quei suoi fiori.
Questa piccola storia è quella che ho inventato, qualche giorno fa, durante una discussione con una persona che mi aveva ferita, per farle capire al meglio il mio punto di vista e il mio modo di essere.
Quando il passato ti lascia troppe cicatrici, finisci col difenderti inconsciamente con uno scudo immaginario. Nel mio caso, questo scudo è composto per metà dal lungo tempo per recuperare la fiducia, e per l’altra metà da qualche tentativo del mio subconscio di mettere alla prova quelli che mi stanno accanto.
È la vita che mi ci ha portata, non posso farci niente: si chiama autoconservazione, credo.
È diventata la mia natura. Un po’ come in quella storia dello scorpione che punge il ranocchio in mezzo al fiume, dopo avergli promesso di portarlo in salvo sulla all’altra riva. Con la differenza che se io attacco lo faccio un po’ per proteggermi.
Quando qualcuno mi delude o mi ferisce, tendo a mettere parecchio tempo per perdonare. Purtroppo non riesco mai a dimenticare del tutto.
E invece vorrei riuscirci, vorrei riuscire a scordare tutti quei problemi passati e vivere un po’ alla Hakuna Matata.
Sono cresciuta secondo insegnamenti cattolici, ma ammetto di non esser sempre stata una brava cristiana. Fin da piccola son stata un persona piuttosto rancorosa, e solo negli ultimi anni ho cercato di vivere torti e perdoni con un atteggiamento più sereno.
Ho capito quanto il rancore sia oggettivamente una stupidaggine, una gran perdita di tempo e quanto sia meglio usare la propria energia per cose molto più importanti.
Una delle variabili, come diceva il grande Randy Pausch, è la questione di come chiedere perdono:
Quando sbagli chiedi scusa! Una buona scusa è formata da tre parti: "Mi dispiace"; "Era colpa mia", "Cosa posso fare per rimediare"? La maggior parte della gente salta la terza parte; è da questo che puoi capire chi è sincero.
Qui sorge un altro problema, perché il perdono è rigorosamente collegato al concetto di giudizio: allora, se solo a Dio è concesso quel buon senso, mi sa che il discorso è molto, molto più complicato.

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