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Di tè bianco “selvatico” e fragole a misura di bacio

Da Lasere


L’altra volta le fragole già c’erano, ma spettatrici asciutte. Stavolta invece no, si sono tuffate in tazza in attesa del tè, per poi restarsene lì a galleggiare, tiepidine, a dare e prendere, a intenerirsi.

yesheng_fragole

L’istigatore di tale birbanteria è un tè bianco, che è anche il primo tè della raccolta 2011 che mi concedo, in assoluto: un Ye Sheng arrivatomi fresco fresco (in forma di assaggino, uguale a quello che troverete nel pacchetto del RegalaTè) dall’ormai solito e benemerito Canton Tea.

E’ un tè dalla storia un po’ particolare, che vi riporto in traduzione direttamente dal sito: «La piantagione da cui proviene apparteneva una volta al governo cinese, ma venne abbandonata, e per molti anni le piante ripresero una crescita selvatica. Avvenne poi che un nostro produttore riconobbe il potenziale della piantagione: piante lasciate allo stato naturale (e dunque al riparo da pesticidi e diserbanti) per decine d’anni, eccellente territorio dal terreno giallognolo e roccioso, perfetto per conferire al tè una deliziosa nota minerale…» Fu così che il lungimirante produttore rilevò la piantagione, allo scopo di rimetterla in moto. 

Le foglie di cui vi parlo in questo post fanno parte del primo, piccolo raccolto portato a termine in questa primavera, dopo il recupero della piantagione; Ye Sheng 野生 significa appunto “selvatico”, non domesticato. Suggestivo biglietto da visita, no? :-)

yesheng_asciutto

(clicca per ingrandire)

Da asciutte sono ricche di germogli e peluria svolazzante, che dona all’insieme un aspetto morbido e vaporoso. L’aroma è pieno, leggermente muschiato e sottilmente dolce; può ricordare un Bai Mu Dan, ma qui le note fruttate – che a me hanno suggerito banana, pera e toni di limone – mi sono parse prevalere senza incertezza su quelle vegetali.

In tazza l’ho trovato leggiadro, morbido e seducente fin dal primo sorso. Il liquore traduce in bocca la prima impressione visiva: meravigliosamente soffice, tutto curve, evoca la frutta immaginata poco prima e si dispiega sulla lingua, persuasivo, con spontaneità di fragola appena colta.

Ed è proprio a questo punto che le fragole, sentendosi chiamate in causa, hanno compiuto l’audace gesto, il succulento arrembaggio: tutte in tazza, in attesa del bis!
Il risultato è un mangia-e-bevi dei più elementari, golosi e sensuali: il tè arrossisce appena, pudico, facendosi largo tra il solletico dei semini; le fragole si fanno tiepide e cedevoli, che poi a morderle pare di averle appena spiccate dopo un rapida pioggerella estiva, che bagna senza spegnere il calore del sole.

E dunque, ricapitolando: prendete delle fragole ben mature e profumate, tagliatele a misura di bacio e ponetele sul fondo della tazza; preparate il tè – bianco, verde, giallo, purché abbia in sé note anche lievi di frutta o miele anziché troppo vegetali o tostate – mantenendovi cauti con la temperatura (questo mio bianco l’ho infuso in gaiwan a 65° per 3 minuti, un cucchiaino colmo per 150 ml circa d’acqua), e versatelo sulle fragole; lasciatele a bagno quel tanto che serve affinché liquido e polpa si scambino i profumi (non troppo, altrimenti le fragole rilasceranno un po’ di acidità). Infine bevete, mordicchiate, assaporate; col trasporto che merita :-)

chagall_compleanno

Marc Chagall, Il compleanno

«(…) E se ci mordiamo il dolore é dolce, se soffochiamo in un breve e terribile assorbire simultaneo del respiro, questa istantanea morte è bella. E c’è una sola saliva ed un solo sapore di frutta matura…»

(Julio Cortázar, Rayuela, in Il gioco del mondo)


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