È nata a Matelica (MC) ed è studentessa della Facoltà di Scienze Politiche “R. Ruffilli” di Forlì, in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Parla inglese e francese e sta studiando il giapponese. Il suo maggiore interesse, oltre alla scrittura, sono la musica (soprattutto J-Rock e Visual Kei) e le culture asiatiche. È anche collaboratrice del magazine online musicjapanplus.jp e saltuariamente del portale italiano tokyonoise.net.
Sito: http://www.ladycaos.eu/
Blog: http://dilettafabiani.wordpress.com/
Titolo: D.flies
Autore: Diletta Fabiani
Edito da: Ilmiolibro
Prezzo: 11,00 €
Genere: Romanzo, Narrativa, Musica
Pagine: 178 p.
Voto:
Trama: Le cose non sono più state le stesse da quando June è morto. Il gruppo si è sciolto ed Airon si è ritirato nella sua casa in riva al mare, a condurre una vita fatta di giornate vuote e notti ripetitive. Finché una sera non incontra in un locale Ken Taira, un giovane cantante che gira il mondo con la sua chitarra. Chi è? Perché assomiglia così tanto a June? E che cambiamenti può portare questo incontro nella vita di Airon?
Recensione
di Topolinamarta
A dire la verità, come ho potuto verificare visitando la pagina dedicata a d.flies sul blog di Diletta Fabiani, i riferimenti c’erano eccome, ma erano evidentemente così bene amalgamati col resto della storia che la lettura è scivolata via come se niente fosse.
Nonostante, dunque, ci troviamo con un racconto che parla di giovani bande di rockettari – che si dà il caso viaggino in una corsia parallela alla mia – posso garantirvi che rimane una delle storia più interessanti e coinvolgenti che abbia mai letto.
Quel che mi ha colpito maggiormente in d.flies è stata di sicuro l’abilità dell’autrice di permeare le sue pagine di emozioni: la passione per la musica, il dolore causato dalla perdita e l’impotenza di fronte alla morte, la tenacia a voler andare avanti anche quando sembra che tutto stia crollando, la forza dell’amicizia che è in grado di superare qualsiasi ostacolo… tutte queste emozioni sono talmente evidenti da essere quasi palpabili. Questo, naturalmente, non sarebbe stato possibile senza una caratterizzazione dei personaggi progettata a puntino, cosa che a Diletta Fabiani sembra essere riuscita quasi alla perfezione: tutti mi sembravano talmente ben congegnati da apparire reali.
Non essere catturati dal fascino di Airon, poi, penso sia impossibile: il fatto che sia lui a narrare la storia in prima persona mi ha permesso di conoscerlo bene, ma al contempo mi ha dato l’impressione che ci fosse in lui una fetta nascosta di cui si sa poco o nulla e che gli conferisce un’aura di misterioso carisma. Il risultato di questo, dunque, è un personaggio irresistibile, per il quale è difficile non provare un’immediata empatia.
Per gli altri ragazzi vale la stessa cosa: tutti diversi, tutti con un modo differente di fare, di parlare e di rapportarsi con gli altri, nonché tutti con una personalità notevole.
Insomma, trovo che questa sia in tutto il libro la parte più densa di emozioni, nonché di pensieri e di messaggi profondi che – una volta tanto posso affermarlo con convinzione – nell’intreccio in cui sono stati inseriti mi hanno tenuta incollata alle pagine.
Parlando, appunto, dell’intreccio, l’idea di sfruttare una storia di giovani musicisti spaziando sul giallo e sul paranormale (la faccenda della “reincarnazione” di June, in fin dei conti, tiene col fiato sospeso per parecchi capitoli), ma soprattutto concedendo un notevole spazio alle emozioni, aveva un ottimo potenziale… che Diletta Fabiani ha saputo sfruttare appieno.
La narrazione in prima persona è serrata e coinvolgente e i frequenti flashback non solo non rendono intricata la lettura, come purtroppo accade di solito, ma, come ho già detto, danno l’impressione che June continui a vivere attraverso i ricordi di Airon.
Anche riguardo allo stile le cose vanno assai bene: la scelta lessicale non è particolarmente varia, ma meglio poche parole scelte con cura e che si susseguono con ritmo incalzante piuttosto che frasi contorte e appesantite con inutili gingilli. L’unica cosa che infastidisce un poco la vista sono solo quegli inguardabili << e >> al posto delle vere virgolette caporali, ma questo e un paio di refusi perdonabili sono i soli difetti di stile che ho riscontrato.
Questo, però, non fa che rafforzare quanto sto per dirvi: sapete a malapena cosa sia il rock giapponese? Non ci capite niente quanto la sottoscritta? Nessun problema: leggetelo lo stesso. Scoprirete che anche una storia che parla di un argomento di cui forse si interessano in pochi può rivelarsi lo stesso incredibilmente piacevole e soprattutto ricca di pensieri e di emozioni palpabili.
Quindi doppi complimenti all’autrice, che è riuscita a creare un racconto affascinante sotto tutti gli aspetti, adatto sia a chi si ciba solo di rock che a coloro che, invece, per i più svariati motivi non ne sono appassionati.
Ah, dimenticavo: non pensate che d.flies, il titolo del libro nonché il nome del gruppo formato da Airon e gli altri, sia un nome scelto a caso e senza un particolare significato!